Il concetto di “ombra”, inteso come “L’oscurità più o meno intensa prodotta in una regione dello spazio da un corpo opaco esposto alla luce”, è quantomai chiaro per chiunque abbia l’età minima per comprendere il mondo circostante; ma cosa succederebbe se l’Ombra in quanto tale fosse solida, fosse utilizzabile per raggiungere luoghi altrimenti non raggiungibili ? Ecco, gli sviluppatori di Projection First Light hanno voluto rispondere a questa domanda.
L’ idea alla base del titolo sviluppato da Shadowplay Studios, Blowfish Studios e Sweaty Chair, infatti, è tanto semplice quanto efficace, dal momento che ci ritroveremo in un mondo di gioco in cui l’ombra è una componente tangibile, che potremmo (e dovremmo) utilizzare per muoverci nell’ambiente circostante.
Un Gameplay fatto di luci ed ombre…in tutti i sensi!
Il primo e più importante elemento di Gameplay di Projection First Light, che ci viene introdotto praticamente subito, è appunto l’utilizzo dell’ombra come strumento per progredire nell’avventura.
La nostra protagonista, infatti, avrà a disposizione una piccola “luce portatile”, che, una volta posizionata nel modo giusto, proietterà diversi tipi di ombre in relazione agli oggetti dello scenario.
Trovando la giusta combinazione Posizione/Strumento potremmo procedere verso il prossimo scenario di gioco.
Projection First Light unisce le meccaniche basilari di un platform con quelle più complesse dei titoli “Dual-Stick”, senza diventare però un titolo frenetico e basato sulla rapidità.
Tutt’altro, il gameplay del titolo non contempla altre meccaniche di gioco che non siano delle “rilassanti sezioni platform”.
Vi è però un appunto negativo in merito a ciò, ovvero che il gameplay di Projection First Light è praticamente “solo questo e nient’altro”.
Intendiamoci, le variazioni sul tema ci sono eccome, ma fanno tutte parte dello scenario: dai semplici boschi in cui basterà proiettare un’ombra per utilizzarla come ponte, si passerà a veri e propri enigmi ambientali sempre più complessi, tuttavia il metodo risolutivo rimarrà sempre quello del trovare la giusta combinazione tra la posizione della luce e gli oggetti sullo sfondo.
Projection First Light è un vero è proprio “spettacolino”
Indubbiamente il comparto tecnico e narrativo sono il punto forte di Projection First Light.
Intendiamoci, presi singolarmente nessuno dei due fa gridare al miracolo, tuttavia una volta “sincronizzati” tra loro, accompagnano il giocatore con la giusta emotività, facendo chiudere un’occhio sulla ripetitività del gameplay poco sopra descritta.
Nello specifico, la Trama di Projection First Light altro non è che un viaggio mistico/fantastico di una ragazzina, la quale scappa di casa per inseguire una “farfalla di luce”.
Un incipit indubbiamente banale (non con accezione negativa), ma che condurrà la nostra protagonista attraverso un viaggio in bilico tra lo spirituale e l’onirico e… e mi fermo qui, perché rischierei di confondere le idee o di spoilerare troppo ad un eventuale giocatore che vorrebbe approcciarsi al titolo.
Il Comparto Tecnico affianca perfettamente la narrazione del titolo, con musiche d’ambiente sempre in tema con le situazioni in-game, e con uno stile grafico perennemente monocromatico, cui si alternano le diverse ombre proiettate dal giocatore.
Menzione d’onore per i modelli del mondo di gioco, i quali sono rappresentati da “sagome di cartoncino ritagliate” che, all’occorrenza, si muovono nel modo più legnoso possibile (e qui l’accezione è interamente positiva).
In buona sostanza, Projection First Light è un vero e proprio “spettacolino teatrale”: ci parla tramite le sagome dei personaggi, ci accompagna con musiche e colori perfettamente a tema con la storia raccontata, e, cosa più importante, è completamente muto; nessuno parla in Projection First Light, eppure la storia prosegue senza intoppi.
Questo è forse il più grande pregio del gioco.