Siamo all’alba della next gen; l’interesse di giocatori e addetti ai lavori si sta sempre di più concentrando sulle nuove features tecniche offerte da PlayStation 5 e Xbox Series X e la nostra attenzione è catalizzata da framerate, teraflops, SSD e Ray Tracing.
E tutto questo, per noi appassionati, è ovviamente bellissimo. Ma un possibile “effetto collaterale” di tutto questo boost tecnologico potrebbe essere la voglia di voltarsi per capire cosa in questi ultimi anni si è lasciato indietro, tra quei giochi per vari motivi entrati nella storia ma che per mancanza di tempo o possibilità non si è riusciti a giocare nel periodo in cui uscirono.
Insomma, il famigerato backlog.
Non so voi, ma per quanto mi riguarda la next gen può tranquillamente aspettare perché la mia pila di giochi da finire è ancora abbastanza corposa. Tra questi, sono sempre colpevolmente mancati i souls, quel particolare genere creato dalla complessa mente di Hidetaka Miyazaki e che annovera come capostipite quel Demon’s Souls di cui è stato annunciato un remake in esclusiva PlayStation 5.
E’ tuttavia universalmente riconosciuto che il gioco responsabile di aver reso popolare il genere ed il suo creatore è stato quel Dark Souls uscito nel lontano 2011 su PlayStation 3 e Xbox 360, e di cui nel 2018 è stata rilasciata una versione Remastered per apprezzarlo in maniera ancora migliore.
Proprio per accorciare il mio personale backlog ho deciso di provare anche io questa esperienza definita da molti brutale ma bellissima, e ho provato a raccontare sinteticamente in 5 punti le mie personali motivazioni secondo cui nel 2020 merita di essere recuperato un gioco come Dark Souls per chi se lo fosse perso.
1. Recuperare un grande classico
Insomma, ci sono quei giochi che, a prescindere che il genere piaccia o meno, se si è veri appassionati si devono provare a prescindere. Così come non puoi non aver provato ai tempi un Mario 64, un Half-Life, un gioco di Zelda a caso o in tempi più recenti The Last of Us, allo stesso modo non puoi non far rientrare nella tua carriera di videogiocatore Dark Souls.
Si tratta, piaccio o no, dell’esponente di spicco di un nuovo genere, che hanno dato il via ai “soulslike”, e in tempi in cui spesso e volentieri la creatività sembra latitare questo è un aspetto che merita di essere preso seriamente in considerazione.
Chissà che non scoprirai un nuovo amore…
2. Dark Souls offre un nuovo livello di sfida
Se ti capita di guardare le vecchie recensioni di Dark Souls oppure leggere i commenti di chi lo ha giocato, certamente uno dei principali aspetti che vengono evidenziati in tale gioco è la sua difficoltà: si parla di decine di morti consecutive, di passaggi in cui sembra quasi impossibile andare avanti, con relativi lanci di joypad accompagnati da una sinfonia di imprecazioni.
Beh, non posso che confermare tutto questo. Dark Souls è difficile, ma soprattutto è difficile se interpretato nella maniera sbagliata: non deve essere giocato come un classico hack’n slash in cui procedere spediti affettando nemici con il proprio spadone, ma è quasi un survival horror tattico, in cui anche se hai un livello 10 volte superiore il tuo nemico di quel momento, se non stai più che attento ai movimenti e ai suoi pattern di attacco rischi veramente di essere fatto fuori con due colpi secchi.
Il titolo di From Sotware necessità di essere metabolizzato, di essere compreso, di essere in un certo senso rispettato. Perché nel momento in cui la tua esuberanza di giocatore navigato prende il sopravvento è il momento esatto in cui vieni fregato.
L’obiettivo non è neanche uccidere tutti i nemici, ma progredire cercando di morire il meno possibile, quindi se prendi il pad in mano con l’obiettivo di fare una mattanza stai sicuro che non ne uscirai vivo.
Allo stesso tempo però, se pensi che i giochi moderni siano spesso troppo facili e guidati, allora in Dark Souls troverai tutto quello che fa per te, come raramente negli ultimi anni si è visto in un videogioco.
3. Migliorare il modo di essere videogiocatore
Questo è direttamente collegato al punto 2. Ovviamente questo articolo è rivolto nello specifico a chi non considera il videogioco come poco più che un passatempo ma come una vera e propria passione, e come succede spesso con le passioni si ha voglia di migliorare la propria esperienza e la propria conoscenza in materia, ricercando sempre qualcosa di nuovo.
In che modo giocare a Dark Souls può migliorare il tuo modo di essere videogiocatore? Beh, in tanti modi: insegnandoti la pazienza, facendoti scoprire meccaniche di gioco a cui non eri (più) abituato, mettendoti nella condizione di memorizzare il più possibile i moveset dei nemici coordinandoli con la tua reattività con il joypad, e questo solo per citare alcuni esempi.
Non ultimo il fatto che in game non è presente nessuna mappa e nessun indicatore che ti spieghi cosa fare e dove andare, e tutta la responsabilità di capire la direzione da prendere è nelle mani e nella testa del giocatore.
Anche questo, in tempi di freccette, hub completi e descrizioni è un punto di svolta non da poco.
4. Il concetto di narrazione “nascosta”
Parlando della trama di Dark Souls si fa spesso riferimento al concetto di “lore”, che detto in parole povere è tutto un insieme di elementi di narrazione, che possono essere testuali o ambientali, che hanno l’obiettivo di raccontare quello che sta succedendo. Non una vera e propria trama, quindi, quanto più dei concetti, delle immagini e dei suoni che lasciano molto spazio all’interpretazione.
Questo aspetto può essere interpretato in due modi: può complicarti enormemente la vita fin da subito perché non hai idea di cosa tu debba fare e perché, oppure ti può coinvolgere a tal punto che non ti serve nemmeno che qualcuno ti spieghi perfettamente quello che devi fare, perché una buona parte viene lasciata alla tua interpretazione e senso di scoperta.
In realtà una sorta di trama è presente, ma connotata di elementi di tale complessità che spesso viene difficile seguirla in maniera canonica e diventa preferibile essere protagonisti nel suo dipanarsi durante tutto il corso del gioco, senza il bisogno che qualcosa ti venga spiegato in maniera eccessivamente chiara.
Insomma, più che un racconto da seguire, in Dark Souls c’è un’esperienza da vivere.
5. Il suo fascino misterioso
L’ultimo punto è forse il più importante, o quantomeno è quello che ho ritenuto tale da questa esperienza.
Non nego che il primo approccio con Dark Souls sia stato alquanto brutale, per tutti i motivi che ho spiegato sopra, ma più della tentazione di mollare lì per la difficoltà c’era quel qualcosa che si respira fin dai primi istanti del gioco e che non è nemmeno facile spiegare con le parole; un’atmosfera misteriosa e complessa, popolata da personaggi strani e spesso inquietanti, ricca di pericoli nascosti dietro ad ogni angolo e che non ti fanno mai sentire al sicuro.
Un qualcosa che difficilmente si trova in tanti altri giochi, e questo a prescindere che si sia un amante o meno del genere fantasy, dato che non ne sono certo un estimatore, anzi.
Insomma, spero che questo articolo ti abbia almeno messo un po’ di curiosità così da farti provare una delle pietre miliari dell’ultimo decennio videoludico, un’esperienza che sono certo, non potrà lasciarti indifferente, qualunque sia il suo epilogo.
Ma qualora decidessi di farlo, non posso non lasciarti come avvertimento le ultime parole scritte all’entrata dell’Inferno dantesco: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”…