COD Warzone ha appena ricevuto la patch che, tra le altre cose, alza il limite di giocatori a 200, quindi gli scontri saranno ancora più cruenti. Questo mi ricorda che tutte le guerre mietono vittime, e quella tra piattaforme non fa eccezioni. Infatti, giocando su PC e avendo saltato l’ultima generazione di console, ho sofferto del trauma più comune di questo conflitto: non poter giocare con tutti i miei amici.
Tra i titoli che supportano il cross play non era ancora comparso quello giusto per trovarci insieme. Poi l’occasione è arrivata proprio COD Warzone, e la musica è cambiata (e dopo sentirete che musica). Suona strano che sia un fps ad averci permesso la reunion, visto che di solito per questo tipo di giochi mouse e tastiera risultano più funzionali rispetto al gamepad, eppure anche giocando in server con utenti connessi via PC devo ammettere che la situazione non è mai stata sbilanciata, mai drammatica – al limite tragicomica, per tutt’altra serie di motivi.
In ogni caso, ci sono delle situazioni tipiche che si ripetono quando gioco con i miei amici. E insieme al loro ripetersi, mi sono venute mente delle musichette che si legano perfettamente alle ca… ehm, alle cose buffe che combiniamo in giro per la mappa.
Dopo questa piccola premessa, inizio con l’ideale colonna sonora che accompagna Ricca, il Bargo e me (a.k.a. Fonta o Fonts) durante le nostre avventure nel cyberspazio bellico multi-platform. Metterò un video e successivamente la situazione che ci si lega, prova a farlo partire per sentire il brano – o parte di esso – mentre leggi.
1 – L’inno del Clan
Ovviamente, io e gli altri, ci siamo riuniti in un clan dal nome discutibile (Azzoo), e per ogni formazione militare di Warzone che si rispetti(?), l’inno è imprescindibile. Ho scelto questo perché il nostro glorioso clan è tutto italiano, come l’Albertone nazionale protagonista del film Finché c’è guerra c’è speranza. Il pezzo abbina un ritmo militaresco a una melodia scanzonata. E infatti anche noi partiamo tutti belli carichi, ecco il giro di messaggi per trovarsi online, ci sei? Sì, ora arrivo, ma Ricca? Boh, non risponde. E quando finalmente formiamo il party c’è l’entusiasmo, la voglia di sparare. Poi però ci perdiamo in mille discorsi sulle missioni da compiere per sbloccare qualche skin, quale arma andrebbe portata un po’ avanti, la selezione dell’operatore figo, cosa abbiamo mangiato… e dopo una decina di minuti qualcuno si rinviene: Scusa, ma hai fatto partire la ricerca? Eh, vai fai partire il matchmaking!
2 – Atterrare uniti. Forse…
https://www.youtube.com/watch?v=wXwz3wCmcTk
Una volta in gioco, scatta la bagarre per decidere il luogo su cui paracadutarci. Visto che siamo un’organizzazione militare ma comunque democratica, abbiamo stabilito una regola per Warzone: a turno, uno di noi sceglie dove andare.
È quella prima fase in cui i buoni propositi discussi prima dell’avvio sono ancora presenti, ma si tratta di un equilibrio fragile, perché già la discesa può separarci, e allora uno di noi potrebbe avere un nemico davanti, facile preda dei primi colpi di pistola. A quel punto, cede subito alla brama della prima uccisione (che sembrerebbe) facile. Non a caso per questi momenti ho scelto The Gonk, presa dalla colonna sonora di Zombi (Dawn of the Dead), usata durante i titoli di coda, quando il centro commerciale è pieno di zombi, metafora del consumatore moderno, e se vogliamo anche di noi soldati di Warzone, presi tra il desiderio di uccisioni semplici e di succulento loot, poco importa se tattica e strategia vanno a farsi benedire. La musica calza a pennello, col suo ritmo a marcetta. Concludo ricollegandomi al discorso non-morti, perché di solito questi exploit finiscono con la dipartita di qualcuno del team…
3 – Warzone in relax
Cos’è successo? Stavolta la discesa è andata liscia. Allora, dopo aver raccolto qualche arma alla rinfusa, ci guardiamo intorno: su Warzone splende il sole, nessuno è atterrato vicino, gli edifici vicini hanno le porte chiuse e le finestre integre.
Non può che partire Bubba Dub Bossa, di Robert Poitevin, presa da Operation White Shark – e quando c’è del loot, siamo tutti voraci come squali – che con la leggerezza del fischiettio iniziale e col suo salire, è il giusto accompagnamento.
Saltare leggiadri fuori dalla finestra della casa appena lootata e potersi buttare privi di preoccupazioni in quella successiva, trovando altro equipaggiamento, con un po’ di fortuna proprio ciò che cercavamo ristabilisce la serenità nel gruppo. Ci scambiamo le armi in totale amicizia, festeggiamo gli oggetti più preziosi tra sorrisi e arcobaleni, in un’atmosfera celestiale. Ormai gonfi di attrezzatura e di soldi, siamo pronti a buttarci negli scontri sicuri di noi stessi, consci di poter affrontare qualsiasi imprevisto: è un bel giorno per giocare a Warzone!
4 – Ma perché?
In Warzone, quando la partita sta andando avanti e in precedenza ci sono state situazioni favorevoli (come ad esempio nel punto precedente), le squadre meno inclini a muoversi in maniera coordinata – clan Azoo presente! – potrebbero cadere in fallo.
Viene spontaneo far partire Spanish Flea, una musichetta perfetta per impreziosire le inspiegabili minchiate che inevitabilmente portano alla morte di qualche giocatore: i giretti solitari in quad per vedere il panorama che terminano con una raffica nella testa, le discussioni sul fuoristrada fermo davanti a un bivio finché un rpg non decide per noi, il parkour tra un tetto e l’altro per dimostrare sia l’abilità nel platforming che nello spiaccicarsi senza aprire il paracadute…
Tutte cose in teoria evitabili, ma che probabilmente per me e i miei amici disadattati non lo sono. E che sia morta tutta la squadra, solo qualche elemento, che si esca dal gulag o meno, sentirsi un po’ babbei e riderci sopra è d’obbligo.
5 – Il re è sull’elicottero
Solo un soldato è ancora in vita, magari uscito dal gulag munito solo di una pistola a elastici. Ma niente è perduto: sulla mappa c’è un contratto most wanted, poco più in là un elicottero.
Missione e mezzo presi, è di nuovo primavera su Warzone. Livin’ in the Sunlight, Lovin’ in the Moon Light di Tiny Tim accompagna le gesta del sopravvissuto, mentre vola con ritrovata allegria, inventandosi manovre azzardate che e itinerari improbabili – ma l’imprevedibilità serve a disorientare il nemico, giusto?
Intanto il resto della squadra se la fa addosso a ogni sparo in lontananza, rischiando l’infarto per i rischiosi e non richiesti virtuosismi del pilota, stretti nella tensione ma consci di una regola d’oro: non si parla al conducente.
La cosa strana è che, spesso, la cosa funziona, Azzoo è di nuovo sul campo di battaglia e a tutti è data una seconda occasione. Grazie Dèi di Warzone, alle volte sapete premiare anche noi babbei.
Il plotone suicida
Abbiamo aspettato troppo e il gas ci ha sorpreso. Ripetere lo stesso giro sul palazzo più volte ha permesso a qualcuno di piazzare del C4 e far saltare le nostre chiappette in aria. Spesso a fregarci sono cose stupide come queste, ma altre volte il triste epilogo è semplicemente parte del gioco: uno scontro a fuoco ci ha visto soccombere, un paio di cecchini ben appostati ci ha seccato durante un passaggio obbligato, mentre eliminavamo una squadra che ci aveva attaccato ne ha approfittato una terza e ci ha uccisi.
La morte e parte della vita, l’importante è aver preso il buono del tempo trascorso sulla terra. E i Monty Python ce lo spiegano in Always Look On The Bright Side Of Life, motivetto che oltre chiudere Brian di Nazareth, è l’ultimo di questa lista ed è perfetto per gli discorsi del dopo-partita. La serata è stata divertente, siamo spesso finiti nella top ten, e poi abbiamo riso e fatto un sacco di cose stupide che non dovremmo ripetere, ma che ripeteremo. Ci siamo divertiti insomma.
Spero che ti sia divertito anche tu. In questo articolo non hai imparato nulla circa le armi, le mappe o qualsiasi altra componente principale di Warzone. Si tratta di un pezzo un po’ scanzonato, come le situazioni che racconta e le canzoni che ci associa, se proprio c’è qualcosa da cogliere è una cosa banale ma che spesso viene dimenticata: si può giocare solo per divertirsi.
Tra un po’ mi trovo con gli altri. Se su Warzone vedi un trio che si infila in situazioni stupide, o che magari ti regala delle uccisioni insperate, controlla se si tratta del clan Azzoo!