Abbiamo parlato, circa un mesetto, fa di come Nintendo non sia sempre stata questa casa di produzione infallibile. Quindi no, ogni cosa che fa o che tocca Nintendo non si trasforma come per magia in oro. Tuttavia non abbiamo mai parlato degli altri, dei competitor della casa di Kioto. Sono immuni al fallimento? Spoiler: no, nessuno lo è.
Sony e la sua PlayStation nasce come un azzardo, una ripicca alla grande N che nei primi anni ’90 fece saltare un accordo già fatto, ma peggior cosa di tutte, la figuraccia che ne conseguì e si sa che i giapponesi, con la cosa dell’onore, sono particolarmente permalosi. Una storia di rivincita, che fruttò particolarmente bene. Ma in più di 20 anni di attività Sonara è andato tutto liscio come l’olio? Manco per nulla. Quindi, dopo aver scritto 10 cose che Nintendo vorrebbe farti dimenticare, eccoti 10 cose che Sony vorrebbe farti dimenticare.
Il disclaimer per i dirigenti Nintendo è valido anche per quelli Sony: Volete che togliamo questo articolo dal sito? Benissimo, si può fare, ci si mette d’accordo, basta una fornitura vitalizia di console e giochi per me e miei compari di redazione, fino ad allora l’articolo resta online.
Il Six Axis
Diciamoci la verità il controller PlayStation è molto comodo da usare e, probabilmente, era il migliore almeno fino alla seconda incarnazione della console. Tuttavia dalla tre in poi abbiamo avuto discreti disastri sia con Dualshock 4 e i suoi gommini che si spellavano, ma soprattutto con il Six Axis.
Creato per dare ancora più coinvolgimento al gioco, questo joypad, doveva ricreare i nostri movimenti a schermo senza la pressione di nessun tasto…mmm ricorda qualcosa, vero? Il WiiMote di Nintendo che, paradossalmente, arrivò dopo. Anche se c’è da dire che il concetto alla base, pur essendo simile, era diverso nello svolgimento.
Tuttavia, non divaghiamo. Semplicemente la precisione dei controlli in movimento era inesistente, mal supportata dalle case di produzione (le quali li inserivano in qualche feature minore), ma soprattutto i giochi che lo utilizzavano in maniera massiccia, fecero uscire una patch per togliere i movimenti dati dal Six Axis dopo pochissimo (si Lair, sto parlando proprio di te). Altra cosa, che non fece impazzire gli appassionati Sony, fu il fatto che per integrare questa tecnologia i primi controller spediti con la console non avevano la vibrazione, tanto amata dai giocatori e ormai diventata un punto fermo del gaming moderno.
PlayStation Vita
La PlayStation Vita, la meravigliosa PlayStation Vita voglio aggiungere. Ne ho parlato parecchie volte in passato con questi listoni in cui ti accennavo ai giochi da evitare come la peste e quelli da recuperare a tutti i costi. Sulla carta la seconda console portatile di Sony era la terra promessa del gaming portatile. Una potenza di calcolo inimmaginabile, la quale dava una grafica che tiene botta ancora oggi, ma che soprattutto sfiorava quella di PlayStation 3.
Che cosa potrà mai andare storto…beh diciamo tutto. In primis il marketing: Sony, diciamocela tutta, ci credeva poco e questo lo si può ben vedere dalla pubblicità fatta. Solo il primo anno si sapeva dell’esistenza di questa console, poi il nulla. Secondo poi la mancanza di una vera killer application sullo stile di Grand Theft Auto: Liberty City Stories per PlayStation Portable (PSP per gli amici).
Sì, verissimo su Playstation Vita c’erano una marea di ottimi giochi, ma nessuno con l’appeal giusto che la facesse esplodere. Tuttavia se sei un appassionato di JRPG qui si va proprio alla grandissima e infatti in Giappone, terra dove sono particolarmente in fissa con questo genere, PlayStation Vita ha avuto un successo nettamente maggiore.
Le Memory Card per PlayStation Vita
Oltre a quanto detto sopra, c’è un altro aspetto di PlayStation Vita che mise una pietra tombale su di essa, l’utilizzo di un formato proprietario per le memory card, ma soprattutto il suo costo. Ecco, questa è stata una mossa controproducente, dettata dall’avidità dei dirigenti in Sony, quindi a dirla tutta ve la siete proprio cercata.
Se da una parte abbiamo il DS e la sua evoluzione 3DS che facevano uso di semplicissime schede SD, praticamente le stesse delle macchine fotografiche, perché tu Sony mi devi vendere a tutti i costi un pezzetto di plastica che funziona solo sulla tua console? Ed inoltre, se mi devi vendere a forza questa memory card, non potresti essere meno avida e darmela ad un prezzo più popolare? 50 € per 8 GB nel quali ci stanno si e no 2 giochi? Seriusly?
EYE Toy
In molti pensano che il Kinect di Microsoft sia stato il primo approccio al movimento videoludico grazie all’ausilio di una telecamera. Nulla di più sbagliato, Sony ci aveva già pensato e provato ai tempi della PlayStation 2. È bastato prendere una web cam, ma di quelle pessime, fatte male e con mezzo pixel di risoluzione, schiaffargli un disco contente una serie di minigiochi che nemmeno quelli per bambini sul cellulare e finire il tutto con un’imprecisione snervante. Di notte ho ancora gli incubi sul gioco del lavavetri.
Playstation Move
Se Nintendo sta facendo soldi a palate questa idea geniale del WiiMote, ovvero una bacchetta con un giroscopio all’interno in grado di captare i movimenti del giocatore e a te Sony, con il tuo Six Axis (vedere posizione sopra), è andata molto male con un mezzo fallimento, non ti resta che inseguire.
Ma come si può fare per non far urlare il mondo al plagio spudorato senza dare troppo nell’occhio? Beh, basta attaccarci una lampadina alla fine. No, cara Sony, non funziona così. I giochi che ne fecero utilizzo erano pochissimi, molto scarni e anche provare a forzare le esperienze con titoli di un certo livello, tipo Heavy Rain, si è rivelato un mezzo disastro. Inserire il gettone e riprovare.
Playstation Home
Immaginati la scena. Siamo agli albori dei social network, Facebook si sta affermando come piattaforma social di massa, Instagram ancora non è proprietà di Mark Zuckenberg e Twitter, dall’alto dei sui 140 caratteri di scrittura, prova a mangiare quote al faccialibro. C’è posto per un altro competitor? Mah, direi di no.
Sony, però, se ne frega, fa uscire questa versione taroccata di Second Life, ma non la supporta per nulla (questa cosa di far uscire le cose e poi non supportarle è un vizio di Sony). Infatti dopo aver creato il tuo avatar, esserti arredato il tuo appartamento, dove poter accogliere altri giocatori, cosa si può fare? Nient’altro. Anzi è pure peggio. Il bug era dietro l’angolo, visto che per tutta la vita di Playstation Home si è sempre stati in beta.
Non solo questo, gli utenti mal digerivano il fatto che per fare anche la minima cosa si dovessero utilizzare soldi veri. Ok mi compro il cappellino, lo indosso e poi? Qual è lo scopo del gioco? Social Network? Simulazione di vita? Non abbiamo fatto in tempo a dare una risposta a queste domande: i server furono chiusi nel 2015.
Playstation Classic Mini
PlayStation Classic Mini è probabilmente il fallimento di Sony più recente. Nata grazie al filone delle console Mini Classic inaugurate da Nintendo, questa console altri non è che un gingillo auto celebrativo, dove avremo 20 giochi pre caricati presi dalla sconfinata libreria della prima PlayStation.
Capiamoci non sono contro queste mini console, anzi, ne ho comprata pure qualcuna come accrocchio con cui giocare nei momenti di noia (sì, anche la PlayStation Classic Mini), ma come tutte le cose, devono essere fatte con criterio. Ecco la PlayStation Classic Mini non è fatta così. Qualità costruttiva ottima, bellissima da vedere e magari da esporre su una mensola come gadget celebrativo, è l’interno il vero problema.
Per prima cosa fa utilizzo di un software di emulazione gratuito, che possiamo tranquillamente trovare nei peggiori siti di roms che la rete ha da offrirci, il PCSX; secondo, la scelta dei giochi è particolarmente discutibile e mancano pezzi storici della libreria PlayStation (Gran Turismo 1 e 2 su tutti) e terzo, il costo all’uscita di ben 100 € (anzi 99,99 €).
Una console che nasce con un concetto sbagliato, sembra quasi che già sapessero che gli hacker ci avrebbero messo mano, dando l’opportunità di aggiungere altri titoli e infatti così è stato. Oggi spesso si trova nei cestoni delle catene della grande distribuzione al prezzo di una pizza capricciosa, una birra e un pacchetto di sigarette. Così forse è accettabile, a prezzo pieno no!
L’Xperia Play
Playstation Portable (per tutti PSP) fu quello che gli americani chiamano “groundbreaking”, ovvero la prima e l’unica in grado di andare a rosicchiare quote di mercato a Nintendo con il Gameboy prima e DS dopo. Dopo di questo ci fu la sua evoluzione la PSP Go, bella, anzi bellissima, ma troppo avanti con i tempi e il non avere la possibilità di mettere nessun supporto fisico fu un grave handicap, ma applauso a Sony per averci almeno provato (tra l’altro a distanza di anni è diventata la console preferita dai modder ed è continuamente utilizzata come banco di prova).
Insieme a PSP Go, viene presentato anche L’Xperia Play, il primo cellulare Android in grado di poter far partire giochi PlayStation, in maniera nativa e quindi senza l’ausilio di alcuna emulazione, ma che soprattutto avrebbe ospitato alcuni titoli espressamente dedicati per lo smartphone…ah e poteva anche telefonare, ma quello serve a poco.
Forma particolare e mai vista con lo slide, il quale nascondeva dei controlli fisici (quindi estremamente simile a PSP Go), questo smartphone, creato in collaborazione con Ericsson (prima della scissione, Sony e Ericsson facevano cellulari in collaborazione sotto marchio SonyEricsson), aveva un grosso difetto: la memoria. 500 mb di ROM erano davvero troppo pochi per poter installare sopra giochi e applicazioni.
Questo obbligava il consumatore e prendere una micro sd aggiuntiva. Infine, oltre a questo, i tanto decantati giochi, i quali erano stati sbandierati ai quattro venti, non uscirono mai! Solo un picchiaduro con Bruce Lee, che veniva dato insieme allo smartphone, vide la luce. E nemmeno le riedizioni dei giochi per la prima PlayStation vennero mai pubblicati eccezion fatta per il primo Crash Bandicoot.
Al povero utente che aveva preso la console, con la scusa del cellulare da poter utilizzare anche nel tempo libero, non rimase altro che la strada dell’illegalità per giustificare l’acquisto. PS, chi scrive l’ha comprato al day one.
Il prezzo di lancio di PlayStation 3
Oggi si fa parecchia speculazione sul prezzo di lancio della nuova console che corrisponderà al nome di PlayStation 5. C’è chi dice che sarà 699 €, altri affermano 399 € e diciamola tutta non ci si capisce più nulla. La cosa più saggia sicuramente è aspettare un annuncio ufficiale da parte di Sony e stare a vedere che succede.
Ma quando uscì la terza incarnazione della console, questa fu annunciata in pompa magna alla bellezza di 599 $. Un prezzo davvero spropositato per gli standard dell’epoca, parliamo pur sempre del 2006. Prezzo giustificato dal fatto che montasse un lettore blueray e componenti di PlayStation 2 per la retro compatibilità, mossa sulla falsariga del monolite nero della generazione precedente il quale aveva un lettore DVD completo. I film in blueray, tuttavia, diciamo le cose come stanno, non hanno mai avuto l’appeal dei DVD.
Non solo questo, proporre la console ad un prezzo così alto fu un clamoroso autogol, anche per la presenza di una certa Xbox 360, lanciata l’anno prima, alla ridicola cifra di 299 $ per il modello base (399 $ per la Elìte). Questo costo spropositato fece perdere tantissimo terreno a Sony, specialmente nei primi anni, con conseguente e massiccio abbassamento di prezzo nei mesi successivi al lancio.
L’attacco al PSN del 2011
Chiudiamo con probabilmente il più grande fail della storia di Sony. L’attacco avuto da parte di Anonymus nel 2011. Siamo nel 2009, un giovanissimo e talentuoso hacker riesce a bucare la console della compagnia giapponese la quale aveva speso fior fior di milioni nel rendere la sua macchina invulnerabile. All’anagrafe George Hotz, per la rete invece è Geohot, divenuto famoso qualche anno prima per essere riuscito a far partire software non ufficiale e pirata sugli iPhone di Apple.
Beh, riesce a fare la stessa identica cosa anche con PlayStation 3 e tutto finisce in tribunale con Sony che fa causa a Geohot e alla sua passione di bucare le macchine altrui, con l’accusa di uso improprio del mezzo. Anonymus, noto gruppo attivista, non ci sta e tiene in ostaggio per diversi giorni Sony e il suo PSN, con le nostre carte di credito registrate comprese. Sony veramente non sa che pesci pigliare, spegne i server dopo tre giorni, fa mea culpa accampando scuse (cose del tipo: “è colpa di chi doveva fare manutenzione ai server”) e dona la possibilità, agli utenti che non hanno potuto collegarsi di ricevere un gioco in regalo.