È di nuovo mercoledì, è di nuovo tempo di Genesi. Anche questa settimana la rubrica di iCrewPlay propone una classifica, una classica top 10 of the best, all’inglese, interamente dedicata ad un genere – anche se definirlo genere può essere un pò improprio, come vedremo. Allacciate le cinture, pronti, via: ci immergiamo nel mondo dei videogiochi open world.
Open world: la quintessenza della tecnologia videoludica?
Le opinioni, in quanto tali, sono personali. Dunque tutto quello che segue è altamente opinabile (e lo spazio nei commenti serve proprio a questo); i giochi che sceglierò, l’ordine in cui saranno elencati e le descrizioni che ne darò, saranno frutto della mia esperienza personale.
Per quanto mi riguarda, l’ambientazione open world rappresenta la massima espressione della tecnologia applicata al gaming: mappe enormi, un amplio numero di missioni secondarie per immergersi al meglio nel mondo di gioco, collezionabili per tutti i gusti, esplorazione libera e lunghi viaggi su un mezzo (o un cavallo), c’è qualcosa di meglio per un player?
L’open world, si diceva, non è esattamente un genere. In effetti troviamo avventure free roaming, come si suol dire, di ogni genere: azione, horror, avventura, gioco di ruolo, colonizzazione, chi più ne ha più ne metta. L’open world è una sorta di categoria superiore al genere, per capirci. Non indugiamo però oltre in descrizione e entriamo nel vivo: via alla classifica!
10. Just Cause 4
Subito un paio di istruzioni per interpretare al meglio la top 10: il titolo riportato sarà sempre l’ultimo in ordine di uscita ma spesso il giudizio riguarderà l’intera saga, soprattutto nel caso in cui il titolo sia caratterizzato da più capitoli. Fare una classifica dei migliori 10 è sempre difficile, spesso i videogiochi si equivalgono ma occorre comunque metterne prima uno e poi l’altro. È uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo.
Just Cause è adrenalina e delirio. Rico Rodriguez, una sorta di Action Man contemporaneo sa far tutto e non ha paura di niente. I suoi titoli, di solito ambientati su un’isola e sempre contro un leader criminale – nel 4 si chiama Mano Nera e gli alleati di Rico, i buoni, si fanno chiamare l’armata del caos – hanno una trama scritta senza troppe complicazioni, in fin dei conti il focus è sull’azione, l’adrenalina e le gesta di Superman Rico. Questo è, simultaneamente, un pregio e un difetto a seconda di come si giudichi. A mio avviso, è un pò poco. Ciò non toglie che Just Cause sa essere molto divertente, nella sua esagerazione senza freni.
9. Saints Row 4
Più o meno come sopra ma qui cambia leggermente il background. In Saints Row ci troviamo al vertice di un impero criminale, quello che ci siamo costruiti a partire dalla strada, con la nostra gang dei Third Street Saints. I nostri generali hanno le caratteristiche dei più classici brutti ceffi delle gang americane viste nei film: cattivoni, duri e puri, machi esagerati e, naturalmente, belle donne. Di cliché non ne manca davvero nessuno.
Nel terzo capitolo avevamo già visto più o meno di tutto ma si può sempre fare di più. Deep Silver Volition e High Voltage Software, gli sviluppatori, hanno deciso di rendere il protagonista (il nostro personaggio) Presidente degli Stati Uniti. Però non era ancora abbastanza, dunque si è scelto di aggiungere un’invasione aliena, guidata dal tremendo Zinyak e di dare modo a quest’ultimo di rapire il nostro personaggio. La nostra prigione è una città virtuale, nella quale si combatte utilizzando strani poteri con l’obiettivo di sterminare gli Zin invasori e riconquistare la Terra. Dopotutto la Terra è stata distrutta e in vita resta solo la nostra organizzazione, dunque perché stupirsi?
Saints Row è fin troppo surreale, dunque non per tutti. Per quanto mi riguarda preferisco giochi più verosimili e dunque non è tra i miei preferiti. Sinceramente, però, vogliamo mettere lo stile e l’originalità del titolo? Non ci sono limiti in Saints Row e la fantasia è al potere.
8. No Man’s Sky
Un titolo che non ha convinto tutti. Probabilmente la principale pecca di No Man’s Sky è stata la sua uscita in fase non ancora perfetta. Inizialmente il gioco era di una monotonia mortale, ripetitivo e tendente ad annoiare i suoi giocatori, persino i più dedicati. Poi sono arrivate patch ed aggiornamenti e l’esperienza è migliorata moltissimo.
Il gioco ha un grande appeal tra gli appassionati di fantascienza, com’è inevitabile trattandosi di un videogioco che ci porta a spasso tra le stelle, letteralmente. I pianeti sono generati in maniera procedurale, senza renderci mai consci di quello che ci attenderà, non del tutto almeno. No Man’s Sky è un titolo robusto in termini di durata – almeno 70 ore – e presenta una buona interazione con i personaggi non giocabili. Inoltre, da quando è stato aggiunto il viaggio rapido, il gameplay si è snellito moltissimo.
Il titolo non è solo un open world, è un open galaxy. Chiunque ami tute spaziali, astronavi e alieni esotici, non può non giocarlo.
7. Minecraft
È vero, è un videogioco sandbox. In fin dei conti, però, il sandbox è un open world, dunque eccoci in classifica. Non sono certo un fan del gioco ma ci troviamo di fronte ad un titolo che ha venduto 200 milioni di copie nei suoi 11 anni di vita e se ne capisce il perché. L’unico freno, l’unico limite per un giocatore di Minecraft è la sua immaginazione. L’esplorazione nel gioco è assolutamente stravagante e c’è chi è riuscito a creare intere metropoli, computer funzionanti e statue alte come torri in questo universo a blocchi. Non dovesse bastare, oltre al mondo di sopra si può anche esplorare il mondo di sotto, quello sommerso. In sostanza, potremmo definirlo un open worlds.
Il gioco è praticamente infinito. Le ore di gioco che si possono passare su Minecraft sono potenzialmente interminabili. Basta avere molto tempo libero da passare con il titolo.
6. Watch Dogs 2
Il secondo capitolo dell’open world di Ubisoft appare enormemente migliorato dal primo. La possibilità di girare liberamente per San Francisco e la baia è già notevole, inoltre, trattandosi di un gioco basato su tecnologia e hacking, inevitabilmente le location della Silicon Valley sono molto adatte a farne da cornice.
Rispetto al primo capitolo, nel secondo la storia è molto meno impegnata, non ci sono vendette da portare avanti, soltanto una serie di episodi che Marcus (il protagonista) e i suoi compagni hacker devono superare per accrescere la loro notorietà sulla rete. Naturalmente, da cosa nasce cosa e, così facendo, finiranno per pestare i piedi ad un potente cattivo.
Watch Dogs 2 offre molte più possibilità di personalizzazione rispetto all’1 e in un open world la possibilità di vestire il nostro personaggio con libertà è un elemento molto importante.
La grafica può non essere perfetta ma il gioco è fresco e divertente, soprattutto per le possibilità che dà al giocatore. Chiunque ami l’hacking potrà sbizzarrirsi con i congegni che permettono di piratare telecamere e altri dispositivi elettronici, chi invece se ne cura meno, potrà semplicemente affrontare le missioni ad armi spianate. La scelta è quasi sempre di chi impugna il controller.
5. Dragon Age Inquisition
Abbandoniamo il presente e il futuro per esaminare un titolo ambientato nel medioevo. Dragon Age Inquisition, gioco dalla durata di circa 130 ore, aggiunge un elemento piacevole al free roaming in solitaria sulla mappa; la possibilità di girovagare accompagnati da altri personaggi. I nostri partner non sono solo strumenti di conversazione per renderci più godibili le cavalcate, ma hanno anche utilizzi nelle (tante) missioni secondarie sparse per l’ampia mappa di gioco. Dopotutto, ognuno ha delle abilità personali e allora tanto meglio utilizzarle.
L’ambientazione fantasy di questo open world è curata e godibile e fin dall’inizio c’è la possibilità di esplorare molte aree. In poco tempo, ci si renderà subito conto di quali zone vanno privilegiate e quali si possono tralasciare per ritornarvi più avanti. Nel frattempo, una storia sontuosa e scritta molto bene terrà il giocatore incollato allo schermo. Dragon Age è una saga un pò complessa e dunque può apparire complicato seguirla ma quando se ne resta affascinati, ci si può davvero innamorare.
4. Borderlands 3
Non è difficile descrivere Borderlands. Basta probabilmente dire: armi, armi e ancora armi. Il gioco ruota veramente soprattutto intorno a questo. E perché non dovrebbe dal momento che tutti i videogiocatori amano le armi alla follia? L’intelligente trovata di Gearbox Software è stata l’aggiunta di elementi tragicomici e bizzarri ad uno sparatutto estremamente action, ricco di personaggi e situazioni curiose, a dir poco. Il titolo, sostanzialmente più corto del secondo capitolo, dura fino a 60 ore ma può essere terminato in molto meno se ci si concentra soltanto sulla storia.
La trama vede al centro due gemelli, i quali danno vita ad una setta chiamata “I figli della Cripta”, all’interno della quale riuniscono tutte le bande di Pandora, le quali cominciano a venerarli come fossero delle divinità. I due fratelli sono alla ricerca di una mappa che indichi la posizione di ogni cripta nella galassia, poiché sognano di impadronirsi di tutti i poteri contenuti in esse.
Il gioco si può affrontare in solitaria o in cooperativa e presenta tinte più open world dei suoi prequel. Oltre a Pandora, sarà possibile esplorare altri pianeti e si disporrà di un rifugio segreto che funge da base operativa nella quale riposarsi tra una missione e l’altra e pianificare le prossime mosse.
3. Horizon Zero Dawn
Sul gradino basso del podio troviamo uno dei migliori giochi usciti per PlayStation 4. Siamo nella top three e dunque si comincia a fare sul serio. Horizon Zero Dawn è uno dei giochi più originali mai visti, forse il più originale dai tempi di Bioshock. L’ambientazione è pazzesca: siamo nel futuro ma sembra proprio di essere nel passato. Le macchine hanno soggiogato gli umani, i loro creatori e ora dominano il Pianeta. La natura si è ripresa le città e i pochi uomini ancora in vita si sono organizzati in tribù che sopravvivono cacciando i robot che circolano liberamente e derubandoli della loro tecnologia.
Nei panni di Aloy, una ragazzina predestinata, abbiamo la possibilità di esplorare, cacciando nemici che possono essere anche molto insidiosi e sconfiggendoli per migliorare il nostro inventario. Il mondo di gioco, vasto e diversificato, comprende rovine e architetture intriganti, numerosi personaggi che hanno bisogno del nostro aiuto e robot quadrupedi che possiamo cavalcare per spostarci più velocemente. Progredendo nel gioco e indagando sui misteri degli Antichi, scattando magari qualche foto tramite l’apposita modalità, scopriremo verità inaspettate – ma non troppo – su Aloy e il suo mondo.
Horizon non mi è piaciuto moltissimo, personalmente l’ho trovato un pò monotono e ripetitivo. Ciò non toglie però nulla all’elevata qualità del titolo, tanto in termini di storia quanto di gameplay. Chiunque possegga una PlayStation 4 e apprezzi le possibilità offerte da un open world, deve provare questo gioco.
2. Grand Theft Auto V
Una menzione a parte meritano i titoli della Rockstar. La software house americana è specializzata nella produzione di videogiochi open world: L.A. Noire, Red Dead Redemption, il vecchio ma indimenticato Bully – anche noto come Canis Canem Edit a causa dell’impossibilità di intitolare un gioco “bullo” per questioni di censura – e il principale titolo prodotto dalla grande R: Grand Theft Auto, naturalmente.
Il quinto episodio della serie è un gioco pazzesco. La storia è immersiva, ben fatta e già davvero soddisfacente di per sé, spezzettata in tre parti, una per ogni personaggio del gioco, con il principale dei tre che, al termine della campagna, è chiamato a fare una scelta sanguinosa.
Semplicemente giocando offline si ha già accesso ad un contenuto validissimo e divertente, che racchiude in sé tutte le possibilità caotiche e di guerriglia urbana contro le forze dell’ordine che la saga ci ha fatto conoscere. Oltre a ciò, però, GTA 5 si può giocare anche in maniera più intelligente, se vogliamo, investendo in borsa, acquistando attività e conducendo le missioni principali, ovvero le rapine che scandiscono la storia, in maniera rapida, senza concentrarsi soltanto sulle sparatorie sanguinose che contraddistinguono questo simulatore di vita criminale.
La storia, però, è nulla in confronto al gigantesco comparto online del titolo. Creando un personaggio, si potrà caratterizzarlo a piacimento e prendere parte a qualunque tipo di attività criminale ci sia offerta da Blaine County, la contea dov’è ambientato il titolo, una fittizia California. Si vuole giocare d’azzardo e mantenere un basso profilo? Si può fare; organizzare e portare a termine spettacolari rapine? Perché no; costruire un impero criminale basato su night club e compravendita di merci rubate? Nessun problema. GTA Online contiene anche missioni aggiuntive, fornite al nostro personaggio dai personaggi già conosciuti durante la campagna.
Il gioco è uscito sulle console di scorsa generazione, va molto forte sulle attuali, soprattutto grazie all’impegno profuso da Rockstar per mantenere operativi al meglio i propri server online e uscirà anche sugli hardware di prossima generazione. Sarà il primo videogioco a funzionare su tre diverse generazioni di console. Non che un titolo che ha già venduto 130 milioni di copie, abbia bisogno di molti altri record, comunque.
1. The Witcher 3: Wild Hunt
Per quanto mi riguarda, il primo posto di questa graduatoria è piuttosto scontato. L’attuale generazione di console ha, a mio avviso, uno dei suoi migliori titoli, se non il migliore in assoluto, nel capolavoro di CD Projekt Red. La terza (e ultima, a quanto sembra, avventura di Geralt di Rivia) ha tutte le caratteristiche che un videogioco open world deve avere.
Una storia ricca e profonda, la quale si sviluppa a partire dalle nostre scelte; numerose possibilità di personalizzazione di vestiario ed abilità per Geralt; personaggi interessanti e gradevoli, con i quali ci viene spesso data la libertà di interagire a piacimento, approfondendo come preferiamo il nostro rapporto con essi; missioni secondarie appaganti e ben scritte. Non si può davvero chiedere molto di più.
In giochi di queste dimensioni, naturalmente, i dialoghi hanno il proprio peso. The Witcher 3 contiene moltissime linee testuali e le conversazioni possono rivelarsi frustranti ed interminabili. Ritengo però sia un piccolo prezzo da pagare per un titolo così completo. Similmente, non darei neppure troppo peso alle numerose imperfezioni grafiche che si possono riscontrare girovagando per Novigrad, Skellige o i Regni del Nord. Il videogioco ha già 5 anni e la sua tecnologia non è certo la più avanzata.
In un mondo devastato dalla guerra su tre fronti che contrappone l’Impero di Nilfgaard ai regni del Nord e che vede anche coinvolti, a vari livelli, i commando degli Scoia’tael la vita è molto dura, soprattutto perché anche i mostri chiamano casa questo universo, dopo la Congiunzione delle Sfere che avvia l’appassionante saga dello strigo. Di attività da fare ve ne sono moltissime e il gioco non lascia veramente mai un momento morto. Un mondo imperfetto origina un gioco quasi perfetto, precursore, con ogni probabilità, di tutti i videogiochi open world che usciranno nel prossimo futuro.
Esclusioni illustri
Con questo, giungiamo al termine della selezione di videogiochi open world che vi proponiamo questa settimana. Naturalmente, scegliere 10 titoli è un pò limitante e si è dovuto rinunciare a qualcosa.
Sicuramente molti si saranno aspettati di trovare altri titoli che non sono entrati in classifica o avrebbero voluto vedere il loro videogioco preferito ben più avanti. Ad oggi, però, ritengo che una classifica di open world non possa prescindere dai titoli stilati qui sopra.