ELEA: Paradigm Shift è un gioco d’avventura indie in prima persona a tema fantascientifico, sviluppato da Kyodai e rilasciato su Nintendo Switch l’8 febbraio 2020.
Trama: enigmatica ma inconsistente
La trama di ELEA è forse l’aspetto più misterioso ed enigmatico del titolo, il cui difetto è quello di non essere stato sviluppato del tutto. La protagonista Elea, affronta il suo passato tramite una macchina che la aiuta a viaggiare nei suoi ricordi più cupi. Si risveglia nella base spaziale di Pilgrimage II costruita per colonizzare il pianeta Solace. Il pianeta è l’unica possibilità di ricominciare una vita per l’uomo, compromessa da una patologia infantile.
Qualcosa nel simulatore comincia a non funzionare, forse un’oscura minaccia, entità proveniente dallo spazio che si insinua per controllare la base. In qualche modo tutto è collegato ai ricordi della donna, e del marito scomparso durante la missione pionieristica Pellegrinaggio I, risalente a 15 anni prima.
Ricordi e misteri si intrecciano e si infittiscono ma senza una base davvero solida che tenga poi alta l’attenzione. La sinossi è sviluppata in modo molto confusionario ma non in modo da suscitare curiosità, ma inducendo il giocatore a stancarsi. È poco organica e strutturata, nonostante un concept di fondo interessante.
Gameplay: una demo o un gioco?
La meccanica di gioco di ELEA: Paradigm Shift si sviluppa in prima persona e si basa sulle interazioni con gli oggetti del mondo di gioco. Le interazioni con gli umani sono davvero ridotte all’osso e tutto si riduce a compiere gesti semplici e quasi elementari.
I cali di frame sono davvero molto frequenti e i comandi non sono fluidi neanche un po’. Il gameplay del titolo risulta noioso già dopo 20 minuti di gioco e dà la sensazione che manchi sempre qualcosa. Il giocatore non fa che attendere un momento di azione fino alla fine, che non arriva mai. Sembra quasi che il gioco sia in stato embrionale, non ha struttura e forma ma solo qualche contenuto troppo nebbioso per poter essere apprezzato. Sembra che sia solo una beta o una demo, un assaggio di qualcosa di più grande ma senza che susciti la giusta curiosità.
Gli ambienti della nave spaziale, dove la nostra protagonista si aggira, sono variegati ma poco interessanti e molto piatti, non suscitano molto la curiosità di chi li osserva. L’ interazione con gli oggetti è eccessiva e i comandi per prendere un qualsiasi oggetto sono davvero macchinosi e mal funzionanti.
Grafica: effetti notevoli e di impatto
L’aspetto più interessante e che salva ELEA: Paradigm Shift dal fallimento totale, sono gli effetti grafici. Interessanti e psichedelici, tengono legati allo schermo perché rivelano paradossi spazio-temporali creati in modo notevole. Questi effetti, invogliano a seguire la trama e ad addentrarsi nei ricordi della protagonista. Alcune scene sembrano voler abbozzare timidamente note inquadrature del cinema, ma senza quella profondità prospettica.
Rimangono comunque di notevole impatto per il giocatore che non si aspetta di trovarsi di fronte a “paradossi grafici” di tale portata e ne rimane incuriosito e affascinato.
Sound: godibile ma non eccelso
Il sound accompagna a fatica le immagini anche se riesce comunque ad avere il suo impatto incutendo una sensazione di timore, mistero e paura. Non è facile dare voce a delle immagini così complesse, ma con ELEA: Paradigm Shift è stato fatto un buon lavoro. Il comparto audio in generale non è eccelso ma è comunque abbastanza godibile ed equilibrato.