Più si gioca a Wildermyth e più si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un piccolo capolavoro. Il progetto è sviluppato dalla software house texana Worldwalker Games, al debutto proprio con questo gioco. Chiamarla software house è un parolone, considerando che conta di sole due persone: Nate, che programma, e Annie, che pensa ai concept arts.
Puro Indie.
Wildermyth: una piacevole variazione sul tema dei tactical RPG di ambientazione fantasy
Giocando a questo titolo troveremo più narrazione che azione vera e propria. Il gioco fonde micro – dosi di elettrizzante azione a turni su una griglia di battaglia con una lunga narrativa in stile fumetto. A corollario una gestione della situazione generale su una mappa di campagna.
Ma attenzione! La vera chicca di Wildermyth è che non esiste una sola storia principale: il tutto è guidato dalla generazione procedurale, che riesce (sorprendentemente) a legare insieme trame lunghe ed intrecciate in qualcosa di coerente.
La scrittura dei dialoghi è molto buona, con sprazzi di umorismo ovunque. I background dei personaggi, sempre consultabili, si collegano in maniera molto verosimile e per nulla forzata dalle loro statistiche, dando anche maggior senso ai progressi narrativi generati proceduralmente.
Se lo sviluppo procede per il verso giusto, Wildermyth rischia di essere qualcosa di molto speciale.
Quando inizi una partita a Wildermyth, superato l’ovvio e trascurabile tutorial (il sistema di combattimento è veramente molto intuitivo), ti viene dato il controllo di un gruppo formato da tre personaggi.
Ognuno di loro ha il proprio background personale e la propria personalità unica, che contribuisce al loro allineamento. Mentre le statistiche, come la forza o la destrezza, servono nel sistema di combattimento, le personalità influenzano la trama.
Per via della narrazione procedurale, ogni giocatore potrebbe avere delle esperienze e degli sviluppi di trama molto differenti, non solo per vie delle scelte fatte, ma anche per via dei diversi personaggi all’interno del proprio party, e delle loro personalità, che li porranno dinnanzi ad un approccio all’avventura e a dilemmi sempre diversi.
Un mondo da salvare
Come in ogni gioco di ruolo che si rispetti, anche in Wildermyth una minaccia incombe sul mondo, chiamato Yondering, ed a quanto pare noi siamo, guarda caso, l’ultima speranza di salvezza.
Guideremo un gruppo di umili e pacifici contadini privi di esperienza e male armati (almeno all’inizio). Si evince spesso la volontà di far emergere il senso di inadeguatezza, ma al tempo stesso la risolutezza, con la quale i nostri personaggi affrontano delle situazioni molto più grandi di loro.
Una scelta che pare voluta, per spezzare un po’ quel clichè dell’eroe predestinato, che non teme nulla, ed aggiungere profondità alla trama con temi più adulti.
La strada parte subito in salita dunque. Prendiamo ad esempio la creazione dei personaggi. Come abbiamo detto, si parte da semplici contadini: nessun eroe già forgiato da mille avventure, nessun mago onnipotente. Forconi, bastoni, archi ed al massimo una spada arrugginita, saranno le nostre armi iniziali. Niente armature scintillanti, ma semplici vesti che hanno visto giorni migliori.
Ogni personaggio possiede inoltre caratteristiche fisiche e caratteriali positive e negative. Potremo creare un team da zero che corrisponda in tutto ai nostri desideri oppure affidarci ad uno generato di default. Tutto dipende da noi.
Le classi si dividono nelle classiche: guerriero, ranger e mistico. Ciascuna classe ha abilità speciali diverse da usare in combattimento.
La magia è interessante. Non si tratta della solita magia; in pratica ti leghi a oggetti dello scenario e li usi per attaccare o immobilizzare mostri o difendere la tua squadra. Niente palle di fuoco evocate ad ogni round quindi.
Scelto il nostro party iniziale, che ovviamente potrà essere modificato con l’arruolamento di altri personaggi durante le varie fasi di gioco in modalità campagna, saremo liberi di esplorare i territori circostanti. Il mondo di gioco è diviso in diverse regioni. Ogni regione possiede determinate risorse che, una volta poste sotto il nostro controllo, di solito sconfiggendo il nemico occupante in uno scontro, andranno ad aumentare la nostra produzione.
Durante le fasi di esplorazione potremo incorrere in eventi casuali collegati, talvolta, ad uno dei nostri compagni. Seguiremo un indizio invitante o proseguiremo lungo la nostra strada senza farci tentare? Ci fideremo delle indicazioni dateci da un informatore o faremo di testa nostra? Saranno tanti i dilemmi da affrontare, con il pericolo sempre in agguato.
Ogni concatenazione di scelte porterà infatti a dei risultati che influenzeranno non solo la storia principale, ma anche i nostri personaggi, con cambiamenti di statistiche e personalità.
L’evento forse più sconvolgente è la morte di uno dei personaggi che controlliamo. Si, si può morire; e sembra essere anche non troppo difficile se giocheremo con troppa leggerezza. Anche il nostro guerriero più forte potrebbe cadere dopo due colpi ben assestati dal nemico. Nel caso in cui poi uno dei nostri personaggi perda tutti i punti ferita potremo scegliere se farlo ritirare dallo scontro, tornando al centro più vicino per curarsi, o compiere un atto di eroismo, sacrificandosi per i suoi compagni. Si tratta di una mossa estrema, ma che può risultare utile nelle situazioni più disperate, permettendo al resto del party di cavarsela e poter dire alla morte “non oggi”.
Quindi dovremo pianificare bene le battaglie, cercando i punti giusti dove piazzare i nostri compagni e non disperdere troppo le forze nella griglia di combattimento. Ovviamente, molto dipenderà dalla difficoltà impostata. Ce ne sono ben quattro, io ho optato per la terza, per avere un livello di sfida impegnativo, ma non impossibile. I personaggi muoiono, è vero, ma non scompaiono per sempre. Puoi scegliere di mantenerli come personaggi legacy, che diventano disponibili per il reclutamento nelle storie successive a un costo maggiore.
La pace è solo un intermezzo per la prossima minaccia
Ogni minaccia prevede una campagna dai tre ai cinque capitoli per essere risolta.
Quando il pericolo viene sventato, di solito con una battaglia contro il boss di turno, il popolo ottiene un periodo di pace, la cui durata dipende da quanto bene ci siamo comportati durante la lotta contro le forze del male (un sistema che ricorda vagamente il bonacciale di Final Fantasy X).
Questo non vuol dire che saremo intrappolati in un loop infinito, perché ad un certo punto anche Wildermyth ha una fine, ovviamente con scenari multipli, a seconda di come avremo plasmato il mondo.
Nel frattempo, i tuoi personaggi invecchiano, crescono e hanno storie proprie. Possono morire anche così, semplicemente di vecchiaia. Oppure si innamorano, mettono su famiglia, inseguono sogni e prendono decisioni, a volte terribili.
Wildermyth è un gioco che potrebbe possedere il tuo personaggio preferito fuori dal tuo campo di azione e chiederti di farla uccidere dalla sua più cara amica. Ma è solo un esempio tra gli eventi che possono capitare, su archi narrativi lunghissimi e che si rincorrono, intrecciandosi sempre di più, con il proseguimento del gioco.
Possiamo dire che Wildermyth vive nella tua testa, è immaginazione pura. Non vederlo come un gioco “da finire”, ma come un’esperienza a tutto tondo, una narrazione che può andare in ogni direzione, e quasi mai sui binari che volevamo noi.
Ed è forse questo, il suo più grande pregio!