Salvare il mondo, l’obiettivo di ogni gamer. Sia un capitolo di Final Fantasy, una minaccia aliena o i classici zombie, ogni giocatore ha da sempre l’obiettivo di diventare l’eroe del pianeta “pad alla mano”. Noi gamer siamo gente comune: studenti, cuochi, muratori, panettieri, pescatori, operai… Ogni giorno (o quasi) ci colleghiamo e ci catapultiamo a salvare un mondo, un pianeta, il futuro dell’umanità. Molti di noi riescono anche a fare di più donando attraverso fondazioni di software house, come è successo con Bungie Foundation o le aste di beneficenza firmate Blizzcon.
Eppure uno di noi, un ragazzo di Treviso per essere precisi, è riuscito a infrangere un record; ha abbattuto il muro tra il virtuale e il reale, ha fuso le nostre realtà simulate con la vita quotidiana con una startup. Questo eroe (anche se non ama tale definizione) si chiama Nicolò Santin; come dicevamo uno di noi, che si è svegliato con un’idea brillante e grazie a coraggio, perseveranza e convinzione è riuscito dove nessuno credeva possibile. Tramite la sua startup, Ofree, Nicolò è riuscito a donare gratuitamente, ma soprattutto divertendosi: giocando ai videogame!
Può sembrare una cosa assurda in prima battuta, ma parliamo di una verità innegabile. Grazie al suo progetto magistralmente realizzato, è riuscito a rendere la beneficenza gratuita e divertente. Fortunatamente abbiamo avuto l’onore di poterlo conoscere e fargli qualche domanda per saperne di più su di lui e sui i suoi progetti.
Ecco a te la nostra intervista a Nicolò Santin, CEO di Gamindo.
Ofree, questo è il nome della startup da cui è iniziato tutto. Come è nata la startup, qual è l’idea che ha dato il via?
L’origine dell’idea è un po’ bizzarra. È tutto nato con Gangnam Style. Ricordo di aver letto un articolo in cui si diceva che l’artista PSY aveva guadagnato diversi milioni di dollari, per gli introiti pubblicitari presenti su YouTube, dopo il primo miliardo di visualizzazioni della canzone.
Ho così pensato: creo un video, convinco la gente a guardarlo dicendo “guardalo non ti costa nulla, ma i soldi degli introiti andranno in beneficenza” e dono tutto ad uno o più enti.
Far guardare un video però non è semplice. Farli divertire, con un videogioco, lo è molto di più. Sono da sempre appassionato di videogiochi e quando all’esame di marketing ho scoperto gli advergame (videogiochi brandizzati creati dalle aziende per promuoversi) ho pensato che fossero il mezzo ideale per far donare le persone senza spendere.
Da lì, ho scritto la mia tesi di laurea proprio su questo argomento. Ero talmente motivato e curioso di studiare questo argomento che ho finito per scrivere 700 pagine, raccogliendo 2500 questionari grazie ai miei cuginetti di 12 anni che si sono messi una t-shirt in spiaggia con scritto “Se compili un questionario, ti regaliamo un sorriso”
Ofree è diventata in breve una startup di grande successo, indubbiamente merito del grande lavoro
dietro le quinte. Quali sono stati i momenti salienti della vita di questa startup?
I momenti principali sono stati essenzialmente 5. Primo, il mio incontro con Matteo Albrizio, COO & co-fondatore di Gamindo. Da solo non sarei riuscito ad andare da nessuna parte e conoscere Matteo è stato fondamentale. Il secondo è stata la validazione della nostra idea con un MVP, un prototipo con dentro 4 giochi che è stato giocato da oltre 5.000 persone da 20 paesi del mondo. Il terzo è stata la vittoria del Premio Nazionale Innovazione, la più grande competizione per startup presente in Italia.
Il quarto è stato la chiamata dalla Silicon Valley e l’accelerazione presso Plug and Play, uno dei più grandi acceleratori di startup del pianeta. Il quinto, e il più importante, è stata la creazione del team di Gamindo nei mesi successivi all’America. Abbiamo portato a bordo delle persone straordinarie e tutti i passi che abbiamo fatto nei mesi successivi sono stati possibili grazie a loro.
Hai mai creduto di non farcela, o hai mai affrontato qualche battuta d’arresto mentre mettevate in piedi la startup?
Assolutamente sì, fin da subito quando ero da solo con la mia idea ed avevo difficoltà a trovare le prime persone con cui partire in questa avventura. Non puoi fare startup se però hai paura di non farcela. Sono molto più i fallimenti dei successi nel quotidiano, quindi ci vuole una corazza bella resistente per non arrendersi e continuare a credere nella propria idea.
Ofree non è una startup solo tua, è frutto del lavoro anche di un tuo amico, Matteo Albrizio. Raccontaci di questa collaborazione per far nascere Gamindo.
Prima di Gamindo non conoscevo bene Matteo. Abbiamo studiato allo stesso liceo, il Da Vinci di Treviso, ma non ci siamo mai più di tanto parlati. Eravamo acerrimi nemici a basket, ma niente di più. Un giorno ha letto la storia della mia tesi di laurea da 700 pagine e della mia idea di donare senza spendere giocando ai videogiochi.
Mi ha scritto su Facebook chiedendomi di vederci per una birra assieme. Ricordo ancora che mi disse “non so come, ma io ti voglio aiutare”. La sera stessa che ci siamo visti è tornato a casa e ha provato a sviluppare un gioco senza che io gli chiedessi nulla. È bastato poco per farmi capire che era la persona giusta.
Puntare sul mondo dei videogame per raccogliere somme da dedicare alla beneficenza; quale è l’utente medio su cui puntate? Quanto avete raccolto finora tramite Gamindo?
Il nostro pubblico sono le persone dai 20 ai 50 anni mediamente, anche se abbiamo anche diversi minorenni e over 60. I casual game sono giochi per tutte le età quindi non abbiamo un target preciso. Ci siamo accorti di un fenomeno molto simpatico: comunichiamo Gamindo ai ragazzi di 25 anni, che poi però ne parlano con i genitori e questi iniziano a scaricare l’app e giocare.
Per quanto riguarda le donazioni, in questi mesi abbiamo donato diverse migliaia di euro e nelle prossime settimane uscirà un progetto dove doneremo più di quanto fatto fino ad ora.
Come mai Gamindo è così innovativa e differente dalle altre piattaforme di charity che operano in maniera più “convenzionale” della vostra startup?
Gamindo è innovativa perché parla la lingua di oltre 20 milioni di italiani, 2 miliardi di persone nel mondo: la lingua del gaming. Noi crediamo che i videogiochi siano una grandissima opportunità per il non profit, sia per raccogliere fondi che per sensibilizzare ed educare verso determinate cause.
Il nostro modello di riferimento è Wikipedia. Immaginate quanto tempo ci vorrebbe se una persona si mettesse a scrivere tutta questa enciclopedia?! Non basterebbero 100 milioni di anni (calcoli miei!). Tante persone si sono unite, con uno scopo, ed è nata la più grande fonte di conoscenza di sempre in pochi anni. Tante persone con lo stesso obiettivo possono raggiungere risultati impossibili da raggiungere dal singolo individuo. In questo modo noi vogliamo rivoluzionare la beneficenza, permettendo a chiunque di salvare il mondo reale giocando.
Nella breve ed intensa attività finora vissuta con Gamindo avete ricevuto premi veramente importanti. Come ti sei sentito nel ricevere tali riconoscimenti?
Felice e fortunato di aver trovato delle persone speciali che mi hanno permesso di raggiungere questi traguardi e di vedere riconosciuto il nostro intenso lavoro dietro alle quinte.
Avete altri progetti in cantiere per il futuro?
Assolutamente sì, ma non posso spoilerare nulla! Ogni mese sperimentiamo nuove idee laterali a Gamindo, alcune si vedono e altre no. Ma non smettiamo mai di testare e imparare!
Negli ultimi mesi abbiamo lanciato un sito per creare flappy bird personalizzati www.wemakeflappy.com o filtri di gaming su Instagram (vedi la nostra pagina Instagram @gamindoapp). Stay tuned!
Abbiamo “sentito” le parole di Nicolò direttamente dalla fonte; un ragazzo che ha dimostrato al mondo quanto si possa fare credendo in se stessi, e non l’ha fatto per se stesso, lo ha fatto per il mondo. La sua è la storia di come un gamer normale, uno qualunque di noi che è riuscito a dare un contributo concreto al mondo. Sapere che un bambino avrà il suo pasto, o una coperta calda, un animale a rischio di estinzione avrà la protezione e l’attenzione che merita; questi e altri (fin troppo) numerosi esempi sono la motivazione che dovremmo avere prendendo un pad in mano.
Scaricando una semplicissima applicazione come Gamindo, possiamo passare il nostro tempo mentre aspettiamo che sia pronta la cena in forno, mentre aspettiamo l’autobus o la fidanzata che si trucca. Giocare non ci costa nulla, anzi ci diverte anche e mentre passiamo il tempo possiamo fare del bene, e tanto.
Giocando i nostri titoli preferiti abbiamo spesso la possibilità di donare anche cifre piccole, ma che siano 1, 2 o 10 euro, possiamo regalare un sorriso a qualcuno che ne ha bisogno; noi gamer siamo una community, e ci piace pensare che siamo coesi, uniti e solidali; non solo tra di noi, ma verso tutto il mondo. Siamo una community di oltre due miliardi di individui nel mondo e se ognuno di noi donasse veramente poco, beh… potremmo salvare il mondo; per davvero questa volta.