La recensione di oggi parla di un altro roguelike, un genere che ultimamente sta vedendo stili e salse diverse, con ibridazioni più o meno riuscite. Abbiamo visto giochi come Dead Cells (di cui trovi la nostra recensione), Spelunky 2 (anche questo recensito) o Hades (anche lui con una recensione dedicata), che univano al loop di morti e alla generazione casuale dei livelli le meccaniche più disparate.
Crown Trick riprende invece le meccaniche classiche del genere roguelike, addolcendo la pillola con la classica metaprogressione e con qualche piccola meccanica che rende tutto più semplice e divertente. Vale la pena scendere nei dungeon onirici di questa piccola avventura?
A spasso tra i sogni
Pur essendo tendenzialmente secondaria nei roguelike, invece, in Crown Trick la trama è molto interessante. Impersoneremo una bambina che si ritrova prigioniera in una dimensione onirica, creata totalmente da incubi che hanno preso forma. In questo reame, però, un essere umano sta seminando scompiglio, agitando e liberando incubi che, di conseguenza, infestano i sogni degli esseri umani in carne e ossa.
La nostra protagonista viene incaricata di fermare tutto questo da un essere onniscente che ha preso la forma di una corona. Questa, con una serie di magie, aiuterà la ragazzina nel suo viaggio salvare il regno degli incubi e quello umano.
La storia di Crown Trick non è troppo elaborata e i dialoghi sono brevi. Tuttavia, ognuno di essi è scritto veramente bene e contribuisce a delineare l’atmosfera generale del titolo. La corona, ad esempio, parla sempre in modo sfacciato, atteggiandosi continuamente da essere superiore a tutti gli altri. Allo stesso modo, gli altri personaggi secondari hanno una personalità ben definita, grazie a linee di dialogo brevi ma incisive.
Alla narrazione constribuiscono anche delle iscrizioni trovate per i vari dungeon, le quali danno informazioni extra sulla lore. Anche le descrizioni degli oggetti sono ben fatte e mostrano la grande cura che c’é stata dietro la creazione del mondo di gioco. Per esempio, l’oggetto per stunnare i nemici intorno a noi è l’acchiappasogni dato che, come c’é scritto anche in gioco, è un amuleto in grado di catturare i sogni. Piccoli tocchi di genio come questo sono sparsi per tutto il titolo.
Vecchia scuola, ma non troppo
Il gameplay di Crown Trick si avvicina molto ai roguelike tradizionali. Abbiamo quindi dei dungeon generati casualmente a ogni partita, movimenti e combattimenti a turni, morte (quasi) permanente e altre caratteristiche tipiche del genere.
Ogni partita di Crow Trick inizia in un dungon generato casualmente. Da qui ci muoviamo in diverse stanze piene di nemici da combattere con armi e magie diverse. Il fulcro del gioco sta proprio nel combattimento e nei vari modi in cui questo può essere gestito. Tanto per cominciare, a ogni nostro movimento o azione corrisponde un movimento nemico: muoverci, attaccare o usare magie farà spostare tutto di un turno. Per questo motivo bisogna scegliere saggiamente le proprie azioni, dato che essere colpiti da troppi attacchi o circondati da nemici può portarci a una morte rapida.
In ogni scontro abbiamo a disposizione gli attacchi base e ben quattro magie da utilizzare, che spesso possono essere combinate in modi creativi. Potremmo piazzare una botte da far esplodere, attirare i nemici in un punto e poi lanciare un globo elettrico che rimbalza tra loro e così via. Come se ciò non bastasse, i pavimenti dei dungeon hanno spesso delle variabili che ci permettono di infliggere (o subire) più danni: le pozze di olio possono essere bruciate o i nemici possono essere spinti su trappole o alro.
In poche parole, ogni stanza ci permette di agire in modi diversi e sempre creativi, sfruttando la combinazione tra le magie, l’ambiente e gli oggetti.
Le magie, chiaramente, possono essere scelte da noi, selezionando un famiglio. Sconfiggendo anlcuni nemici particolarmente potenti, infatti, possiamo ottenere i loro poteri. Ogni famiglio ha due magie, che spesso si combinano tra loro o sono in sinergia con quelle degli altri. Questo sistema ci permette di avere un arsenale sempre crescente di poteri, che donano grande varietà e permettono di essere molto creativi.
Tutto questo è reso ancora più profondo dalle armi e dalle reliquie. Le prime hanno tutte dei modi diversi di attaccare o delle abilità che influenzano grandemente ciò che accade nei combattimenti. Per esempio, le lance colpiscono due quadrati in fila, le spade una riga orizzontale di fronte a noi, i martelli tutto intorno a noi e così via.
Le reliquie, invece, ci donano potenti effetti passivi che modificano di molto ciò che possiamo fare e sono vitali per costruire la nostra build durante la partita. Spesso, infatti, possono essere scelte fra tre diverse alternative. Potremmo scegliere una migliore rigenerazione del mana, da combinare con più danno alle magie. Oppure potremmo privilegiare l’attacco fisico o la protezione da alcuni tipi di danno.
Crown Trick, quindi, ci mostra un combattimento profondo e appagante, in grado di regalare tanto divertimento anche dopo varie partite, grazie alla grandissima varietà di armi, reliquie e magie. Se ti piacciono i GDR o i roguelike, probabilmente amerai questa struttura di gioco, che premia la tattica e il pensiero creativo.
Tutto questo non ti basta? C’é ancora dell’altro. Ogni creatura incontrata nei dungeon ha un livello di resistenza ai nostri colpi, indicato da un numero. Quando questo raggiunge lo 0 il mostro viene stunnato per qualche turno e subisce più danni. Sfruttare questa meccanica diventa quindi fondamentale nelle stanze con numerosi nemici o contro i boss.
A renderci la vita più facile in questo insieme di magie, attacchi e tattiche varie ci pensano un paio di stivali. La nostra protagonista, infatti, indossa degli stivali magici, che le permettono di teletrasportarsi a breve distanza in una casella vicina. Questa azione non consuma il turno attuale e può essere combinata con attacchi, magie o altro, subito dopo. Anche stavolta sfruttare questo strumento è vitale, dato che ci permette di schivare attacchi AoE o di posizionarci meglio per lanciare le nostre magie.
Crown Trick, in sinstesi, mette nelle mani del giocatore tante meccaniche, tutte combinabili tra loro. Questo rende il gameplay profondo, divertente e appagante, sia per i neofiti del genere sia per i giocatori già avvezzi ai roguelike. Ogni esplorazione ci mette di fronte a situazioni sempre nuove e sta a noi sfruttare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione: tutto può essere facilissimo o difficilissimo in base alla nostra creatività.
Nessun difetto quindi? Qualcosa da migliorare in realtà c’è. Le prime aree di gioco, per esempio, sono fin troppo semplici per un giocatore navigato. Allo stesso modo, dopo aver giocato diverse partite superarle sarà fin troppo immediato.
Inoltre, vediamo la classica ripetitività tipica del genere, che però viene smorzata dalla varietà di armi, magie e interazioni. Se quindi ti piacciono i roguelike, nessun problema.
Un “roguelite” tradizionale
Crown Trick, però, non è un roguelike puro. Come avevo accennato all’inizio, parliamo di un roguelite, dato che abbiamo la pillola addolcita dalla metaprogressione e dal classico hub centrale da cui far progredire il nostro personaggio. Questo rende il titolo una new entry perfetta per avvicinarsi al filone classico del genere, dato che troviamo un gameplay tradizionale affiancato da morti meno punitive. Dall’altra parte, però, i puristi saranno sicuramente scontentati da questa scelta.
Spesso, infatti, i giocatori dei roguelike cercano una sfida ad alto rischio, dove la morte viene punita con la perdita di ogni progresso e dove tutti gli oggetti, armi e abilità vengono sbloccati durante la partita in corso e non dopo aver fatto acquisti in un hub. Dato che l’eccellente gameplay del gioco è così vicino alla tradizione del genere, sarebbe bello vedere in futuro una modalità hardcore separata da quella principale e senza metaprogressione.
Se invece sei un giocatore a cui piace la progressione tra le varie run, sappi che Crown Trick eccelle anche in questo. Nell’hub centrale troviamo vari personaggi che ci permettono di potenziare varie statistiche, come il numero di pozioni curative trasportabili, i soldi mantenuti all’inizio di ogni partita e così via. In pratica, varie migliorie che ci fanno diventare progressivamente più efficienti.
Molte abilità sono utilissime e i frammenti necessari per l’acquisto non bastano mai. Questo si traduce nella classica voglia di giocare sempre di più, in modo da potenziarsi poco alla volta fino al raggiungimento della vittoria finale. Ottimo per chi vuole approcciarsi ai roguelike, appunto, ma un punto in meno per i puristi.
Divertente da giocare e bello da vedere
Anche in questo Crown Trick si distanzia (positivamente) dal genere. Solitamente i roguelike tradizionali non puntano sul comparto grafico, presentando un’interfaccia scarna e brutta, a volte persino in ASCII (hai mai provato a guardare un gameplay di DCSS o Dwarf Fortress?).
Crown Trick, invece, si mostra con un comparto tecnico di tutto rispetto, che vede effetti e animazioni davvero belli. Tutto sembra essere disegnato a mano, sottolineando ancora di più l’atmosfera fiabesca della storia e delle varie iscrizioni nei dungeon. Inoltre, effetti di luce e animazioni sono sempre ben fatti.
Come accennato, il comparto artistico di Crown Trick è eccellente. Mostri, armi e personaggi sono sempre interessanti ed esteticamente piacevoli da vedere.
A questo si aggiunge un comparto sonoro eccellente, che carica di atmosfera ogni avventura e ogni battaglia. Le musiche sono sempre orecchiabili e perfette per accompagnare i vari momenti delle partite. Allo stesso modo, i vari effetti sonori svolgono il loro lavoro dignitosamente.