Lo sviluppatore di Necrobarista è Route 59, un team indie australiano con sede a Melbourne. Route 59 si è da sempre occupato di Visual Novel dallo stile dinamico e alternativo. Tutto inizia nel 2015 con lo sviluppo di Project Ven, un gioco narrativo 3d molto particolare sviluppato con Unity. Il titolo vince un premio per la miglior narrativa al Freeplay Independent Games Festival 2015 e apre la strada per delle sponsorizzazioni fondamentali da parte di Film Victoria e del Royal Melbourne Institute of Technology.
E’ grazie a questi finanziamenti che comincia lo sviluppo del primo progetto commerciale del team, Necrobarista, supportato dall’editore indie cinese Coconut Island Games e dal distributore giapponese Playism, responsabile tra l’altro della pubblicazione di Bright Memory, D4 e La-Mulana 2.
Con un bel bagaglio di premi e riconoscimenti, ricevuti per la propria attività, Route 59 sbarca con la sua prima opera aperta al grande pubblico su Steam, GOG e Apple Arcade. Qui su iCrewPlay abbiamo avuto l’opportunità di giocare con la versione disponibile per la piattaforma di Valve. Vediamo insieme cosa ci ha riservato il titolo in questione.
La storia è tutto
Ti chiami Kishan e sei morto. Brutta situazione vero? Piove e ti ritrovi in un vicolo buio di Melbourne. L’unico punto di riferimento è uno strano bar, il Capolinea, il cui ingresso è illuminato in maniera innaturale. Entri, non hai molte alternative dopo tutto. Una volta dentro, tuo malgrado farai la conoscenza di Maddy, la nuova scorbutica proprietaria, Chay, suo gioviale mentore ed assistente, Ashley, una ragazzina geniale ed incontenibile e Ned, un losco figuro fissato col rispetto delle regole.
Il bar ha alcune caratteristiche peculiari: il locale è aperto sia ai vivi che ai morti, i defunti hanno massimo 24 ore per sostare, in attesa di muoversi verso il piano di esistenza successivo, la caffetteria nasconde elementi magici e frammenti di memoria, nei sotterranei capita di giocare d’azzardo scommettendo le proprie ore e il caffè, grazie all’eccellente qualità dei chicchi, è davvero ottimo!
La storia è tutto, o quasi: ci troviamo infatti di fronte ad una visual novel, un racconto interattivo dove un’alternanza di immagini e testi contribuisce ad immergerci nell’universo narrativo del titolo. Va sottolineato lo sforzo di Route 59 nel creare un’esperienza decisamente più coinvolgente rispetto a quanto solitamente offre il mercato. Una grafica completamente 3d offre inquadrature dinamiche, accenni di animazione ed un’immersività molto più profonda rispetto alle solite immagini statiche.
Anche il modo in cui vengono gestite le righe di testo è decisamente più dinamico rispetto alla norma e tende a distinguere tra frasi fuori campo e momenti di introspezione. Nonostante le buone intenzioni devo ammettere che a volte si crea un po’ di confusione nel capire a chi vada attribuita una determinata affermazione e capita, seppur raramente, che alcune frasi finiscano tagliate fuori dallo schermo.
La giocabilità del titolo si riduce per l’80% del tempo nel cliccare per far avanzare le scene e quindi la trama del gioco, la quale è molto godibile anche grazie ad un’ inaspettata traduzione in lingua italiana, che, pur difettosa in alcuni punti, permette anche ai non anglofoni di comprendere la grande mole di testo. L’unica variazione sul tema corrisponde a delle pause tra un capitolo e l’altro, in cui saremo lasciati liberi di girovagare per la caffetteria con una visuale in prima persona e senza alcuna interfaccia a schermo.
Anche in questa fase però non avremo la possibilità di fare granchè: tramite mouse e tastiera potremo infatti camminare, guardarci attorno ed interagire in maniera molto semplice con degli oggetti che, se in possesso di determinati collezionabili sbloccabili con l’avanzare della narrazione, riveleranno degli approfondimenti relativi alla storia e ai suoi personaggi. Ho notato che in questi frangenti la velocità della camminata è un po’ troppo elevata e ciò rovina parzialmente l’atmosfera suggestiva che è in grado di evocare il bar.
Molto da vedere, poco da fare
Diciamo che in Necrobarista l’esperienza offerta è sì interattiva, ma sostanzialmente passiva, il che alla fine potrebbe essere anche perdonabile, considerando la tipologia di gioco in cui l’opera si inserisce. Il problema è che ormai ci siamo abituati ad altre storie digitali in grado di offrire decisamente di più in quanto a meccaniche disponibili per il giocatore.
A farla da padrone qui sono la trama, i personaggi, l’atmosfera e lo stile, che trasuda un po’ ovunque, dall’aspetto audiovisivo ai menù, animati e decisamente accattivanti, che permettono di modificare le varie opzioni, di salvare e caricare, al di là dei salvataggi automatici, e di scegliere tra i vari capitoli. La storia è assolutamente lineare e manca un qualsiasi tipo di scelta che possa coinvolgere il giocatore nella ricerca di qualche finale alternativo.
Per fortuna lo stile anime si fa sentire e l’alternanza tra momenti drammatici ed umoristici è in grado di tenere sempre vivo l’interesse dello spettatore al di là tutto. Qualche personaggio ed elemento del contesto avrebbe dovuto essere approfondito maggiormente, ma per ora può andar bene anche così.
Purtroppo devo segnalare di essermi imbattuto in un bug piuttosto grave che impedisce di vedere gli elementi a schermo dopo i titoli di coda. La gravità del tutto risiede nel fatto che nel post credit è contenuto praticamente un importante ulteriore capitolo della storia, che alla fine ho dovuto recuperare su You Tube, basandomi sulla versione Apple. Spero che sia solo un problema di compatibilità col mio hardware e che questo bug dell’edizione Steam venga risolto con un futuro aggiornamento.
Indie, ma con (molto) stile
Necrobarista è una produzione indie, ma a livello audiovisivo fa davvero tanto. La grafica non è ovviamente allineata con gli standard odierni e sembra ripresa piuttosto da un gioco PlayStation 3. I modelli poligonali sono abbastanza spigolosi e le texture non sono esattamente ad alta definizione.
Anche le animazioni sono un po’ legnose, ma il tutto, attraverso l’ottimo Cel Shading, l’eccellente design anime di personaggi ed elementi ambientali ed un uso peculiare di luci ed ombre, anche se a bassa definizione, crea un feeling eccezionale, in grado di rapire il giocatore con atmosfere surreali ed uniche.
A livello audio mancano completamente le voci dei protagonisti: i dialoghi infatti sono affidati esclusivamente ai testi su schermo. Sono presenti invece buoni effetti sonori e, cosa ancora più importante, melodie davvero degne di nota, in grado ora di divertire ora di emozionare, con una cadenza adatta praticamente ad ogni contesto.
La colonna sonora d’altronde è d’autore e, per la precisione, è realizzata da Kevin Penkin, compositore anglo-australiano appassionato di cultura pop. Il suo curriculum è piuttosto interessante e copre tanto il mondo dei videogame, con Norn9, Defender’s Quest, Implosion: Never Lose Hope, Nostos e altri, quanto quello dell’animazione, con titoli quali Made in Abyss e The Rising of the Shield Hero. Anche con Necrobarista Penkin ha decisamente colpito nel segno.