Someday You’ll Return è un videogioco sviluppato e pubblicato da CBE software, un team di ragazzi che hanno voluto assaporare l’ebbrezza (ed avuto il coraggio) di sviluppare un gioco che ci riporta ad alcuni dei titoli più conosciuti come Silent Hill e Outlast.
Uno degli aspetti che mi ha spinto a scrivere la recensione per questo titolo, è stata la passione degli sviluppatori che sono riusciti a trasferire nel gioco, implementando al suo interno, emozioni e responsabilità che derivano dall’essere un padre di famiglia.
Dal mio punto di vista gli sviluppatori di Someday You’ll Return hanno corso un rischio molto alto, ovvero quello di creare un gioco in stile horror ispirato ad alcuni dei titoli più blasonati facendolo apparire quasi come un cliché: in realtà ciò non è accaduto in questo gioco perché le fondamenta sulle quali gli sviluppatori hanno deciso di creare il titolo, un padre alla ricerca della figlia scomparsa costretto a far ritorno in quei luoghi tristemente conosciuti, e custodi di segreti che dovrebbero rimanere sepolti per sempre, hanno del tutto ovviato al problema.
Quasi tutto il gameplay si sviluppa all’interno di Moravia, luogo realmente esistito e riprodotto in forma digitale con dei piccoli cambiamenti. Visiteremo luoghi di culto e densi di storia, caratteristici della Repubblica Ceca, dove il sacro si mescola con il folklore paesan, ci troveremo spesso a camminare in luoghi reali con una storia da raccontare, il tutto arricchito da qualche storiella inventata dagli sviluppatori stessi.
Someday You’ll Return, la mia esperienza
Someday You’ll Return è una vera e propria avventura survival vissuta prima persona nella quale siamo liberi di esplorare l’intera mappa. Inizialmente sapremo poco e niente di Daniel, il protagonista, ma proseguendo la ricerca della figlia scomparsa scopriremo che la sua presenza in quei luoghi non è del tutto casuale.
Come già detto, le indicazioni forniteci saranno molto scarse e ci troveremo fin da subito in uno stato in cui ci chiederemo “cosa fare” e “dove andare”, a supportarci però c’è il nostro smartphone utile sia come torcia – nei luoghi più bui o al calar della notte – che come navigatore GPS che andrà ad escludere luoghi non coperti dalla rete, all’interno dei quali saremo portati a muoverci attraverso informazioni riportate su tipiche mappe turistiche o attraverso dei segnali colorati che ci indicheranno la strada proprio come nei sentieri boschivi.
Aguzza l’intelletto e la vista
Nonostante la nostra attività principale sarà quella di camminare ed esplorare, non correremo il rischio di annoiarci visto che all’interno del gioco troveremo documenti da leggere, puzzle, crafting e sessioni stealth. Per quanto riguarda i puzzle la varietà è garantita anche se alcuni si presentano di elevata complessità logica; infatti, non è ben chiaro quali siano le regole da seguire, se quelle reali della comune fisica o altre più fantasiose. Una delle cose che non mi ha totalmente convinto è stata proprio la complessità, legata alla comprensione, di alcuni articoli per la risoluzione di semplici problemi.
Sicuramente non mancano eventi capaci di far aumentare, spesso e volentieri, il nostro battito cardiaco anche se, rispetto a dei titoli come Resident Evil VII o Outlast, il grado degli shock che vivremo non è poi così elevato; nonostante questi momenti i famigerati salti sulla sedia di fatto non arriveranno nei momenti salienti, ma in situazioni apparentemente tranquille. A renderli comunque efficaci al punto giusto ci pensa il ritmo volutamente lento e pacato durante tutto il gameplay che ci darà anche il tempo di riflettere su temi attuali che Someday You’ll Return racconta.
In ogni padre si nasconde un soldato stealth
Le sessioni stealth che ci troveremo ad affrontare riguardano la vera parte horror del gioco, infatti in esse sono raccolti quei momenti di suspense nei quali pecca proprio il gioco visto che la sensazione che ci arriva non è quella che ci si aspetta. I mostri che incontreremo, la maggior parte delle volte, li eviteremo semplicemente chinandoci e procedendo con cautela visto che il loro raggio di allerta non è molto ampio e definito, ovviamente saranno necessarie varie prove al fine di evitare di morire e rincominciare dal checkpoint.
I nemici che incontreremo durante il nostro gameplay avranno delle peculiarità, ovvero, quando ci troveremo a doverne affrontare uno ci basterà semplicemente scappare o risolvere dei puzzle per oltrepassarli, quando invece lo scenario horror entra in gioco, poco prima di incontrare un mostro o subito dopo, l’impatto emozionale sarà nettamente maggiore e devo ammettere che tutto questo mi ha “regalarto” qualche spavento.
L’assoluto punto di forza è la grafica
Poco da dire sull’estetica, infatti è chiaro sin da subito che uno dei punti chiave sul quale si sono concentrati gli sviluppatori è proprio il comparto grafico. Panorami mozzafiato e dettagli alquanto realistici rendono l’esperienza di gioco e l’esplorazione della vasta mappa un vero piacere per gli occhi, il tutto senza l’ausilio di potenti schede video, d’altro canto con un attuale PC di fascia media non dovreste avere problemi a patto che non esageriate con le opzioni grafiche.
Dal punto di vista delle performance, Someday You’ll Return dovrebbe funzionare abbastanza bene anche su quei PC leggermente datati considerando che alcuni gameplay effettuati con una RX 570 mostrano una media di 55fps con leggeri cali nelle scene più elaborate. Personalmente ho giocato il titolo con il supporto di una GTX 1660 super che è riuscita a mantenere i 60 fps stabili in qualsiasi condizione con le impostazioni in Ultra a 1080p.
I richiami da parte del titolo alle pietre miliari
Nonostante all’interno del gameplay siano chiari i riferimenti ad alcuni dei titoli più blasonati quali Silent Hill, Outlast e altri, Someday You’ll Return è riuscito a coinvolgermi durante l’esplorazione dei luoghi grazie alla realisticità degli stessi. Sicuramente non è un titolo che definirei open world o che consiglierei agli amici più ingegnosi e fanatici dei puzzle, però lo consiglierei agli amanti del genere adventure e horror.