Dopo aver analizzato dettagliatamente la versione Playstation 4 di Infliction: Extended Cut, oggi è il turno della sua versione per la console ibrida di Nintendo. Partiamo con un presupposto, nonostante l’oggettività di una recensione per forza di cose saltano fuori dei pareri soggettivi (questo a giustificare la differenza di voto tra questa recensione e quella precedente). In più per convertire il gioco, lo sviluppatore Caustic Reality, ha avuto a disposizione ben due mesi per sistemare tutte le magagne riscontrate per le precedenti versioni.
Detto questo partiamo con la recensione di Infliction: Extended Cut, il quale è un survival horror, che prende a pienissime mani da quello che è probabilmente diventato il gioco mai pubblicato, di maggior successo di sempre, Silent Hills PT. La visuale in soggettiva, il fatto di muoversi all’interno di una casa, un nemico rappresentato dalla nostra moglie defunta che gira per l’abitazione con l’intento di tormentarci, sono tutti fattori già visti nella famosa demo del capitolo mai pubblicato del gioco Konami.
A casa, ripercorrendo tutta la tua vita
La storia di Infliction: Extended Cut viene narrata in maniera particolare, con continui flashback che ci riportano ad avvenimenti passati del protagonista. Apriremo il gioco con la richiesta, di nostra moglie, di recuperare dei biglietti aerei che essa ha dimenticato a casa. La ricerca di questi sarà un mero pretesto per avviare il tutorial e spiegarci i legnosi comandi di gioco. Dopo aver portato a termine questa missione, inizierà il titolo vero e proprio che ci metterà nei panni di un uomo, il quale dovrà girovagare per casa sua, infestata dalla moglie brutalmente uccisa qualche tempo prima.
La trama rappresenta quanto di più banale si possa pensare e si rifà ai canoni classici dei film horror di serie B tipici degli anni ’80 e ’90. Tuttavia la storia per essere compresa richiederà, da parte del giocatore, un’attenzione particolare visto che, come detto ad inizio articolo, viene usato il trucchetto del racconto di eventi passati tramite l’uso di flashback. Questi verranno sbloccati perlopiù leggendo i vari appunti disseminati all’interno delle stanze della casa e qui verremo a conoscenza dei fatti che hanno portato alla dannazione dell’anima di nostra moglie.
Welcome to the 1999
Solitamente nelle mie recensioni adesso inizierei a parlare del gameplay, tuttavia questa volta farò una piccola deviazione da quello che è il mio schema classico andando a descrivere la parte che a parer mio è l’anello debole di una già sufficientemente martoriata catena: l’aspetto tecnico.
Fin dall’inizio il tutto sembrerà estremamente povero. La grafica, le texture degli oggetti e persino i filmati faranno venire una certa tenerezza. Sembreranno, infatti, usciti da una qualsiasi gioco horror per la prima PlayStation, con personaggi raffazzonati i quali ci faranno sentire un senso di deja vu davvero fortissimo.
Tutto all’interno degli ambienti è davvero povero a livello di texture, dagli ambienti, agli oggetti che compongono il l’arredamento della casa.
Anche a livello di bug non siamo messi meglio, anzi, fastidiosi glitch si presentano di tanto in tanto, artefatti o momenti in cui tutto si bloccherà (mi è successo 3 volte durante le 3 ore scarse di gioco) e sarà inevitabile dover riavviare la console.
L’unica parte buona, dell’aspetto tecnico, sono le musiche e gli effetti ambientali, i quali fanno bene il loro dovere, dando davvero l’idea di una casa infestata, ma soprattutto la solitudine che il titolo vuole trasmettere, grazie all’utilizzo di rumori bianchi dati dalle televisioni e dalle radio oppure dai lamenti e pianti della presenza che infesta la casa.
Ma ahimè, anche qui lo spettro (è proprio il caso di dirlo) del bug è dietro l’angolo. Purtroppo spesso le voci verranno staccate senza un ben preciso motivo e il tutto intorno a noi sarà muto ed è evidente che non è un effetto voluto.
Tutti questi problemi da una parte sono da giustificare, visto che l’opera è stata fatta da una sola persona, ma dall’altra sono i medesimi della versione Playstation 4, quindi lo sviluppatore ha avuto altri 2 mesi per sistemare il tutto e dare una versione pulita del titolo, dopotutto l’intera stampa del settore ha sottolineato le magagne di Infliction: Extended Cut.
Dove andiamo? Nah, stasera restiamo a casa amore
Per quanto riguarda il gameplay, siamo di fronte ad un walking simulator e per un’analisi dettagliata ti rimando alla nostra recensione precedente, visto che siamo di fronte ad una copia 1:1. Esplora la casa, trova gli oggetti, completa la missione assegnata e non farti trovare dal fantasma di tua moglie. Perché non è stata fatta una versione ad hoc per Nintendo Switch?
Per esempio, con il JoyCon si poteva studiare un modo per direzionare la torcia (grazie alla natura motion control dei JoyCon Nintendo) o anche utilizzare, in qualche modo, il touch screen della console. Nulla di tutto ciò. Conversione 1:1. Peccato occasione davvero sprecata.
Anche il resto è tutto uguale, azione estremamente lenta, con jump scare che alle volte riescono, ma la maggior parte delle volte no e un’azione che si limita ad un trova l’oggetto X prima di essere catturato.
Anche la longevità è molto discutibile, 3 ore, massimo 4. Davvero troppo poco per i quasi 20 € del prezzo del titolo. Anche il New Game Plus, non aggiunge nulla degno di nota.
Concludendo
Mi ritrovo più critico semplicemente perché c’è stato più tempo per sistemare gli errori fatti con le versioni precedenti e questo non è avvenuto. Una grafica davvero pessima, una giocabilità monotona e lenta, ma soprattutto nessun tipo di implementazione rispetto alle versioni uscite in passato.
L’unico aspetto che si salva sono le musiche e i rumori ambientali che aiutanoparecchio a creare l’atmosfera horror di Infliction: Extended Cut, tuttavia anche questo aspetto riuscito bene, viene sporcato da frequenti bug. Peccato perché l’idea era buona, anche se col tempo abusata, ma la realizzazione tecnica è davvero troppo povera. È vero il gioco è stato creato da una singola persona, ma il tempo a disposizione per ripulire i problemi noti, sottolineati da tutti, è stato di più.