Spesso e volentieri ci capitano tra le mani sequel che sembrerebbero essere nati come DLC per il gioco originale. Ne abbiamo avuto la prova lampante con Super Mario Galaxy 2: un seguito apertamente dichiarato come un prodotto nato da idee scartate per il primo episodio. Tra gli altri esempi abbiamo Lemmings, Doom, i Mega Man classici, alcuni Pokémon, i primi Tomb Raider se vogliamo.
E poi ci sono i seguiti che prendono ogni cosa che non andasse nel primo gioco e vanno a correggere ciascuno di questi difetti. Lo abbiamo visto con Crash Bandicoot 2, lo abbiamo constatato con Super Mario Bros. 3 e lo abbiamo notato con Tekken 2. Ora è il momento di svolgere il nostro sguardo critico, con estremo piacere, verso La-Mulana 2.
Il gioco è stato finanziato con una raccolta fondi tramite Kickstarter, come avviene nel caso di molti indie oggigiorno. Talvolta viene fuori uno Shovel Knight, in altre occasioni invece ci ritroviamo tra le mani Mighty No. 9. Il primo La-Mulana è nato come titolo shareware (gratuito) per PC, per poi ricevere un remake su Wii come gioco digitale WiiWare. Ora, però, i ragazzi di Nigoro non possono concedersi altri errori di gioventù: il gioco non passa per alcuna “fase gratuita”, quindi bisogna dimostrare il proprio valore da subito.
La legge della maniglia: prima il padre, poi la figlia
La storia (unicamente in inglese, prima che tu lo chieda) inizia con una sequenza animata magistralmente, che ci ricorda la cura tipica dei giochi a 16-bit di Treasure. In questa sequenza veniamo a sapere che rispetto al primo La-Mulana sono passati cinque anni. Nel periodo di tempo trascorso, l’anziano Xelpud ha convertito le rovine di La-Mulana in un’attrazione turistica lucrativa quanto basta da permettersi una reggia e delle concubine. Anche molti dei comprimari del primo gioco si sono fatti una vita; è Lemeza Kosugi, il protagonista del titolo precedente, a mancare all’appello.
Tutto è cambiato quando i mostri sono riemersi nelle rovine senza preavviso. Per amore… più degli affari che del valore archeologico delle rovine, un disperato Xelpud ha spedito una missiva a Lemeza cercando aiuto. Un aiuto che è sì arrivato, ma non per mano del Kosugi che pensava: è il momento della figlia, Lumisa Kosugi, di dimostrarsi un’archeologa intrepida tanto quanto il padre. Portando con sé un tablet e una frusta, Lumisa si avventura nelle rovine di La-Mulana… o no?
I am the Eg-Lana
In realtà, come avrai intuito dalla nostra citazione ai Beatles, siamo di fronte a uno di quei casi in cui il seguito di un titolo mostra le ambientazioni del capitolo che lo precede in modo leggermente diverso (nonché ridotto) rispetto a come ce le ricordavamo. Il villaggio di La-Mulana continua ad essere il campo base del giocatore, ma le rovine del tempio sono pregne di ponteggi e impalcature; per vedere il logo del gioco anche dopo aver avviato la partita, dovremo raggiungere Eg-Lana, il “lato nascosto” di La-Mulana.
Questo aspetto del gameplay ci fa già capire le misure prese per risolvere uno dei difetti del primo gioco: la gestione della difficoltà. Non fraintendermi, questo metroidvania pieno di enigmi continua ad essere un gioco molto impegnativo. Però, rispetto al primo, le fasi iniziali ci permettono di prenderci il nostro tempo per abituarci ai controlli e, in generale, all’intero gioco. Se proprio vuoi che i mostri facciano compagnia ai pipistrelli anche nel tempio di La-Mulana riparato, puoi esaminare una stele maledetta. Insomma, ci sono opzioni per chi le richiede.
A rendere questo gioco infinitamente più godibile del suo predecessore, però, provvede la nuova meccanica dei salti. L’inerzia esagerata dei balzi di Lemeza è solo un lontano ricordo: la figlia Lumisa può saltare in modo molto più maneggevole. L’inerzia continua a giocare un ruolo chiave nei movimenti aerei di La-Mulana 2, ma lo fa in modo decisamente meno invadente.
Persino il Santo Graal che gestisce la possibilità di teletrasportarsi ai punti di salvataggio ci viene fornito subito, senza troppi rompicapi. In altre parole, mentre l’avventura rimane molto complessa, il gioco ha la compiacenza di fornirci tutti gli strumenti necessari a viverla in santa pace. Per ora, però, tralasciamo le migliorie in favore di ciò che invece è rimasto, bene o male, identico al La-Mulana originale.
Partiamo dal genere: come già detto, è un metroidvania, ovvero un platformer a scorrimento laterale incentrato sull’esplorazione di una mappa interconnessa. Per farlo, avremo inizialmente a nostra disposizione gli stessi strumenti di Lemeza nel primo gioco: la frusta e l’inventario, che nel caso di quest’ultimo è gestito con un tablet anziché con un laptop. Per il resto, la necessità di avere uno strumento per ogni cosa tipica di giochi come The Legend of Zelda è presente anche qui.
Per sbloccare alcune abilità, dovremo fare affidamento alle app che otterremo dai vari personaggi non giocanti, dall’iraconda neomamma del villaggio all’anziano Xelpud. Il meccanismo è il medesimo del primo La-Mulana: il tablet ha una memoria interna limitata, il che significa che più avanti nel gioco dovremo sbarazzarci di alcuni programmi installati per fare posto ad altri.
Dovremo equipaggiare strumenti, armi ed altre amenità per esplorare degnamente le insidie che La-Mulana ed Eg-Lana hanno da offrire. L’esplorazione, però, è solo una piccola parte dell’offerta di La-Mulana 2: l’enfasi del gioco è principalmente sugli enigmi, senza la risoluzione dei quali ci verrà preclusa ogni possibilità di progredire. Avrai bisogno di pensare fuori dagli schemi per raggiungere le fasi finali: ad esempio, a inizio gioco dovremo superare una statua gigante, ma a chi verrebbe in mente – semplicemente – di romperla?
Nonostante quanto astrusi siano i vari puzzle che ci propone, La-Mulana 2 ha approfittato della propria lunga gestazione per trovare un compromesso tra una difficoltà accessibile ai più e il sadismo con cui i game designer di Nigoro intendevano “proporci” un titolo arduo come lo sarebbe stato agli albori del gaming. Per chi si approccia a questo gioco sapendo a cosa va incontro, quest’ultimo intende ricambiare il giocatore con tanto, tantissimo divertimento.
La priorità data alla volontà di creare un seguito al primo gioco ci ha dato un prodotto leggermente più povero di opzioni rispetto al capitolo precedente, che era un port. Il “time attack” è sparito dalla schermata del titolo, lasciando il posto a una comunque gradita (sebbene non altrettanto intrigante a livello di gameplay) voce “glossario”. Anche le opzioni di personalizzazione sono calate di numero rispetto al primo La-Mulana, accantonando in particolar modo la scelta dei bordi dello schermo e la variante “pixel perfect” della finestra di gioco.
La pratica rende perfetti!
Possiamo tirare le somme con notevole soddisfazione partendo dalla grafica. Qualunque critica che – cercando il pelo nell’uovo – avremmo potuto rivolgere al primo capitolo va miseramente a morire con La-Mulana 2, dove la cura per i dettagli è descrivibile unicamente come maniacale. Da un filmato d’apertura spettacolarmente congegnato a deliziosi tocchi di classe come la duplice inquadratura di tende e negozi, il materiale da applausi non manca. Ci avvicineremmo di più alla perfezione, però, se talvolta la linea di confine tra elementi interagibili e sfondo non fosse tanto labile.
La musica, dal canto suo (gioco di parole non voluto), è encomiabile almeno quanto quella del primo La-Mulana, se non addirittura di più. Abbiamo a che fare con un titolo curatissimo anche dal punto di vista puramente sonoro, che prima ci fa uno sgambetto usando la stessa melodia in ogni sezione delle rovine di La-Mulana per poi esplodere in una varietà che rasenta il maestoso non appena riusciamo a raggiungere Eg-Lana. Bacio accademico.
Con una gestione meno ostile del livello di difficoltà (che rimane comunque molto alto), la longevità ne ha beneficiato in modo esponenziale. Le fasi iniziali sono gestite in modo eccellente (per quanto inizialmente cervellotiche), riuscendo a tenerci per mano quel poco che basta da abituarci a dei controlli forse meno accessibili del Mario di turno. Una volta presa coscienza del gameplay, il ritmo dell’avventura e il level design lo completano calzandogli a pennello.
Parlando un’ultima volta del gameplay, i ragazzi di Nigoro hanno creato un diamante volutamente grezzo; mentre il primo La-Mulana era qualcosa di troppo legnoso per essere digeribile dai giocatori odierni, questo sequel è stato “levigato” quanto basta da venire apprezzato da un pubblico più ampio. Parliamo di una difficoltà meno Dark Souls e più Mega Man, per intenderci. Se non sei sicuro di spenderci quei 25 euro che chiede, puoi attendere uno sconto, ma non serve che sia generoso quanto quello che consiglieremmo per il titolo precedente (che ne costa dieci in meno!).