La notizia dell’uscita di Demon’s Souls Remake, annunciata quest’estate, ha scatenato uno tsunami di entusiasmo e di hype per tutti gli utenti che si approprieranno di PlayStation 5. Bluepoint Games (BG), la software house che si è presa carico della ricostruzione del primo soulslike ha recentemente pubblicato una soundtrack nel database di PlayStation Network (PSN), nella sezione PlayStation 4, come testimoniato dal tweet di un utente.
Questo gesto di BG è stato interpretato come un indizio concreto della possibilità che il titolo in uscita possa essere acquistato anche dai giocatori che non passeranno immediatamente alla next-gen. Perciò, l’effetto che si è creato è una crescita di aspettative a livelli galattici. Naturalmente è necessario attendere la conferma ufficiale di Sony, e questo senso di attesa, crea una sensazione tra incertezza e piacere. D’oltretutto, il famoso detto “L’attesa stessa è il piacere“, in questo caso è perfettamente congeniale.
Demon’s Souls Remake: per Angusta ad Augusta
Oggigiorno si considera la saga dei soulslike una vera pietra miliare nel settore videoludico, eppure nel lontano 2009 la situazione era ben diversa. Chi mai avrebbe immaginato che il CEO di Sony in quel periodo, Shuhei Yoshida, potesse detestare Demon’s Souls? Nessuno lo penserebbe, ma i fatti sono accaduti. Allora la domanda sorge spontanea: come mai il gioco non è stato apprezzato sin dall’inizio?
L’opera di Hidetaka Miyazaki era troppo innotativa, sia dal punto di vista del gameplay che narrativo. Il meccanismo di estrema difficoltà (Angusta)-Soddisfazione della vittoria (Augusta), era un concetto ancora poco familiare all’industria in quel periodo, in particolare in Giappone. Infatti, FromSoftware dovrà aspettare un bel po’ di tempo prima che il capostipite di Dark Souls possa riscuotere successo. Infatti, saranno gli Stati Uniti a prendere a cuore il gioco, e poi, per effetto domino, tutti gli altri Paesi del mondo, ed infine, il Giappone.
Così come nel corso della storia, in particolar modo dell’arte, le opere che oggi sono conosciute come capolavori eterni, ai tempi della vita dell’autore non erano altro che “flop“. Pertanto il triste destino di alcuni degli artisti più geniali era quello di non riuscire a vedere la gente che potesse amare, ma soprattutto capire, la loro arte (Vincent Van Gogh è forse uno degli esempi massimi di questa triste verità).
La stessa dinamica si verifica anche in altri campi, considerati moderni come i videogiochi o la tecnologia generale, ma il principio rimane uguale. Fortunatamente per Sensei-Miyazaki le cose sono andate diversamente, ed i suoi hanno visto finalmente la gioia del pubblico che beneficia della sua creatività. Aspettiamo Demon’s Souls Remake con il rispetto e l’ammirazione che merita.