Enter the Gungeon è stata una vera sorpresa per tutti gli appassionati di roguelite. Il gioco, infatti, vanta una formula vincente e una realizzazione davvero ottima. Per questo motivo, l’idea di un sequel, chiamato Exit the Gungeon ha subito attirato l’attenzione degli appassionati del genere, soprattutto per l’evidente differenza con la struttura del primo capitolo della serie. Il titolo è adesso un platform bullet hell dove abbiamo il compito, come dice il titolo, di uscire dal Gungeon. Vale la pena tornare ad imbracciare le armi?
Exit the Gungeon
La trama può essere riassunta nel titolo: dobbiamo uscire dal Gungeon. Il gioco si svolge poco dopo le vicende del primo e vede i nostri gungeonisti essere costretti a uscire in fretta e furia dal dungeon che sta ormai cadendo a pezzi.
Dopo aver utilizzato la pistola che uccide il passato, lo spazio-tempo si sta lentamente sgretolando e, di conseguenza, anche il Gungeon stesso è ormai instabile. Dato che resta poco tempo, i nostri eroi non possono ripercorrere la strada a ritroso e l’unica soluzione è quella di utilizzare una serie di ascensori artigianali che possano portare velocemente da un piano all’altro.
In pratica, la trama è solo questa e, come da tradizione, resta solo un mero pretesto per farci impugnare le armi. Ciò che spicca in Enter the Gungeon è l’atmosfera assurda e goliardica, che delinea un gioco con stile da vendere: armi assurde, easter egg, dialoghi sopra le righe e nemici ancora più assurdi delle armi. Esattamente come nel primo capitolo.
Anche i pochi dialoghi che ci sono ben scritti, con battute, citazioni o situazioni assurde. Tutto questo, chiaramente, contribuisce a creare l’atmosfera sopra le righe del titolo.
Dal twin-stick shooter al platform
Il gameplay di Exit the Gungeon è ciò che lo distacca in modo evidente da Enter the Gungeon. Mentre quest’ultimo era un twin-stick shooter, adesso siamo di fronte a un platform vero e proprio con una classica visuale 2D. Oltre al cambio di gameplay, però, ci sono anche altre novità in questo nuovo capitolo della serie.
Partiamo dalle basi: per uscire dal gungeon ci serviremo di una serie di ascensori in grado di portarci velocemente tra i diversi piani. Essendo un roguelike, tutto questo viene generato casualmente a ogni partita e sia le stanze che gli ascensori saranno leggermente diversi, per dimensioni e disposizione di piattaforme, ostacoli e nemici. Inoltre, scegliere un personaggio al posto di un altro modifica a sua volta la generazione degli ambienti.
Come spesso accade nel genere, spostandosi tra i diversi piani del dungeon si ha un progressivo aumento della difficoltà generale. Salendo, infatti, abbiamo degli ambienti sempre diversi, che propongono ostacoli e nemici unici. Tutto questo, unito alla generazione procedurale, rende tutto vario e divertente.
Ovviamente, cercare di uscire dal Gungeon significa anche dover combattere per la propria vita contro i nemici che lo infestano. Questi ultimi, come nel primo capitolo, richiamano spesso armi e proiettili (hai mai visto un fantasma con un AK-47 o un pallettone di fucile a pompa che spara?) e possono vantare dei pattern d’attacco diversi. Oltre a uccidere più velocemente possibile, quindi, dobbiamo imparare a muoverci in fretta durante gli scontri a fuoco.
Ecco quindi che ci viene in aiuto l’intramontabile schivata, movimento fondamentale del gameplay di Exit the Gungeon. Con la pressione di un tasto è possibile effettuare una capriola verso sinistra o destra, restando immuni al danno per tutto il tempo in volo. Quest’immunità è fondamentale, dato che ci permette di schivare dei colpi che altrimenti sarebbe impossibile evitare.
Lo stesso principio vale per i salti: mentre siamo in volo, diventiamo immuni. In entrambi i casi si tratta di un dettaglio fondamentale per sopravvivere.
Oltre a saperci muovere nella pioggia di proiettili, in Exit the Gungeon è fondamentale saper sparare. Per farlo abbiamo a disposizione un’arma benedetta. Questa muterà dopo una manciata di secondi, diventando casualmente un’altra bocca da fuoco. L’arma ottenuta da questa trasformazione può essere più o meno efficace in base alla nostra prestazione: uccidere molti nemici senza farsi colpire significa ottenere un’arma potente dopo la mutazione. Al contrario, facendoci colpire otterremo delle armi “scarse”. Questo aggiunge varietà alle partite ma, purtroppo, in alcuni casi rischia di diventare causa di frustrazione quando ci capitano alcune armi fin troppo lente a sparare. Davvero pessime all’interno di sparatorie frenetiche.
Tutto ciò è regolato da un indicatore visibile in alto a destra sullo schermo, che mostra sempre il nostro punteggio attuale di uccisioni consecutive. Chiaramente, questa meccanica risultata fondamentale contro i boss, dato che ottenere delle ottime armi contro di loro significa concludere prima lo scontro.
Parlando proprio delle bocche da fuoco, anche stavolta ne troviamo davvero tante, molto diverse tra loro: dalle classiche pistole e fucili, fino ai tentacoli abissali, passando per veri colpi di genio come le frecce direzionali o una chitarra che spara note. Andando avanti nell’avventura, poi, è possibile sbloccare altre armi che verranno inserite nella rotazione casuale descritta poco fa.
In sintesi, Exit the Gungeon si distacca quasi del tutto dal suo predecessore, proponendo un gameplay platform 2D al posto del classico twin-stick shooter con visuale dall’alto. Le basi sono semplici: salta, rotola e spara. Metterle in pratica nella pioggia di proiettili del Gungeon, però, non è così semplice. La conclusione del gioco, infatti, richiederà diversi tentativi.
Questo vale soprattutto contro i boss, dei nemici coriacei dove tutto diventerà un vero e proprio bullet hell. Diventa quindi fondamentale imparare i pattern, morte dopo morte, per poter sopravvivere.
C’è da dire che, per quanto sia divertente, Exit the Gungeon tende a essere più ripetitivo rispetto a Enter the Gungeon. Inoltre, anche le stesse meccaniche adottate sono meno profonde e varie se paragonate a quelle del primo capitolo. In ogni caso, il tentativo degli sviluppatori di variare la formula è comunque notevole.
Un stile retro
Il comparto tecnico di Exit the Gungeon riprende a piene mani lo stile del primo capitolo, presentandoci degli sprite bidimensionali piacevoli da vedere e ben animati. Le ambientazioni, invece, tendono a essere molto simili tra loro, ma questo è il prezzo da pagare per la generazione procedurale dei livelli.
Il comparto artistico, invece, è davvero eccellente, dato che il gioco sprizza stile da tutti i pixel, con i tanti riferimenti alle armi da fuoco sparsi qua e là.
Il comparto audio è accettabile, con musiche ed effetti adatti alle diverse situazioni.