Il futuro dei videogiochi e non solo, un tempo, si pensava potessero essere olografico. Fantascienza, cinema e chi più ne ha più ne metta hanno calvacato l’onda olografica per decenni, tanto da portare quella idea così fittizia per le nostre tecnologie nel mercato dei videogiochi. A provarci fu SEGA nel 1991
Il gioco in questione si chiamava Time Traveler. Un misto tra Western e Sci-Fi che mostrava attori reali recitare e agire all’interno di quello che potremmo definire una sorta di Jukebox olografico. Il gioco non ebbe il successo che SEGA si aspettava, e negli anni dopo la tecnologia che si avvicinò di più all’holo-gaming furono gli occhiali di carta 3D. Dal cestino in cui finirono quegli occhiali dalla qualità pessima però vennero fuori altre idee. Nacque il concetto di pattern 3D, e nacque quella che possiamo definire la Computer Graphics moderna. E, da allora, il concetto ologramma si ampliò ulteriormente: perché creare realmente una tecnologia olografica quando si potrebbe semplicemente riprodurne una versione fittizia grazie alla CG?
Schermi, software e occhiali VR. Il gioco era fatto. Le esperienze olografiche iniziarono a moltiplicarsi, e con l’arrivo degli smartphone si poteva goderne anche stando a casa. Il problema di tutto ciò? L’applicazione di tale tecnologia. Scomoda, poco scalabile e quindi poco vendibile. Un giochino per divertirsi qualche minuto. Nulla più. Anni luce lontano da quello che si poteva vedere al cinema. Sino ad oggi. Perché l’azienda Looking Glass Factory è venuta incontro a tutti i sognatori.
Il display olografico più grande al mondo
“Il display olografico più grande al mondo e con la massima risoluzione”
Telegrafici ma chiarissimi, così è stato definito da TechCrunch. Schermo olografico vuol dire niente più occhiali. 32 pollici, “8K immersive Display” (ancora da capire cosa intendano per 8K) per una tecnologia che unisci combinazioni uniche di luce e tecnologie di visualizzazione volumetrica all’interno di un singolo sistema tridimensionale. Lo so, sembra aramaico, ma vuol dire in pratica che la percezione è quella che le immagini non siano all’interno dello schermo. Il tutto a 60fps.
Looking Glass afferma che si potranno generare 45 diverse prospettive del contenuto 3D, ovviamente il tutto semplicemente guardando lo schermo. Senza occhiali VR. Questo vuol dire applicare questa tecnologia a qualsiasi campo. Dal business, allo sport, alla progettazione 3D fino ad arrivare a quello videoludico di massa. E nonostante oggi questa tecnologia sia lontana dal poter essere applicata al gaming, la distanza non sembra così invalicabile. E a dircelo sono i requisiti di sistema.
Intel Core i5 o superiore, 4 GB di RAM e una GeFORCE GTX 1060 o superiore (basta che possa riprodurre a 2560×1600). Nulla di speciale, anzi. Infatti, tale schermo ha attirato l’attenzione niente di meno che di Epic Games. Ecco le parole di Kim Libreri.
“Avere accesso a un display olografico privo di occhiali è un enorme passo avanti e rappresenta una prospettiva entusiasmante per i team che lavorano nella grafica computerizzata immersiva. Il display olografico di Looking Glass offre un incredibile livello di realismo. Siamo in attesa di vedere cosa ne verrà fuori, ovviamente con il supporto dei contenuti generati da Unreal Engine “
Non ci resta che aspettare una GPU che possa renderizzare ologrammi 8K e un’idea di gameplay adatta e potremmo goderci i nostri holo-videogiochi.