La maggior parte di noi ha giocato la sua prima partita a Gwent in una locanda virtuale, nel piccolo villaggio di Bianco Frutteto. Quella di Geralt di Rivia è una storia nata dalla penna di Andrzej Sapkowski che ha fatto tantissima strada, dalla tv, ai videogiochi, fino a Netflix. Ed è una storia che continua a provare la sua validità e bellezza nel momento in cui persino un gioco da carte fittizio, facente parte di quel fantastico universo, diviene realtà e si guadagna anche le proprie competizioni ufficiali. Stiamo parlando, in particolare, del Gwent Open 2, la seconda edizione del torneo di questa stagione, dedicata all’emozionante gioco da tavola dell’universo di The Witcher.
Dettagli del torneo
Potremo tutti seguire il Gwent Open 2 in live sui canali ufficiali di CD Projekt: Twitch, YouTube e Mixer. Ricordiamoci quindi che, per seguire questo giovane, interessante e-sport nel fine settimana, dovremo tenerci liberi, da bravi nerd, per sabato 27 giugno e domenica 28 giugno, alle 4 pomeridiane dell’orario europeo (CEST). Ci saranno 8 giocatori, nessuno dei quali, purtroppo, italiano, a sfidarsi per la fase finale della stagione: il torneo World Masters.
Il premio in palio
Ovviamente, a dimostrazione che gli e-sports oggi occupano un posto di tutto rispetto sia nel mondo delle competizioni che dell’intrattenimento, i giocatori non parteciperanno solo per gloria. Ad attendere il vincitore ci sarà un corposo bottino di ben 10.000 $ e non solo! Infatti, qualche settimana fa, è stato rilasciato il bundle per Gwent “Crescita Rigogliosa”, assieme al “pacchetto mondo“, i cui proventi andranno a sommarsi al già favoloso montepremi riservato al vincitore del Gwent Open 2. Insomma, “what a day to be a gamer!”
Una grande community
Vedere un tale premio per un e-sport così giovane e ancora relativamente poco noto, sapendo anche che una parte di esso è stata finanziata dalla community stessa, giocatori di tutti giorni come me e te, ci fa vedere quanto davvero siano cambiati i tempi. Rispetto a quando i videogiochi erano un fenomeno di nicchia, troppo spesso anche deriso e marginalizzato, se non addirittura demonizzato dai media, abbiamo fatto passi da giganti nel creare numerosissime community unite e compatte, raccolte sotto una sola bandiera, quella del gaming. Un vessillo che, finalmente, viene riconosciuto in tutto il suo valore, non soltanto commerciale, ma anche artistico e persino sociale.