Detto oggi sembra davvero strano, ma negli anni ’80, poco prima della grande crisi del mercato videoludico, nasceva il genere roguelike col suo primo esponente (Rogue per l’appunto) e si imponeva come uno dei generi più complessi in circolazione. Programmare dungeon procedurali coi mezzi disponibili all’epoca si rivelava infatti un’impresa che pochi riuscivano ad affrontare; eppure, proprio la sua complessità, percepita anche dai giocatoti, e il fatto di legare il gioco al brand e all’immaginario di Dungeons and Dragons hanno fatto la fortuna del genere, rendendolo estremamente popolare fino ai giorni nostri.
Nell’ultimo decennio, il genere ha vissuto una seconda giovinezza grazie all’apprezzatissimo The Binding of Isaac, che alla formula classica unisce una componente action dal piglio decisamente frenetico. Tuttavia la difficoltà tipica del genere ha fatto si che negli anni il roguelike rimanesse un titolo di nicchia, o comunque riservato a giocatori in cerca di una sfida impegnativa. Pertanto, parallelamente al filone principale, si è andata man mano definendo la branca del roguelite, che prende l’impianto di gioco della roguelike, ma ne snellisce alcune dinamiche e, talvolta, ne abbassa anche la difficoltà.
Ed è proprio in questo florido sottogenere che si inserisce Hades, il nuovo titolo di Supergiant Games, software house che ha già attirato molta attenzione su di sé negli ultimi anni grazie a Bastion e Transistor. Questi ultimi titoli hanno già sancito la validità degli sviluppatori americani, che con Hades sono però riusciti ad alzare l’asticella in maniera davvero clamorosa grazie a un gameplay adrenalinico e soddisfacente, accompagnato da una narrazione di una profondità inaspettata e un comparto tecnico estremamente gradevole.
La grande fuga
In Hades vestiremo i panni di Zagreus, figlio del dio greco Ade, e il nostro obiettivo sarà fuggire dal Regno degli Inferi. Le primissime battute del gioco ci lanciano direttamente nella prima stanza (che sarà uguale a ogni run) senza troppe spiegazioni, saremo gettati immediatamente nell’azione con pochissime indicazioni da parte di Atena. Fin qui tutto regolare e in linea col genere di appartenenza del titolo, paradossalmente le vere sorprese arrivano dopo la prima sconfitta!
In titoli del genere, dopo la sconfitta non resta che ripartire da zero e ritentare l’impresa, ed è ciò che accade anche in Hades, la differenza sostanziale è che Zagreus si risveglierà in un lago di sangue al cospetto del proprio padre! In questo momento capiremo che la giovane divinità ha tentato più e più volte la fuga, e anzi, tutti gli abitanti di questo hub centrale, letteralmente l'”ufficio” di Ade, sono consapevoli della sua volontà di fuga, e ognuno reagisce in maniera differente a seconda delle relazioni tra personaggi che potranno parteggiare per Zagreus o per suo padre.
E proprio le varie personalità che popoleranno gli Inferi saranno uno dei punti di forza maggiori dell’intera produzione. Buona parte del pantheon greco sarà dalla nostra parte: Atene, Demetra, Poseidone, Ares e tanti altri saranno nostri alleati, desiderosi di vedere Zagreus ascendere dagli Inferi. Oltre alle divinità poi ci saranno altre figure mitologiche come Sisifo e Achille, pronti anche loro a darci aiuto, o creature mitologiche come Cerbero, letteralmente il nostro cucciolo domestico, o la Furia Megera, uno dei primi boss con cui ci si dovrà confrontare.
Ogni personaggio sarà caratterizzato alla perfezione, per quanto le loro caratteristiche e i loro caratteri saranno presi direttamente dal mito greco e quinid abbastanza stereotipati, ognuno si inserirà alla perfezione nel grande quadro di Hades, facendo intuire al giocatore che la matassa delle trame divine è molto più complessa da districare del previsto, anzi, si infittisce col proseguire della storia. Una menzione onorevole va fatta per il personaggio di Chaos, che sarà possibile incontrare randomicamente sacrificando parte della salute e la cui sottotrama si rivelerà decisamente intrigante.
La particolarità di Hades sta nel fatto che tutti i personaggi che il protagonista incontrerà durante la propria avventura (o disavventura) non saranno macchiette statiche e funzionali alla progressione del gioco, anzi, saranno consapevoli di ogni morte di Zagreus e di tutti i risultati raggiunti dal giovane (e quindi dal giocatore) durante le varie run. Tutti i personaggi accumuleranno informazioni e potranno man mano mutare il proprio comportamento a seconda degli eventi o rivelare simpatie e antipatie verso altri comprimari.
Questo elemento, unito a una narrazione non lineare in cui alcuni eventi del passato non vengono rivelati in ordine cronologico, concorre a costituire una trama per nulla scontata che saprà addirittura riservare delle sorprese non da poco. Per quanto titoli del genere abbiano una longevità potenzialmente infinita a causa della propria natura, molto presto si potrebbe scadere nella noia dettata dalla componente arcade, che porta esclusivamente alla ricerca di un punteggio migliore del precedente. In Hades invece la voglia di ricostruire la verità che ruota attorno al passato del protagonista e alla sua volontà di scappare dall’Inferno costituirà un ottimo motivo per tornare a ritentare l’impresa più e più volte.
Cantami, o Diva, dell’infernal gameplay
Il gameplay è uno dei migliori che si possano trovare in titoli di questo genere: Zagreus inizierà la sua avventura armato di spada, ma man mano potrà sbloccare nuove armi come un arco, l’Egida di Zeus o un paio di guantoni (per citarne alcune); ogni arma camba drasticamente l’approccio al gameplay grazie a un moveset sostanzialmente semplice, che varia tra le tre e le quattro mosse per arma, ma che andrà a cambiare profondamente lo stile di combattimento da adottare.
La progressione che ci porterà dalle profondità del Tartaro fino al mondo degli uomini, sarà scandita da stanze rappresentate con una visuale isometrica; in ognuna dovremo affrontare diversi nemici e, una volta completate le ondate, ci troveremo davanti a una o più porte con sopra simboleggiata la ricompensa che ci attende al termine della stanza seguente. Sapere in anteprima cosa troveremo nella stanza successiva aggiunge alla progressione strategia e pianificazione.
Sulle porte infatti potremo trovare il simbolo di una divinità e decidere di entrarci per poter potenziare il nostro moveset con abilità a essa collegate. Infatti, i vari dei saranno disposti ad aiutare Zagreus grazie a modifiche agli attacchi o allo scatto, e ogni tipologia di potenziamento rifletterà le caratteristiche divine dell’aiutante e permetterà di pianificare una vera e propria build: ad esempio Dioniso potrà aggiungere ai nostri attacchi l’effetto Sbornia, un vero e proprio status corrispondente al classimo avvelenamento, oppure Afrodite potrà applicare alle armi l’Infatuazione che indebolirà i nemici, a costo però di sacrificare il raggio d’azione dell’attacco stesso. Naturalmente si potrà decidere anche di creare moveset misti, applicando ad esempio al Lancio (una sorta di proiettile) i poteri elettrici di Zeus e agli attacchi invece il congelamento donato da Demetra, andando così a creare una quantità infinita di combinazioni possibili.
E non finisce qui! I vari dei potranno decidere anche di scendere in prima persona al nostro fianco come vere e proprie Invocazioni, non vedremo i personaggi combattere, ma se decideremo di sbloccare l’aiuto divino in questo modo, sotto la barra della salute comparirà la barra della Devozione: questa sarà divisa in quattro tacche e, al riempimento di ognuna, potremo utilizzare un normale attacco Invocazione, o attendere che tutte e quattro siano piene per sferrarne uno definitivo e molto più potente. Ogni singola abilità e Invocazione poi sarà potenziabile tramite l’Ambrosia, oggetto che si potrà trovare nelle varie stanze e farà salire di un livello l’abilità selezionata.
A ogni sconfitta le abilità saranno resettate, ma alcuni elementi rimarrano. Infatti nelle varie stanze, oltre ai potenziamenti, potremo trovare anche oggetti che resteranno a fine run. Si tratta di Chiavi, con cui potremo sbloccare armi e abilità del personaggio da potenziare, Cristalli, con cui per l’appunto sviluppare le capacità del protagonista, e Gioielli, col quale potremo ristrutturare gli Inferi così da dare un nuovo aspetto all’hub centrale o implementare utili stanze curative che spawneranno in maniera randomica durante le run successive e saranno un ottimo modo per riprendere fiato e salute.
Un oggetto molto importante sarà il Nettare, che potrà essere donato ai vari personaggi per incrementare il livello di affinità e portare avanti le varie sottotrame. I personaggi a cui faremo dono del liquido divino potranno ricompensarci con utile Equipaggiamento, ovvero oggetti con differenti caratteristiche utili in battaglia che potranno essere equipaggiati uno per volta e si evolveranno diventando più potenti col procedere degli scontri.
Questa quantità impressionante di elementi potrebbe spaventare qualche aspirante giocatore, eppure la difficoltà e la progressione saranno calibrate talmente bene che si avrà la possibilità di acquisire e assimilare col giusto tempismo ogni nuovo elemento del gameplay e passare subito al prossimo senza alcuna confusione. Mi viene in mente Kingdom Hearts III in cui, a mio avviso, l’equilibrio di gioco veniva completamente rotto dalle Attrazioni, andando a inserire nel gameplay un elemento di troppo in aggiunta a un comparto offensivo già di suo ricchissimo; in Hades invece ogni singolo elemento trova il suo posto e la sua giustificazione, creando un tutt’uno organico, completo e appagante: questo titolo è come le ciliegie, una run tira l’altra!
Parlami, o Musa, del comparto tecnico
Ad accompagnare un gameplay dinamico, gradevole e ben stratificato, ci pensa un comparto tecnico pienamente all’altezza delle qualità del titolo finora elencate. Dal punto di vista del comparto grafico, gli amanti di Hellboy rimarrano piacevolmente soddisfatti: il titolo infatti, dal punto di vista estetico, sembra uscire direttamente dalla mano di Mike Mignola grazie a uno stile pulito, ma con sagome spesse e scure e colori nettissimi e quasi privi di sfumature.
Proprio questo stile grafico concorre a rendere i personaggi interessanti anche visivamente, ma, purtroppo si perde un po’ negli ambienti: la nostra fuga si articolerà in quattro macrosezioni che, per quanto visivamente ben caratterizzate, daranno ben presto un sentore di già visto, per quanto il nostro sguardo sarà concentrato maggiormente sull’azione. Si potrebbe anche chiudere un occhio su questo difetto, il problema è che viene aggravato dal fatto che ci siano poche tipologie di stanze che ben presto il giocatore avrà imparato bene a conoscere, creando quindi la proverbiale strana sensazione di deja-vu.
Per quanto riguarda il versante sonoro invece, beh, mettiti comodo, indossa un paio di cuffie e goditi una delle migliori colonne sonore in circolazione. Si parte con tracce più tranquille che caratterizzano l’hub centrale e le prime stanze e ricordano i pezzi di sottofondo dei cinque God of War ambientati in Grecia, o del più recente Assassin’s Creed Odissey. Più le cose si fanno serie, più si vira verso pezzi metal estremamente ritmati che si avvicinano molto a DOOM e donano al giocatore una scarica di adrenalina non indifferente e perfettamente contestualizzata.
Hades attualmente è attualmente disponibile solo per PC e, quasi a sorpresa dato l’annuncio tardivo, Nintendo Switch, ho provato il titolo proprio su questa console rimandendo estremamente soddisfatto della sua qualità sia in modalità portatile che in docked. Dopo tutte le parole spese sul titolo mi sento di dare un unico e lapidario commento finale: compralo, giocalo e amalo e se un domani arriverà anche su altre console ripeti tutta l’operazione dall’inizio. Perché Hades è un titolo che dimostra con la sua qualità il gran cuore che gli sviluppatori di Supergiant Games mettono nelle proprie produzioni e, dato il prezzo irrisorio a cui viene proposto un titolo che donerà ore e ore di divertimento, meritano tutto il supporto possibile da parte di noi videogiocatori.