Sono solito snocciolare le mie opinioni facendo i dovuti preamboli, e questa volta non sarà diverso; cercherò comunque di essere breve. Il mio primo approccio con i videogiochi è stato in compagnia di mio padre con DuckTales: The Quest for Gold su MS-DOS, nei primi anni novanta. Come giocatore navigato, però, ho affinato i miei riflessi con Boulder Dash su Commodore 64, prima di avere una console vera e propria con i primi Crash Bandicoot su PlayStation.
Cos’ha a che vedere tutto questo con Crash Team Racing Nitro-Fueled, però? Se hai seguito la prima parte di Retromarcia, direi più o meno… tutto, in realtà. Non mi feci regalare un Game Boy Advance con Mario Kart: Super Circuit per caso; semmai, in quello spot di ormai diciotto anni fa i miei occhi di preadolescente videro una gara di Crash Team Racing in versione portatile. Per questo, ironicamente, oggi milito tra i nintendari.
Non per questo però ho dimenticato le mie origini: come videogiocatore su console, il mio battesimo fu con Crash Bandicoot 3: Warped, sebbene fosse il passaggio tra Crash Team Racing e Mario Kart: Super Circuit a condurmi ai tasti A e B. Oggi, usando il primo per lanciare armi e il secondo per accelerare, dedico a Crash Team Racing Nitro-Fueled ogni ritaglio di tempo possibile. Ma perché?
Ritorno al futuro
Dopo aver rilasciato Crash Bandicoot N-Sane Trilogy e l’eccellente Spyro Reignited Trilogy, Activision si è abbondantemente fatta perdonare per aver tenuto le due rispettive serie nella naftalina tanto a lungo. Incaricare team di sviluppo esperti per entrambe le serie è stata una scelta obbligata: Vicarious Visions ha già lavorato con Crash Bandicoot negli anni duemila, mentre Toys for Bob ha già operato con Spyro sviluppando i vari Skylanders. E per Crash Team Racing Nitro-Fueled?
Ad occuparsi di questo titolo è stata Beenox, che in passato ci ha regalato degli ottimi giochi su licenza dedicati a Spider-Man. Perché ingaggiare loro? Verrebbe quasi da pensare che Activision si sia basata sulla duplice relazione con Crash e l’Uomo Ragno che accomuna Vicarious Visions e Beenox per affidarsi a quest’ultima per sviluppare Crash Team Racing Nitro-Fueled!
Nonostante la mancanza di esperienza con il bandicoot, i ragazzi canadesi di Beenox si sono più che mai dimostrati abili, denotando cura e amore verso il prodotto originale partendo dal primo trailer del gioco. Replicare il “feel” di un gioco che riuscì – e talvolta riesce ancora – a battere Mario Kart sul suo stesso terreno, specie in fatto di velocità e caos, doveva essere una sfida persa in partenza. Come se l’è cavata Crash Team Racing Nitro-Fueled, dunque?
Stando alla statuetta dei Game Awards vinta dal gioco in qualità di miglior titolo sportivo del 2019, potremmo dire con facilità che la diffidenza si sia dimostrata veramente malriposta. I contenuti nel gioco non mancavano, data l’inclusione del cast di Crash Team Racing nel roster di base e delle piste di Crash Nitro Kart, oltre a quelle del gioco originale. Per quanto riguarda i piloti provenienti dal titolo di corse appena citato, però, è qui che le cose si fanno davvero interessanti, ma non senza prima mettersi male.
Money, it’s a gas
Già al rilascio del gioco, la presenza di un negozio in-game “in stile Fortnite” ha fatto alzare più di un sopracciglio. Lo sblocco dei piloti di Crash Nitro Kart, a cui alludevamo un attimo fa, si basava proprio sullo store in questione, chiamato Pit Stop. Ogni mese, dallo scorso luglio, stanno venendo aggiunti nuovi contenuti al negozio; gli unici elementi che vengono dati al giocatore di default sono le piste inedite di Crash Team Racing Nitro-Fueled.
La valuta in-game per il Pit Stop, cioè le Monete Wumpa, si può guadagnare gareggiando, ma a meno che non si dedichi almeno un’ora di gioco online al titolo ogni giorno (abbiamo scritto una guida per questo motivo) le monete ci verranno date con il contagocce. Sembrava quasi che il Pit Stop fosse terreno fertile per le microtransazioni… e così è stato. La controversia che ne è risultata ha messo rapidamente sotto i riflettori l’intento di Activision di posticipare le microtransazioni per evitare i dovuti avvertimenti sulla copertina del gioco.
Sono seguite due settimane di relativo inferno per gli addetti alle pubbliche relazioni. Reiterare quanto “opzionali” fossero le microtransazioni di Crash Team Racing Nitro-Fueled era all’ordine del giorno, ma questo non ha impedito un tentativo (notato subito e messo alla gogna altrettanto presto) di alzare a 9900 Monete Wumpa – l’equivalente di 10 euro, in pratica – il costo del set Scienza Stramba. Lo youtuber britannico Caddicarus, a cui Crash è particolarmente caro, si è espresso in merito con uno dei suoi video più caustici di sempre. Fortunatamente, però, il lato controverso finisce qui.
… e la fenice risorse
Dopo il ritorno della normalità dei prezzi, infatti, una cosa è diventata gradualmente sempre più chiara: il gioco stava cambiando nel suo scopo. Non si è più trattato di un semplice remake mirato a diventare la versione definitiva del gioco originale, ma una vera e propria celebrazione degli oltre vent’anni di vita di Crash Bandicoot come franchise. Ed è qui che, farneticando come sempre, volevo arrivare.
Il primo Gran Premio, oltre ad inserire Tawna dal primissimo Crash Bandicoot e le ombrelline del Crash Team Racing originale, ha anche aggiunto ai circuiti la prima pista inedita del gioco: Tour Del Crepuscolo, ispirata apertamente ai livelli egiziani e a quelli arabi di Crash Bandicoot 3: Warped. Se ricordi qual è stato il mio primo gioco su PlayStation, puoi intuire anche tu come posso aver reagito a questo nuovo circuito.
Nonostante l’introduzione delle microtransazioni e alcuni contenuti abbastanza “inutili” (Parco Preistorico non è tra le mie piste preferite, né amo particolarmente i piloti inediti Baby Crash e Baby Coco), il secondo Gran Premio ha reintrodotto uno dei personaggi più dimenticati della storia di Crash Bandicoot: il cucciolo di tirannosauro (e parodia vivente di Yoshi) Baby T, di nuovo da Crash Bandicoot 3: Warped. Più o meno a questo punto, la cosa stava diventando evidente.
Crash Team Racing Nitro-Fueled, per quanto esigente nei confronti del nostro tempo libero (pena il pagamento con moneta sonante, nonostante il gioco non sia un free-to-play come Fortnite), ci sta ripagando con tanto amore ed altrettanta riconoscenza, se siamo fan di Crash di lunga data. Tralasciando la presenza di Spyro nel Gran Premio successivo (è stato un crossover fenomenale), il fanservice non ha fatto altro che aumentare.
Il quarto Gran Premio, quello dello scorso ottobre, con la scusa di Halloween ha riproposto Nina Cortex (Crash Twinsanity), il dottor Nitrus Brio (Crash Bandicoot) e Komodo Moe (Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back). Quello successivo ha invece riportato tra i circuiti di Crash Team Racing Nitro-Fueled Koala Kong da Crash Bandicoot, Pasadena O’ Possum e Ebenezer Von Clutch da Crash Tag Team Racing, mentre quello natalizio ha riesumato Rilla Roo da Crash Bash, Hasty da un concetto scartato e Yaya Panda dal misconosciuto Crash Nitro Kart 2 per cellulari.
Non dovrebbe sorprenderti, dunque, se sono rimasto estasiato da Megamix; non ho nemmeno dovuto fare delle ricerche per poterne parlare. Lo stesso fenomeno si è ripetuto questo mese con l’ultimo Gran Premio, dove a venire reintrodotto è stato l’Imperatore Velo XVII, da Crash Nitro Kart. Se il datamine di BetaM è attendibile, potremo aspettarci altro fanservice anche il prossimo mese.
Un po’ mi spiace dover considerare i miei impegni giornalieri con Crash Team Racing Nitro-Fueled come se fossero un dovere, ma siamo onesti: la mia dedizione al gioco in realtà è un piacere, perché nonostante questo titolo esiga da noi molto tempo libero, mi sento ripagato degli anni in cui Crash Bandicoot è stato lontano dai riflettori. E, ammettiamolo, di tempo ne è passato anche fin troppo.