Devo dire che sono piuttosto appassionato dei rhythm game e per fortuna di chi come me apprezza il genere, il VR grazie all’avvento di Beat Saber è una vera miniera d’oro. A chi ha giocato il titolo di Oculus a tema spade laser o titoli altrettanto validi, può essere capitato di desiderare di poter giocare le proprie canzoni preferite. Sempre prendendo come spunto il titolo di Oculus, per poter scaricare canzoni create da altri utenti bisogna far ricorso alle mod. Oculus è a conoscenza di questa pratica e sappiamo che parzialmente la accetta.
“Comprendiamo e apprezziamo il valore che il modding porta a Beat Saber, se fatto però in modo legale e all’interno delle nostre politiche”.
Perché però dannarsi con inutili installazioni e brani mappati alla bell’è meglio, quando esiste un titolo completamente basato sulla possibilità di farti giocare le tue canzoni preferite? Oggi ti racconto com’è Soundart!
Soundart, letteralmente quando arte e musica si incontrano
Il modo migliore di definire questo gioco è come un mix tra Audiosurf e Beat Saber. Il gameplay è piuttosto semplice, in effetti: all’interno di un meraviglioso fiore stilizzato ti basterà mettere i “bastoncini” nel giusto “petalo” così da abbinarli con il giusto tempismo con cubi in arrivo al ritmo della canzone. Sembra quasi di star suonando la batteria!
Davvero, niente di più semplice di questo! Il gioco, a parte le classiche note prolungate e un particolare “bump” centrale nei cerchi di note, è proprio così intuitivo come sembra. Non ci sono condizioni di sconfitta, dovrai solo limitarti a effettuare il punteggio più alto e a divertirti!
Nonostante Soundart risulti come altri giochi del suo genere piuttosto impegnativo da giocare fisicamente, potrai godere dell’esperienza sia stando in piedi che seduto. Il gioco infatti correggerà automaticamente la tua altezza prima dell’avvio di un brano. A proposito di brani, come avrai intuito dalla mia prefazione, Soundart è incentrato sull’utilizzo di brani che il giocatore possiede in locale sul PC. L’algoritmo mappa automaticamente le canzoni e devo ammettere con una certa sorpresa che si rivela abbastanza accurato, soprattutto per quanto riguarda alcuni generi musicali.
Non sarà soltanto la posizione delle note a cambiare, ma il gioco andrà generando anche effetti visivi differenti in base alla canzone che gli andremo a proporre. Apriamo, già che ci siamo, una piccola parentesi per quello che riguarda l’aspetto artistico del titolo, che si attesta su massimi livelli. Giocare con Soundart è un piacere per gli occhi, e se sei un amante dei colori al neon, dei design minimali e geometrici, ho ottime notizie! Avrai tutto quello che desideri, se non di più!
Se per Beat Saber hai sempre dovuto ricorrere a mod per avere spade differenti, sappi che gli sviluppatori di Soundart hanno pensato a come farti felice: la personalizzazione estetica è al momento piuttosto risicata, ma quantomeno c’è!
Qualche difettuccio da tenere in considerazione
Che videogioco sarebbe d’altronde, senza difetti? Soundart è tanto semplice quanto bello, ma anche nella sua meravigliosa linearità ha qualche criticità che in sede di recensione mi trovo costretto a farti notare.
Soundart soffre di qualche serio problema di ottimizzazione. Capisco che lo sviluppo di giochi in realtà virtuale sia ancora giovane, ma anche se visivamente il titolo lascia a bocca aperta, fra i pochi poligoni delle forme e le texture quasi praticamente a tinta unita di colore, da Soundart mi aspetto un’ottimizzazione eccellente. Seppur pochi, ci sono dei momenti di gameplay in cui il gioco ha qualche scatto e non prende con il giusto tempismo i cubi in arrivo.
Se consideriamo poi che il gioco è pensato anche per gli streamer visto che supporta la possibilità di utilizzare file VRM (un formato di file per la gestione di dati di avatar umanoidi 3D per applicazioni VR che consente quindi di mostrare il giocatore in terza persona), non voglio immaginare che cosa Soundart possa combinare sotto lo stress hardware della diretta. Poco da dire, su questo punto c’è ancora da lavorare!
Al di là della possibilità di personalizzare gli stick di gioco, Soundart è piuttosto limitato dal punto di vista delle impostazioni. Alcuni dei modelli delle armi sono troppo grandi e finiscono per oscurare la visuale e non c’è possibilità di ridurne le dimensioni o quantomeno di ridurre gli effetti dei particellari. Per via di queste mancanze, a volte lo stimolo visivo fornito da Soundart finisce per diventare sovverchiante.
Il gioco, come dicevo, anche su un PC che supera di gran lungo i requisiti consigliati ha qualche sbandamento, anche con la qualità grafica bassa. Volendo cogliere il lato “positivo” in questa faccenda, perlomeno possiamo assicurarti che cambiando qualità, noterai una differenza davvero impercettibile.
E ora lo spigolo che era lecito aspettarsi da Soundart: l’algoritmo che mappa le tue canzoni funziona anche molto bene, ma come ci si potrebbe aspettare purtroppo ha anche dei limiti. Per vedere fino a che punto l’algoritmo riuscisse nel suo lavoro ho testato i generi più disparati, dal pop indie al post rock.
Nonostante credessi che con il Rock Soundart avrebbe dato il meglio di sé, è solo tramite questo genere musicale che mi sono accorto che l’algoritmo non riusciva a scandire con il giusto tempismo i battiti della batteria. Un aspetto paradossale per un gioco che molto spesso ti chiede di essere giocato come fossi un batterista, non trovi?