Sunday Movie Game è la nuova rubrica che cercherò di tenere qui su iCrewPlay e come dice il nome farò uscire di domenica. Parlerò, manco a dirlo, di film (altra mia grande passione oltre ai videogiochi), ma di quelli che spesso, in passato, nelle mie top ten ho schernito molto volentieri.
Quindi quelle pellicole tratte o che comunque parlano, di videogiochi. Tie in, opere originali…insomma tutto ciò che ha preso ispirazione dalla nostra passione più grande. Partiamo, con questa puntata, che chiameremo #0 o pilot (che fa tanto figo) anche per testare il terreno e vedere se l’idea ti piace. Poi si cercherà di far diventare Sunday Movie Game un appuntamento fisso, almeno finché i miei neuroni riusciranno a sopportare le opere spesso trash che ne sono conseguite.
The Wizard
E questa prima puntata (anzi puntata #0) la dedichiamo ad un film (sì, ok già lo sai perché hai visto titolo e immagine di copertina) il quale , non si sa perché, ogni volta che lo danno in TV ha sempre un ottimo seguito: “The Wizard” da noi conosciuto come “Il Piccolo Grande Mago dei Videogames”. Uscito nelle sale a stelle e strisce il 15 dicembre 1989, in pieno periodo natalizio, altri non è che un gigantesco spot creato da Nintendo, la quale ci aveva messo i soldi per la produzione, travestito da teen movie tipico degli anni ‘80/’90.
Tra le fila del cast, gente che al tempo era davvero ricercata tipo: Fred Savage (che oggi non si vede più, ma ti posso assicurare che il buon Fred si poteva trovare in ogni produzione per la TV o film per ragazzi del tempo), Christian Slater (prima di finire in riabilitazione per aver picchiato la sua ragazza sotto droghe nel 1997 e poi fare Mr Robot), più tanti altri attori che non ti sto a nominare perché probabilmente non li conosceresti.
Vuoi un esempio? Luke Edwards (il protagonista, che ha una pagina di Wikipedia davvero striminzita) e Beau Bridges (il papà del mago dei videogames che ha recitato in tanti altre opere, ma nulla di memorabile).
Nonostante non fosse un filmone (e si vedeva) il titolo è riuscito a portarsi a casa la bellezza di 14.278.900 $ quindi tutto sommato gli è andata bene. Il pubblico, però, non lo guardava per la storia, ma per quello che rappresentava, cioè un approccio diretto del cinema al mondo dei videogiochi, il quale, al tempo, era visto come un passatempo per gente un po’ scema. E poi ci hanno presentato worldwide Super Mario Bros. 3, per me già questo vale il prezzo del biglietto.
California
Il film si apre con un bimbo che probabilmente è scappato di casa. Campo lunghissimo e figurina piccola che si intravede all’orizzonte. È Jimmy Woods, ragazzino di 9 anni che dopo uno scioccante avvenimento della sua vita, la morte della sorella gemella, si rinchiude nel mutismo più totale. Nonostante questo, spesso prova a scappare e andare in: “Califooorniia” come dirà al poliziotto che lo riporterà a casa.
Qui incontriamo la mamma di Jimmy, vestita in un classico outfit anni ’80 tipico di chi soffre di daltonismo e il personaggio è di un’importanza tale che non ricordo il suo nome, ma soprattutto non è nemmeno citata su Wikipedia tra i componenti del cast, il che è tutto dire. Il suo secondo marito le consiglia, per usare un eufemismo, di rinchiudere il piccolo Jimmy in un istituto, perché crea solo problemi (a me sembra tanto pacifico questo bimbo).
La notizia arriva all’orecchio dei fratelli di Jimmy: Corey e Nick (rispettivamente interpretati da Fred Savage e Christian Slater) che provano a parlarne con il papà ed ex marito della tipa vestita di giallo di prima, Sam Woods (interpretato da Beau Bridges). Mentre loro discutono della cosa, Sam inizia a fare il padre modello cercando cucinare per loro, perché non si può campare di pizza e hamburger (sì, ma nemmeno con quello schifo che hai tirato fuori tu dal forno). I tre litigano: i due fratelli vogliono far uscire il fratellino silenzioso dall’istituto in cui è stato rinchiuso, mentre il padre se ne frega altamente.
A questo punto la scena si sposta su Corey Woods che, affidandosi alla sempre sicura pratica del lancio delle freccette su una cartina per sapere dove poter andare, decide di scappare di casa, andando prima da Jimmy per salvarlo.
Riesce a portarlo via, ma non prima di essersi imboscati dentro un camion che porta merendine nei vari supermercati, fino ad una stazione degli autobus. E già che sei li due crostatine non te le mangi? Ma certo che sì!
Qui facciamo la conoscenza di Haley (Jenny Lewis) ragazza che non si capisce se sia scappata pure lei di casa oppure ha semplicemente dei genitori sciagurati che la fanno andare tranquillamente da uno stato all’altro da sola, nonostante abbia al massimo 10/11 anni.
Mentre Corey cerca di fare i biglietti per partire per la California, lascia il piccolo Jimmy occupato a giocare “al Doppio Drago” (metter qui emoji del facepalm). Scoperto che i soldi non sono sufficienti nemmeno per fare mezzo chilometro e dopo essere stato quasi beccato da un poliziotto che si faceva gli affari propri, scappa insieme a Jimmy sul retro della stazione degli autobus, prima però c’è sempre il tempo di vedere il punteggio fatto dal fratellino ed esclamare: “50000 punti al doppio drago?!” e qui inizia a sgridare il bambino chiedendogli come ha fatto (caro Corey, sappi che io facevo molto di più al “doppio drago” come lo chiami tu).
Vengono raggiunti da Haley, la bambina sciagurata di prima, che gli chiede molto gentilmente: “Se non mi dite che succede mi metto ad urlare”. Lei, che ha i biglietti per andare in California, mentre il duo non ha un soldo bucato in tasca, ma vogliono comunque andare nella terra dei surfisti americani. Quindi decidono di sfidarsi ai videogiochi. Chi perde paga e parte verso l’infinito ed oltre. Jimmy straccia Haley, che probabilmente non era tutto sto gran che a Double Dragon, ma l’autobus parte e tutti e tre restano a piedi.
Tuttavia da dinamico duo, questo si trasforma in un fantastico trio (sort of…) e in una tavola calda, mentre Jimmy si diverte a giocare a Ninja Gaiden, Haley propone a Corey di farlo partecipare al campionato nazionale di videogiochi, con un primo premio di 50000 $. Se vince si fa a metà (sai quanti videogiochi ci prendi con 50000 $?). I due accettano, anzi solo il fratello più grande, dato che il povero bambino muto non ha diritto di parola e fa tutto quello che gli viene detto.
Nel frattempo i genitori adottivi si accorgono della sparizione di Corey e Jimmy (era anche ora, se io a 9 anni stavo fuori 15 minuti in più a giocare, mia madre avrebbe subito chiamato esercito, pompieri, carabinieri, FBI, CIA e forse anche il KGB) e decidono di assoldare il signor Putnam (Will Seltzer) un cacciatore di bambini esperto in questo tipo di casi. Il padre non ci sta e decide di partire, insieme al figlio più grande, per trovare Jimmy e Corey prima dei “professionisti”: “Che tu campi sulle disgrazie della gente!” (se tu fossi stato un padre più presente, magari tutto sto casino non sarebbe successo…così per dire eh!).
Il viaggio di Sam e Nick Woods (padre e figlio) inizia e qui, oltre a scassare la macchina di Putnam e fare volontari incidenti, Nick tira fuori un vecchio NES rotto, che riesce ad aggiustare e collegare ad un televisore di un motel. Si mette a giocare a Tartarughe Mutanti Ninja, facendo appassionare anche il padre, dando il messaggio che i videogiochi sono per tutti (che poi il primo gioco delle Turtles era qualcosa di così punitivo che davvero Dark Souls in confronto è il gioco di Mio Mini Pony, quindi non l’ideale per iniziare).
La scena si risposta sui tre ragazzini, che iniziano a sfidare mezza West Coast americana per riuscire a raccattare i soldi per arrivare alla tanto agognata California. Durante il girovagare, oltre che incontrare dei “commessi viaggiatori” (se non l’hai capito il doppiaggio, della prima versione, lascia parecchio a desiderare) e dei bulletti poco raccomandabili, vengono a conoscenza di un ragazzino ancora più bravo di Jimmy: Lucas.
Arrivati a casa di Lucas (Jackey Vinson ed è inutile che cerchi, manco lui ha una pagina di Wikipedia dedicata), lui gli dice di essere forte a tutti i giochi per Nintendo NES, ma soprattutto mostra quello che per noi ragazzini dell’epoca era qualcosa di altamente pornografico, il Power Glove, da lui chiamato Guanto Magico (…ma perché?). Capiamoci subito, il Power Glove era fighissimo da vedere, era meraviglioso come concept, ma non funzionava per nulla, anzi. Quello che fa vedere Lucas a schermo è quanto di più truffaldino si possa pensare, pubblicità ingannevole signora mia, che glielo dico a fare?
Dopo che Jimmy scappa, Corey difende Haley dalla marpionaggine dell’odioso fenomeno dei videogiochi armato di Guanto magico, i tre si ritrovano quindi in un Drive In abbandonato a passare la notte. Al mattino Corey vuole mollare tutto e tornarsene a casa, ma Jimmy, con un filo di voce, gli dice: “Corey io non voglio mollare”. Momento sentimentale arrivato, i tre si abbracciano, lacrime a fiumi che scorrono e parte dedicata al “volemose bene” come se non ci fosse un domani.
In un modo o nell’altro i tre arrivano a Reno, “la piccola città più grande del mondo” (una Las Vegas in miniatura per capirci). E qui inizia l’addestramento di Jimmy per fargli giocare a tutti i titoli che non conosce. Mentre Jimmy gioca come un dannato, Haley spende milioni di dollari in telefonate alla hot line di Nintendo che ti diceva come passare i livelli (sì, esisteva per davvero), Corey, invece, supervisiona il tutto, un modo elegante per dire che non fa nulla.
Arriviamo al giorno della competizione “il Video Armageddon”. Fiumi di ragazzini in tipico look anni ’80 (quanto erano meravigliosi gli anni ’80) si contendono lo scettro del più grande, sfidandosi a diversi giochi. Alla finale arrivano in tre: Lucas, una ragazzina che non serve a nulla e, manco a dirlo, Jimmy. Qui il presentatore annuncia in pompa magna che il gioco della finale sarà un vero e proprio inedito. Un titolo a cui nessuno ha mai giocato: Super Mario Bros. 3.
Immaginati la scena di noi piccoli giocatori del tempo, senza internet, con le riviste contate perché troppo giovani e dipendenti dal portafoglio dei genitori, i quali vedevano l’acquisto di quelle meraviglie fatte di carta, con cattivissimo occhio. È come oggi vedere, per una ragazzina, il proprio idolo di turno, con isterismo generale e fiumi di: “lo voglio” e di “ma quando esce?”. Mio padre probabilmente mi ha odiato al tempo per quanto gli ho chiesto: “il Super Mario del film”. Poi me l’ha comprato, grazie papà!
Non divaghiamo. Il punteggio non mai capito molto bene come lo calcolassero, col tempo ho capito che vinceva chi arrivava più lontano. Lucas è in vantaggio, Jimmy perde un paio di vite come il peggio principiante, tuttavia, non si sa come, non si sa perché, riesce a prendere il fischietto per fargli saltare i livelli e arrivare al mondo 4, quello dei giganti, che come concept e desing piaceva a tutti.
Al fulmicotone Jimmy vince, porta a casa i soldi e con 50000 $ in saccoccia tutta la famiglia si riunisce e torna a casa, non prima di fermarsi, però, nei luoghi di un viaggio che Jimmy aveva fatto insieme alla famiglia qualche anno prima, insieme alla sorella defunta. Altro momento strappalacrime e fine del film.
Guardarlo oggi
Guardare oggi il Piccolo Grande Mago dei Videogames, sicuramente, non ha il fascino che aveva qualche anno fa, quando mio zio mi portava a casa la VHS dal videonoleggio vicino alla pizzeria dove lavorava, tuttavia è un bel tuffo nei ricordi, paradossalmente rovinato dal ridoppiaggio.
Questo ha, sì, sistemato quello originale, fatto da gente che non aveva la più pallida idea di come fosse fatta una cartuccia del primo Nintendo, tuttavia ha tolto un po’ di quella nostalgia che arieggiava nel pellicola. Battute come: il “doppio drago”, le “tartarughe mutanti ninja”, la “valle dei fantasmi” e il “guanto magico“, sono state sostituite da termini più consoni ed esatti. Della serie: Si stava meglio quando si stava peggio.
Tuttavia ogni giocatore anni ‘80/’90 che si rispetti, se lo danno in TV, sicuramente lo riguarda più che volentieri, anche giusto per farsi un viaggio nei ricordi e ripensare a come ha scoperto il trucco per saltare i livelli in Super Mario Bros. 3.
Curiosità
Il film, oltre a questo, si porta dietro una buona dose di easter egg e curiosità che magari non sai, ma sono di lodevole menzione:
- Quando Jimmy gioca ai vari cabinati di Double Dragon e Ninja Gaiden, queste sono per Nintendo NES e non, come nel caso di Double Dragon, le versioni, ben più raffinate, da sala giochi. Però c’è da dire che questi potevano comunque essere giocati in sala nelle loro versioni Nintendo NES grazie ai cabinati Playchoice 01.
- Nintendo fu aspramente criticata al tempo per aver messo troppo product placement nel film, il quale, a conti, fatti era uno spot gigantesco della durata di due ore. Critica che non condivido, visto che la grande N ci mise i soldi per produrlo.
- Durante il film viene più volte mostrata la rivista Nintendo Power, il più famoso magazine dedicato al mondo Nintendo del tempo.
- Il Video Armageddon non è mai esistito, tuttavia dopo questo film, Nintendo iniziò a cullare l’idea di creare campionati di videogiochi proprio come nel film.
- Nella versione originale del film, quando Lucas finisce la partita con il Power Glove, dice: “Power Glove, it’s so bad!”. Questo è lo stesso slogan usato da Mattel per pubblicizzare la periferica.
- C’è una comparsata di un giovanissimo Tobey Maguire (lo Spiderman di Sam Raimi) verso la fine del film, come uno dei ragazzini che Lucas si porta dietro.
- Tutta la pellicola venne creata per presentare in USA il gioco Super Mario Bros. 3, uscito l’anno prima in Giappone e pubblicato nella terra a stelle e strisce due mesi dopo l’uscita del film.
- Haley, quando Jimmy si allena per il campionato di videogiochi, chiama un numero a pagamento che chiariva ai giocatori come superare determinate parti di livello. Questo era un centralino di Nintendo, realmente esistente, ma che costava tantissimo a livello di tariffazione, paragonabile ai nostrani 166, 199 o 899.
- Il Video Armageddon è ambientato agli Universal Studios che, insieme a Nintendo, produssero e distribuirono il film. Quindi all’interno della pellicola, oltre al product placement di Nintendo c’era anche quello di Universal.