Partiamo col dire una cosa The Shattering, il titolo che cercherò di recensirti oggi, è fatto bene tecnicamente, ha pure una storia discretamente interessante, ma ha un grosso però, non è divertente… per nulla.
Grazie a questo presupposto possiamo tranquillamente dire che non è un’opera per tutti, anzi è davvero per pochi. Non è per un pubblico che ama i ritmi serrati e le azioni veloci e non è nemmeno per chi vuole godere nel vedere grafiche super pompate ed esplosioni a tutto spiano. Tuttavia se riuscirai a passare sopra queste premesse, potresti trovarti di fronte ad una storia abbastanza buona, che fa del thriller psicologico la sua arma principale.
John Evans
In The Shattering vestirai i panni di John Evans. L’intera opera si svolge con John che cercherà di fare una terapia di tipo regressivo (dove si cercano di ricordare eventi passati per curare un certo disturbo mentale), quindi tutto quello che accadrà sarà nella mente del nostro alter ego virtuale.
Questo viaggio nei ricordi del protagonista, verrà coadiuvato dal nostro dottore (del quale non sappiamo il nome e sarà la voce narrante dell’avventura) che ci guiderà in questa terapia e ci aiuterà a mettere insieme i pezzi dei nostri ricordi, con il fine ultimo di far passare un trauma ricevuto da un evento della nostra vita. Il titolo ci fa partire poco prima l’inizio di queste sessioni, quando John si ritrovava all’interno di un hotel. Dopodiché inizieremo a scavare nel passato del protagonista per cercare di trovare sempre più particolari della sua vita prima di allora.
Il problema grande, della storia proposta, è sicuramente il fatto che determinati punti degli avvenimenti, non vengono assolutamente approfonditi e pure i personaggi non sono caratterizzati in maniera convincente. Per esempio il protagonista John: mi viene difficile affezionarmi e preoccuparmi di un personaggio senza personalità né tratti caratteriali. Ci sono pure altri comprimari, ma di questi sappiamo davvero poco e nulla (nemmeno il nome in alcuni punti) e le interazioni che avremo con loro saranno troppo minime per capirne il tipo di relazione che hanno con il personaggio principale.
In un titolo che ha la presunzione di voler raccontare una storia profonda e incentrata su un problema psichico, è davvero una mancanza grave. Devo voler bene al mio personaggio, capire perché si comporta così, sapere i traumi che ha vissuto in maniera approfondita. Se questo non accade, semplicemente, lo scopo del titolo si va a perdere.
Punta e clicca un po’ a casaccio
La meccanica di gioco di The Shattering si può tranquillamente riassumere in: “cammina un po’ a casaccio, cerca di capire la storia, clicca dappertutto trovando oggetti con cui interagire e prosegui per la trama”. Non è sempre chiaro dove bisogna andare a guardare quindi preparati a fare parecchi giri a vuoto.
Tutta l’esperienza si svolge in una visuale in prima persona e si potrà correre, prendere determinati oggetti e aprire porte. Anche se sulla carta questa parte risulta monotona (e in alcune parte effettivamente lo è), ci sono alcuni punti davvero interessanti come quando torneremo nei ricordi della nostra infanzia, a fare la parte del bambino che viene messo in punizione oppure, inizialmente, quando dovremo girovagare per una stanza d’albergo e battere a macchina una storia. Come dicevo prima, non lo si può considerare divertente, tuttavia si tratta di un esperimento che, almeno nel mio passato da videogiocatore, non avevo mai provato prima d’ora.
Alle volte potrà pure capitarti di dover fare delle scelte tra delle righe di dialogo, tuttavia questo non andrà ad inficiare sulla trama di The Shattering. Il problema grosso del titolo è essere fin troppo noioso, della serie: “sì, ok sei interessante come esperimento, ma sei terribilmente lento”. Anche la difficoltà è un fattore praticamente assente. Di rado succederà di bloccarsi e in quei rari casi basterà semplicemente girovagare per le aree e capire come proseguire.
Bianco, che più bianco non si può
A livello grafico The Shattering è gradevole e fa delle scelte stilistiche molto coraggiose, ma che si intonano perfettamente con la natura estremamente psicologica del titolo. Le aree sono totalmente bianche e solo determinati oggetti chiave saranno colorati. Anche la scelta di non mettere figure di personaggi, ma solo le loro voci, è estremamente audace, ma funzionale al mood che il titolo vuole offrire.
La musica è ben orchestrata, con temi mai fuori luogo che, anzi, andranno a sottolineare parti un po’ più angoscianti rispetto ad altre. Quindi, quando The Shattering varrà farci sentire a nostro agio, userà musiche tranquille, mentre nelle zone dove la paura sarà la parte principale, il tono di esse si adeguerà.
Quindi?
Se sei stato attento nella lettura, avrai notato che non ho mai utilizzato la parola gioco. Perché questo non è un gioco, ma un’esperienza. Peccato perché la storia poteva essere curata un attimo di più e pure i personaggi di John Evans e del dottore dovevano essere approfonditi meglio. Non possiamo affezionarci e nemmeno immedesimarci in loro e in un titolo così storio – centrico sarebbe stato fondamentale. Tecnicamente molto buono, nonostante le coraggiose scelte grafiche, con l’utilizzo di pochi colori e per quanto riguarda la parte dedicata alle musiche. Potevamo avere qualcosa di epico, ma la sua monotonia e il ritmo fin troppo lento, relegano The Shattering al limbo della mediocrità.