(Attenzione allerta spoiler sulla trama!)
Ellie e Abby sono due facce della stessa medaglia, ovvero la vendetta, che è alla base di The Last of Us Part 2. Essa è la causa scatenante di tutto, che inizia quando Joel pur di salvare Ellie dalle Luci decide di uccidere tutti, senza riflettere, senza pensare alle singole vite che ha spezzato. E’ proprio da lì che parte tutto, da quella sala operatoria, da quel corridoio dell’ospedale che ci ritroviamo a dover ripercorrere più di una volta, quasi fino alla nausea durante l’avventura, nei panni di Ellie, Joel ed Abby.
La prospettiva
Una delle caratteristiche principali di The Last of Us Part 2 è la prospettiva, colei che ci permette di immedesimarci, empatizzare e capire, o almeno provarci. Questo vale per tutti coloro che non hanno compreso realmente il motivo che ha portato i vari personaggi a compiere le proprie scelte.
Joel ha dato inizio al circolo di vendetta, ma non lo si può incolpare per aver fatto di tutto pur di salvare la persona a cui tiene di più, a costo di lasciare l’umanità a marcire tra le spore; è stato egoista, ma tu cosa avresti fatto al suo posto?
L’azione di Joel ha spinto Abby a cercare vendetta per il suo amato padre più che per aver fatto perdere all’umanità la possibilità di una cura. Anche lei ha fini egoistici che portano, con la brutale morte del protagonista della prima serie, a scatenare l’ira di Ellie. Però a differenza di Joel, la donna soldato si è concentrata solamente su di lui e ha lasciato vivere gli altri, mostrando più umanità. Non è stata sicuramente apprezzata, scatenando un desiderio di vendetta nei giocatori quasi alla pari di quello di Ellie, almeno fin quando non si arriva a doverla impersonare, ricominciano con lei i tre giorni a Seattle. Anche tu hai odiato quel momento, aspettando ansiosamente di poter riprendere i panni di Ellie?
Ricomincio da capo
Durante i tre giorni con Ellie a Seattle la voglia immensa, quasi febbrile di trovarsi Abby davanti e farle subire nei modi più brutali ciò che ha fatto a Joel è inevitabile. I giorni sono quasi un’agonia, tante emozioni continuano a mescolarsi dentro, e una volta passato il lungo calvario, quando ci si ritrova finalmente faccia a faccia con il soldato della WLF, ricomincia tutto da capo, ma questa volta dalla prospettiva di Abby, scatenando una certa rabbia nel giocatore.
Ripercorrendo man mano i suoi passi e i suoi ricordi si possono capire i motivi che l’hanno spinta a quella ripicca, a cercare in lungo e in largo quell’uomo che ha ucciso suo padre.
Nei tre giorni a Seattle la donna trova anche una specie di redenzione, grazie a Lev e Yara, i due serafiti che la salvano dalla morte, considerati acerrimi nemici dei Lupi. Abby riesce a liberarsi dal quel sentimento di angoscia che sembra seguirla, iniziando a provare affetto verso i due fratelli, che proteggerà anche a costo di mettersi contro la propria gente e il suo capo Isaac. Grazie a questo insieme di fattori piano piano i sentimenti ostili verso questo personaggio spariscono e si inizia a simpatizzare con lei.
Flashback
I flashback sono fondamentali in The Last of Us Part 2, ma particolare rilevanza ne hanno due.
Durante il gameplay di entrambe le protagoniste è presente un ricordo fondamentale che le mostra durante la loro infanzia legate alla figura paterna. Per Abby quel momento avviene quando con il padre libera la zebra dalla trappola e ci mostra dopo il fatidico momento dell’ospedale dal suo punto di vista; per Ellie quando, nel giorno del suo compleanno, Joel la porta a visitare un museo abbandonato, che ci catapulta indietro nel clima del primo The Last of Us che abbiamo tanto amato.
Per chi tifare nello scontro finale?
Una volta finito di percorrere i giorni da entrambe le parti e conosciuto le motivazioni di entrambe, da che parte stare?
Ellie però non conosce le vere cause della vendetta di Abby, pensa che sia causata dalla perdita della cura, se avesse saputo le vere motivazioni si sarebbe fermata?
Abby al contrario di Ellie è riuscita a mettere da parte la vendetta, nonostante la seconda abbia ucciso tutti i suoi amici decide di risparmiarla, di rompere il cerchio, di abbandonare quella vita e ricominciarne una nuova con Lev a Santa Barbara. Ellie invece non riesce ad andare avanti e vivere felicemente con Dina e JJ, un po’ per via dei ricordi che la tormentano e un po’ per Tommy che la sprona a continuare a seguire la strada della vendetta. Decide quindi di abbandonare la fattoria felice alla Clint Barton e proseguire quel cammino. Scelta che non ho apprezzato ritenendomi più vicina ad Abby, ma che nonostante tutto ha portato alla salvezza dell’ex membro della WLF: se Ellie non avesse scelto di inseguirla fino a Santa Barbara, Abby e Lev sarebbero morti impalati in quella spiaggia inquietante, questo mostra quanto le loro vite siano inevitabilmente collegate.
I due personaggi sono diversi ma uniti da sentimenti simili che però provano in modo diverso: hanno perso entrambe una persona cara, ma in fondo Ellie è solo una ragazzina di 19 anni che si lascia dominare dai sentimenti di odio e da quella voglia di ribellione tipica dei ragazzi, Abby invece è una donna più grande con alle spalle di sicuro molte più esperienze che l’hanno aiutata a controllare di più, anche se non del tutto, le sue emozioni.
Scegliere da che parte stare è difficile, io personalmente mi sento più legata ad Abby dopo le vicende dell’ultimo capitolo, per quanto riguarda Ellie la preferisco da bambina come in The Last of Us e nei ricordi, ancora allegra e spensierata (per quanto lo si possa essere in un mondo post-apocalittico dominato da infetti) che prende in giro Joel e mette cappelli su scheletri di dinosauri.