Paper Beast è un gioco di genere tra un adventure game e un walking simulator originariamente sviluppato per essere giocato tramite il PlayStation VR. Adesso la produzione di Pixel Reef ha rilasciato la versione Folded Edition, disponibile solo per PC via Steam, quindi una versione riadattata per essere giocata con il controller.
La versione originale di Paper Beast (che abbiamo recensito in passato) è stata largamente apprezzata dalla critica e dagli utenti per essere stata una delle opere artisticamente meglio realizzate, disponibili nel mondo realtà virtuale. La sua fotografia e i suoi ambienti sono una delizia per gli occhi, incredibili sul visore a realtà virtuale ma notevoli anche su un semplice schermo. Purtroppo non si può dire la stessa cosa sul gameplay.
Sebbene si può apprezzare la versione VR di Paper Beast per il suo gameplay rilassante, aiutato ovviamente dalla visuale a 360 gradi di un ambiente di gioco davvero accattivante e pieno di colori, la versione controller perde forse gran parte della sua efficacia, risultando spesso molto noioso, non tanto per i puzzle ambientali estremamente semplici, ma anche per l’assenza del Game Over.
In Paper Beast infatti non è contemplato che tu possa subire danni, sarai infatti una specie di dio o entità suprema che si prende la briga di accompagnare le creature di carta che abitano questo mondo in un luogo non definito, questa informazione verrà rivelata solo alla fine del gioco, assicurandoti di eliminare dal percorso ogni tipo di ostacolo, come i blocchi di ghiaccio o le minacce di altre creature di carta più aggressive.
Per apprezzare al meglio Paper Beast bisogna parlare un pochino del suo creatore, Éric Chahi. Éric Chahi è un autore di videogiochi francese, un game designer che da sempre si è concentrato più sull’esperienza visiva che sul gameplay puro. Le sue opere più importanti sono senza ombra di dubbio Another World, un videogioco di fantascienza sviluppato nel 1991 per Amiga e in seguito per molte altre piattaforme, Heart of Darkness, sviluppato per PlayStation e PC nel 1998, e From Dust, uscito nel 2011 per PlayStation 3, Xbox 360 e PC.
Queste opere hanno in comune tra di loro la sperimentazione, le ambientazioni ricche e colorate, una trama di gioco molto profonda e delle volte, come accade in Heart of Darkness, anche onirica. Dopo questa ampia esperienza nel settore del gaming, Éric Chahi decide di avvicinarsi nel mondo della realtà virtuale e ha deciso di farlo creando un gioco assai sperimentale ambientato in un mondo fantastico in cui delle creature fatte di carta prendono vita per iniziare un viaggio verso l’ignoto.
In Paper Beast non è presente una vera e propria trama, non c’è nessuna presentazione da parte di un narratore, sarai direttamente catapultato in questo mondo fantastico senza capire dove sei e soprattutto cosa fare. Il consiglio che posso darti è farti coinvolgere dalla narrazione visiva di Paper Beast e farti guidare dai suoni che ti circondano. L’avventura di gioco è suddivisa in sette capitoli, ognuno dei quali può essere composto da più episodi.
La durata del titolo è molto scarsa, infatti Paper Beast può essere completato in quattro ore, se non meno, ma è possibile perdere qualche ora all’interno della modalità sandbox in cui potrai creare e salvare i tuoi mondi preferiti nei quali potrai inserire tutte le creature incontrate all’interno dell’avventura.
Paper Beast è un gioco fatto per coloro che solitamente giudicano i videogame soprattutto sul piano artistico, è a tutti gli effetti un gioco d’autore dove le immagini e i suoni fanno da protagonisti e il gameplay passa in secondo piano.
Paper Beast non è un titolo per gamer
Controller alla mano il gioco risulta molto lento, il personaggio, di cui non si conoscono le sembianze, non può compiere altre azioni se non camminare e trascinare oggetti, non è possibile neanche accelerare il passo. Inoltre non offre sfide complicate, infatti il tuo compito sarà risolvere dei puzzle ambientali molto semplici da capire, soprattutto perché le interazioni sono limitate da un ambiente di gioco, sì molto accattivante, ma anche molto scarno. Quello che dovrai fare è semplicemente osservare il comportamento delle creature e sfruttare le loro abilità per eliminare gli ostacoli presenti all’interno dell’ambientazione di gioco.
Ti capiterà di scavare nella sabbia, sempre con l’ausilio di alcuni esseri, per aprire un varco in una caverna, sfruttare la forza fisica di altre creature per trasportare oggetti pesanti, oppure usarli per legare altre creature ed evitare che vengano spazzate via dal vento. Sarebbe un compito complesso se all’interno dello stage ci fossero tante tipologie di bestie, ma non è così, spesso infatti sarai in compagnia di massimo tre varietà di creature, il ché limita il numero di approcci verso il dilemma da risolvere.
Il gamer non corre mai il rischio di poter essere attaccato dalle creature e quindi di andare incontro alla sconfitta e ricominciare dall’inizio l’intero stage. Al massimo il giocatore dovrà impegnarsi nel difendere le creature di carta dagli attacchi delle bestie più feroci, ma anche qui, anche se decide di lasciare che le creature vengano uccise dalle altre, le prime verranno respawnate all’infinito, quindi non c’è neanche il rischio di rimanere bloccati a causa di uno sterminio di massa.
Un gamer come me che cerca sfide interessanti e complicate da affrontare corre il rischio di annoiarsi, soprattutto se è poco interessato all’aspetto artistico dell’opera.
Un ambiente di gioco ricco di colori e di suoni
Il mondo creato dallo sviluppatore francese dovrebbe essere in realtà il luogo in cui vanno tutti i dati della rete una volta che vengono eliminati definitivamente. Questo mondo viene rappresentato come un assurdo deserto, caratterizzato da grotte e ghiacciai in cui il cielo è composto da tante nuvole a forma di lettere e in cui questi dati prendono una nuova forma gli animali di carta. Le immagini che Paper Beast regala sono ricche di colori e ricche di significati, basta osservare la differenza tra creature vestite di bianco e quelle colorate, dove le prime sembrano essere così pure e innocenti da non potersi difendere da quelle caratterizzate dai colori, se non grazie al tuo aiuto.
Un altro elemento che ti aiuterà a immergerti in questo mondo è sicuramente il comparto audio, l’unico elemento che mi ha colpito davvero in modo particolare. L’avventura è spesso accompagnata, soprattutto tra un capitolo e l’altro, da una colonna sonora J-Pop/Punk-Rock composta dalla band nipponica tutta al femminile TsuShiMaMiRe, una scelta di stile davvero bizzarra che spiazza il giocatore che fino a quel momento ha sentito solo sonori ambientali rilassanti.
Oltre a questo il comparto audio è ben realizzato anche sotto il punto di vista ambientale, il soffio del vento, lo scricchiolio del ghiaccio, lo scorrere dell’acqua e i versi dei vari animali di carta, curati dalla creatrice sonora francese Floriane Pochon, rendono il mondo di Paper Beast ancora più profondo e credibile.
Il comparto tecnico invece non è degno di lode. Gli elementi che compongono l’ambiente di gioco, fatta eccezione per le nuvole, sono tutti a bassa densità poligonale, apparendo molto spigolosi e poco curati. Questa veste grafica però può essere giustificata dal fatto che il mondo in cui è ambientato Paper Beast è composto dagli scarti della rete ed è forse per questo che gli sviluppatori hanno scelto questo stile piuttosto che un altro.