Final Fantasy VII Remake è sicuramente il gioco del momento. Ma questo non sarà un articolo prettamente su di esso, su quanto è stupendo, quanto ha venduto e quanto dovresti giocarlo. Sarà un’analisi sulle influenze che altri giochi delle serie hanno avuto su quello che è, a detta di molti, uno dei Battle System più riusciti di questa generazione di videogame. E, se hai giocato a questo Remake e ai titoli precedenti di FF, sai già di chi stiamo parlando: Final Fantasy XIII e Final Fantasy XV.
Lightning e Cloud, fulmine e nuvola. Al momento dell’uscita di Final Fantasy XIII, in tanti avevano visto questa correlazione tra i nomi come qualcosa di più di una semplice casualità. Entrambi ex soldati, solitari e risoluti, che apprendono l’importanza degli altri con il tempo. Ovviamente, al tempo, il confronto era al contrario rispetto a quello scritto nel titolo di questo articolo, ovvero quanto il capitolo di Cloud avesse influenzato l’altro. Final Fantasy XIII è stato un titolo molto controverso, che ha fatto discutere specialmente ai tempi in cui uscì (10 anni or sono). Sconcertando alcuni vecchi fan della serie (esplorazione dove sei?), è riuscito a reinventare un genere, portando un sacco di videogiocatori nuovi ad immolarsi nei Final Fantasy. E oggi più che mai è riconosciuto da quasi tutti come fonte primaria di ispirazione verso il nuovo cammino intrapreso da molti JRPG.
Su Final Fantasy XV vi sarebbe da dire tantissimo, ma non è questo il luogo. Quando è uscito non ricordava nessun Final Fantasy precedente. E forse questo (insieme ad un tribolato percorso di costruzione che ha portato ad alcune decisioni un po’ frettolose) è stato uno dei più grandi problemi per quanto riguarda il discorso “Dedicato ai vecchi fan di sempre” di Final Fantasy. Ma ha un grande pregio. E’ il primo della serie canonica a potersi identificare come Action RPG. Ed è il degno successore dei (il plurale visto che sono 3 è d’obbligo) Final Fantasy XIII, che con Lightning Returns avevano già iniziato questo discorso. Un preambolo va fatto. Vedere un Final Fantasy come un “turni turni e turni, al massimo turni con la barra sotto” non rende onore a una saga che deve per forza dettare i tempi del genere (sempre più verso l’action rispetto ai turni) e il giudicare qualsiasi tipo di cambiamento verso un nuovo stile come ostile non può che limitare noi stessi nel vedere quello che v’è di grandioso all’interno di un titolo che potrebbe essere (e Final Fantasy XIII insegna) un precursore del suo genere.
Questo articolo, vi avverto, non conterrà spoiler. Sarà incentrato sul Battle System e andrà a scomporre quanto visto in Final Fantasy VII Remake che si può ritrovare in Final Fantasy XV e Final Fantasy XIII.
Stagger… crisi… e ignoranza
Premessa obbligatoria: Final Fantasy VII Remake è un capolavoro a livello di Battle System. Forse di più di tutti i titoli citati (e non stiamo parlando di bricioline dell’industria videoludica). E lo è perché Square ha preso tutto quello che c’era nel VII originale e lo ha capovolto sfruttando tutto quello insegnatogli dal XIII e dal XV. Ma andiamo nello specifico.
Final Fantasy XIII introdusse, oltre che un Battle System innovativo, nemici casuali molto più forti di quelli presenti nei capitoli precedenti. Anzi, più che più forti, verrebbe da dire più complessi. Sì, perché a più HP corrispondeva anche una lettura delle debolezze maggiore rispetto a ogni Final Fantasy precedente. Ma come premiare il giocatore in modo tale che sì capisse bene come affrontare il nemico (tra weakness avversarie e cambi di ruolo repentini) ma che al contempo permetesse a essi di chiudere la battaglia il più in fretta possibile (e ottenere quelle 5 stelle agognate da tutti i giocatori di FFXIII)? A questo dilemma gli sviluppatori della Square Enix risposero con l’introduzione del sistema “Stagger”. Tradotto “Crisi” in italiano.
Il sistema “Stagger” permetteva di ottenere rapide vittorie contro nemici enormi, mandandoli in crisi grazie ai “Bonus Catena” e permettendo al team di accumulare danni maggiorati (fino al 999% per i più audaci). La barra di stagger però aveva un limite e necessitava di tempo e abilità per essere riempita. Ed è stata una delle chiavi primarie per reputare Final Fantasy XIII uno dei giochi tatticamente più innovativi della serie.
L’obiettivo era quello di mantenere lo stato di crisi attivo al più a lungo possibile. Contro avversari che sì, subivano più danni, ma (a meno di stun dovuti ad abilità come ad esempio “Lancio”) continuavano ad attaccare il team e, in alcuni casi, pure più forte di prima. Possiamo dire che Final Fantasy XIII basava il tutto su equilibri molto contorti tra il doversi difendere e il dover attaccare, rendendo dinamicissimo un Active Time Battle System che ormai si stava spostando verso qualcosa di più action. E il capitolo di Lightning improntava questo concetto su tutti i fight del gioco, non solo i boss. Ebbene, il tutto, con le relative differenze, è stato riproposto anche nel Remake del Final Fantasy di Cloud.
In fase di costruzione di Final Fantasy VII Remake, Square decise che quello lanciato con il XIII potesse essere riutilizzato in favore di un sistema attivo alla Final Fantasy XV. L’ultimo capitolo canonico della saga aveva un pregio incredibile, che pochi Final Fantasy avevano in precedenza: i mostri casuali non erano solo un mezzo per livellare, per poter battere i boss, ottenere guil e andare avanti nella storia, erano un divertimento, una distrazione. Quanto era divagantemente piacevole ogni tanto buttarsi nelle foreste, fare due o tre cacce giusto per distrarsi un attimo. Il sistema era fatto alla grande, aveva le sue pecche, certo, ma era veramente uno svago. E una tamarrata. Ma fatta bene. Hai il controllo di tutto anche se ogni tanto non stai capendo bene cosa stia succedendo e a chi stiano mirando Gladio & Co. Un po’ di ignoranza che non fa danni. E se a tutto questo reinserisci il sistema di staggering di Lightning e compagnia cantante, lo coadiuvi di uno stun che ti permettere di mandare in crisi un nemico e di tirarlo fuori dalla battaglia per un po’ (fondamentale vista la quantita di nemici di ogni fight nel remake di Final Fantasy VII), unito a nuove funzioni (finalmente il cambio di PG durante la partita!) che dopo tutte queste parole forse è anche giusto farvi scoprire a voi (visto che questa non è una guida, ma un articolo di opinione), eccovi forse l’Action RPG più riuscito di tutti i tempi.
Osare nell’essere diverso. Ma non diverso e basta. Diverso facendo si che tutti dopo prendano spunto da te. Ci vuol coraggio. Ci vogliono le spalle per reggere quello che potrebbe arrivarti addosso. Ma se hai la forza puoi diventare indimenticabile e fonte di ispirazione per altri che magari saranno più grandi di te. Se il capitolo XV forse necessiterà ancora di un paio di generazioni di videogame per essere apprezzato come ci si aspettava all’inizio (e ribadisco, forse), sul capitolo degli l’Cie possiamo tranquillamente esporci: il coraggio di Square ha come emblema Final Fantasy XIII