Ah gli anni novanta! Gli anni d’oro del mondo dei videogame, mentre infatti assistevamo a uno dei più grandi boom sia a livello tecnologico che di mercato di uno di quei settori che si sarebbe poi affermato come uno dei più floridi mercati fino ai tempi nostri, ecco che in una grossa azienda giapponese (Capcom), lavorava ad uno dei più inquietanti brand horror che questo mondo abbia mai conosciuto, ispirando nel tempo anche romanzi, fumetti, e saghe cinematografiche di successo. Ovviamente parliamo dell’immortale brand di Resident Evil, ed oggi in particolare puntiamo i riflettori sul terzo capitolo della saga, il titolo che ha fatto nascere uno tra i personaggi più inquietanti, temibili e ostici dell’intero brand, il Nemesis.
Tra azione e paura, Resident Evil 3: Nemesis
Ci troviamo nell’ormai lontano 1999, e la nota azienda giapponese Capcom sull’onda del successo raggiunto già l’anno prima con Resident Evil 2, si preparava a lanciare sul mercato uno dei seguiti che negli anni fece letteralmente la storia del brand. Infatti nel terzo capitolo della saga, Capcom decise di aggiungere un personaggio quasi imbattibile, e che (almeno per la maggior parte del gioco) non era possibile battere.
Si trattava del Nemesis, una creatura enorme, potente e quasi invincibile, dotata di poteri e velocità sovraumani, con l’unico obiettivo di distruggere totalmente gli agenti S.T.A.R.S., di cui farà parte la nostra protagonista, Jill Valentine, agente che si ritrova a suo malgrado invischiata nell’esplosione dell’epidemia del virus T nella cittadina ormai devastata di Racoon City.
La storia di Resident Evil 3: Nemesis, si svolge quasi in contemporanea con gli eventi accaduti nel secondo capitolo della saga, esattamente un giorno prima, ovvero il 26 settembre del 1998. L’arco narrativo di tutto il titolo dura circa un paio di giorni e racconta la fuga di alcuni agenti del reparto di polizia speciale S.T.A.R.S., ente specializzata allo scopo di fronteggiare minacce terroristiche e criminali di alto profilo.
“28 settembre, giorno. I mostri hanno invaso la città. In un modo o nell’altro… Sono ancora viva.”
Il nostro obiettivo infatti sarà quello di riuscire a scappare dalla città ormai devastata dal virus nei panni proprio di Jill Valantine, ovviamente cercando in contemporanea di sfuggire alle terrificanti grinfie del Nemesis, che sarà una presenza fissa col quale fare i conti durante tutto l’arco narrativo del gioco.
Tutto questo si traduce in un gameplay mai visto per quei tempi, sviluppando una tipologia d’esperienza ansiogena opprimente e al tempo stesso adrenalinica. Lo ricordo come se fosse ieri, quando ci giocai la prima volta, le mani che tremavano costantemente, avanzando con pistole e fucile sempre alzati, nella paura che in qualche momento potesse fare la sua comparsa l’orribile mostro e quindi trovarmi costretto a fuggire a gambe levate per non rischiare il fatale game over.
In alcuni momenti del gioco, quando ci si imbatteva nel mostro, le possibilità d’azione non sempre erano a senso unico, e alcune volte era possibile scegliere se fronteggiare il mostro di petto, o sperare di danneggiarlo usando alcune abili strategie che prevedevano di sfruttare l’ambiente circostante (come danneggiare la creatura con dei cavi scoperti e pozzanghere d’acqua).
Il gioco inoltre implementava alcune piccole caratteristiche extra, che ne rendevano molto più “action” le dinamiche, dando un senso meno statico e legnoso dei precedenti capitoli, come l’utilizzo di una “schivata d’emergenza” o un dinamico sistema di rotazione veloce che si utilizzava premendo insieme i pulsanti “indietro” e “corri”.
Inoltre a differenza dei precedenti capitoli, i nemici in Resident Evil 3: Nemesis, potevano seguire il giocatore anche attraverso piani di livello superiori o inferiori, e se si disponevano di riflessi abbastanza pronti era possibile alcune volte “spingere via” gli zombie più vicini, permettendo quindi di allontanarci e ricaricare con più sicurezza.
In alcuni momenti della storia era possibile anche prendere i comandi di un altro protagonista del gioco, ovvero l’agente UBCS Carlos Oliveira, protagonista secondario che aiuterà la nostra Jill Valentine a trovare una qualche cura per il virus T, che servirà a curare la nostra protagonista dopo che il Nemesis l’avrà infettata.
Per concludere, Resident Evil 3: Nemesis, ha rappresentato un vero punto di svolta per il gaming, affermando un genere che negli anni è divenuto un vero è proprio cult, con le sue colonne sonore, una storia avvincente, il ritmo di gioco serratissimo, e le dinamiche quasi innovative per l’epoca ha rappresentato un titolo di riferimento per chiunque decidesse di proporre un prodotto del genere horror.
Consigliatissimo per chiunque voglia iniziare ad avvicinarsi al genere (ovviamente con le dovute raccomandazioni di giocare almeno prima il secondo capitolo della saga), più che consigliato per gli appassionati che si nutrono di pane e virus T. Resta sintonizzato sul nostro sito per essere sempre aggiornato su tutte le news in tempo reale sul fantastico mondo dei videogiochi.