Nell’ultimo periodo ho giocato spesso a COD Warzone – ti ricordo che inizierà tra pochissimo la Season 6 – e ovviamente ne sono nate situazioni adatte a essere descritte e “messe in musica” tramite la mia personalissima colonna sonora del gioco. Dopo la prima e la seconda parte eccoti la terza, appena sfornata e composta di cinque pezzi che vanno ad aggiungersi agli altri. Come sempre ti consiglio di far partire il video e ascoltare la musica mentre leggi le situazioni che sto per descriverti.
1 – Dai ragazzi, belli carichi stavolta!
Siamo partiti ben coordinati subito dal lancio, cosa importante per Warzone, perché è un gioco in cui per divertirsi si deve anche adottare una strategia condivisa e adatta al gruppo. Appena atterrati al bunker, quello vicino alla torre del parco, abbiamo avuto uno scontro a fuoco con un team, e abbiamo vinto: forti, veloci, organizzati.
E quando riesci a giocare prendendo il ritmo l’energia sale, affronti le situazioni ripetendo le le cose giuste da fare, migliori, vai più forte. Proprio come in Harder Better Faster dei Daft Punk.
Uniti, un componente della squadra per ogni punto cardinale, una mini-falange spartana che, comunque vada la battaglia, combatterà con valore.
2 – Warzone, guerra ma anche amore. E poi di nuovo guerra
La mia squadra si è scontrata con un’altra, nei pressi delle villette vicino alla scogliera. Dei miei sono rimasto solo io, ma anche dell’altro team rimane un solo elemento, che credo sia ormai senza piastre. Io, con la mia skin cazzutissima da lagunare, mi lancio al suo inseguimento, l’operatore nemico è la francese Domino. Dopo qualche secondo mi accorgo che fa le stesse mosse che faccio io quando sono messo male, stessi trucchetti, stessi spostamenti. Che bricconcella questa Domino. Ho abitato in Francia per un po’, e ho molto subito il fascino delle francesi. Ci ripenso e mi distraggo come fa Homer col cane dalla coda a ciuffetti. Questo inseguimento tra il sentimentale e il giocoso mi fa anche tornare in mente Son of a Gun, canzone de The Vaselines – di cui fecero una cover anche i Nirvana. E ovviamente… che dici? Mi ha ucciso? No, c’ha pensato il terzo team che è piombato addosso ad entrambi. Ma finché io e lei siamo stati insieme è stato bellissimo. Forse.
3 – Comunicazione, ci vuole comunicazione
Dopo essere stato redarguito dai compagni, rientro in partita col team. Siamo di nuovo concentrati, questa volta non ci lasceremo sorprendere: ci terremo d’occhio, comunicheremo, daremo la nostra posizione e descriveremo cosa vediamo, dove ci stiamo dirigendo. Insomma, Warzone è comunicazione. Alle volte pure troppo. Infatti viene fuori che tutti vedono qualcuno in lontananza, in direzioni diverse, e di conseguenza ognuno vorrebbe andare in un posto differente, e le parole si moltiplicano. Il chiacchiericcio è continuo. Potrebbero spararci dei colpi di avvertimento ma non li sentiremmo. Potrebbero saltare e correre prima di entrare nella casa in cui stiamo ragionando ma non ce ne accorgeremmo. Tutto un parlare come in Walkie Talkie Man degli Steriogram. Ma nessun colpo in arrivo, nessuno che entra. Entrano giusto due o tre c4, dalla finestra. Vai, fai pure ripartire il matchmaking…
4 – Ok, ne facciamo un’altra. Sì dai, solo un’altra
Finisce che giochiamo a ruota, senza accorgercene, Warzone non ci molla. Abbiamo fatto molte partite. C’è stata quella in cui siamo morti appena abbiamo toccato il terreno, quella in cui hanno seccato uno di noi già durante il lancio, quella in cui ci siamo trovati in mezzo a tre team, quella in cui un’altro si è disconnesso… Insomma, gli Dei di COD non sono stati clementi. E allora sale il nervoso, che non sarebbe un gran problema. Lo diventa se sale a tutti, e se tutti entrano nel tunnel del “ma quant’è che non vinciamo?” E purtroppo è andata proprio così, quindi una bella domenica di sole è diventata una serie infinita di partite e noi dei cloni di Jack Torrance prima di impazzire: non c’è spazio per nient’altro, per nessuna attività diversa, proprio come in Io sto bene dei CCCP.
5 – Il sole dopo la tempesta
La sconfitta si stava abbattendo su di noi come fosse pioggia insistente di un temporale atlantico. Warzone è anche questo. Ma non bisogna mai disperare, e infatti: due o tre situazioni critiche si sono risolte per il meglio, ci siamo aiutati l’un l’altro, abbiamo fatto scelte azzeccate.
E, cazzo sì, abbiamo vinto! Siamo giocatori casual, e nessuno di noi va sotto i trenta, anzi, il sottoscritto… vabbè, il punto è che spesso becchiamo gente organizzatissima ed esperta, oppure bande di ragazzini con riflessi da maestro di kung-fu e veniamo spazzati via. Ma non stavolta. Stavolta, come nel video dei Sigur Rós, Hoppípolla, sono stati i vecchietti e a prendersi gioco dei ragazzini. E come dice la canzone, “og ég fæ blóðnasir, en ég stend alltaf upp”: mi ha sanguinato il naso, ma mi sono sempre rialzato.
Bene, anche questa terza parte della mia personale colonna sonora di Warzone si è conclusa. Spero che ti sia piaciuta e che, quando ti capiteranno cose simili, ripenserai a queste canzoni e le fischietterai. Proprio come un vero soldato, o forse no.