Il DLC The Elder Scrolls Online: Markarth è la terza e ultima parte che va a chiudere il cerchio aperto da Greymoor, espansione che non abbiamo mancato di recensire e che ha dato il via alla trama del cuore oscuro di Skyrim. Meglio o peggio di Greymoor? Diverso potremmo dire, visto che Markarth eccelle dove mancava la prima espansione e al contempo risulta più povero nei contenuti.
Con Markarth si riparte dal cliffhanger con cui ci aveva lasciati Greymoor, si torna alla caccia del signore vampirico Rada al-Saran.
Un Reach pieno di sorprese
Il DLC ha il merito di portarci un una Markarth profondamente diversa da come l’abbiamo conosciuta in TES V, stavolta non governata dai Nord ma dagli Uomini del Reach. Se hai giocato Skyrim probabilmente ricorderai quei barbari armati di pellicce e di ossa, molto violenti e talvolta invischiati in riti di adorazione daedra piuttosto raccapriccianti.
Al contrario di Greymoor, in cui il salto temporale all’indietro di 1000 anni si sentiva fino a un certo punto, con quest’espansione avremo la possibilità di conoscere meglio questa particolare razza autoctona, che condivide gli antenati sia con le razze umane (Bretoni) sia con quelle elfiche. La città è grossomodo quella che abbiamo già imparato ad amare, ma ornamenti tribali e Uomini del Reach con cui poter conversare le donano un’atmosfera completamente nuova.
La regione di Reach è il perfetto esempio di un ottimo lavoro di condensazione; su carta la mappa risulta essere più ridotta di Skyrim Occidentale, ma grazie a un brillante sviluppo in verticale si ha la sensazione che sia ricolma di punti di interesse. A contribuire a quest’ottima gestione degli spazi concorre una posizione dei waypoint davvero ben riuscita, in grado di evitare momenti morti piuttosto spiacevoli.
Le missioni della quest principale sono piuttosto variegate e ci porteranno a visitare i luoghi più belli e maestosi propostici dall’espansione, fra cui Nchuand-Zel e la caverna sotterranea dell’Arkthzan, una rovina nanica simile a quella vista con Blackreach in Greymoor. Purtroppo si tratta di missioni che rasentano la fetch quest, caratterizzate da un forte valore narrativo ma davvero poco originali nelle richieste. Per movimentare (letteralmente) alcune delle missioni della storia principale, è stato introdotto un nuovo elemento di gameplay, i portali.
I portali potranno essere utilizzati per raggiungere punti di un particolare dungeon altrimenti inaccessibili oppure per arrivare a punti strategici intorno a un boss. Questo escamotage di gameplay spezza la solita monotonia, ben nota ai veterani del titolo; eppure benché sia una piacevole aggiunta non riesce ad elevare missioni tutt’altro che esaltanti. Allora perché hai definito la trama di Markarth migliore di quella di Greymoor, potresti a ragione domandarti?
Con una trama lineare e diretta, Markarth mantiene il focus sui vampiri, stavolta riuscendo a rendere interessante la storia che vi è dietro. Al contrario di Greymoor, in cui Rada al-Saran a malapena poteva essere definito un antagonista, il signore dei vampiri in The Elder Scrolls Online: Markarth gode di parecchio screen time. Lo sviluppo di una trama vera e propria ha consentito a comprimari piuttosto anonimi (come il povero Fennorian) di ricevere una scrittura finalmente degna. Una nota di merito va anche a Verandis Ravenwatch, un veterano vampiro che accompagnerà il nostro protagonista per tutta la main quest.
Il miglior sviluppo dei personaggi secondari potrebbe essere dovuto alla quasi totale assenza di Lyris Titanborn, che in Greymoor aveva più di una volta aveva adombrato gli altri compagni.
Se il viaggio non è indimenticabile, lo è sicuramente la destinazione. Al contrario di Greymoor, qui arriviamo al fatidico scontro con Rada al-Saran, che si tradurrà in un’epica boss fight composta da due diverse fasi. Se lo svolgimento della missione principale fosse stata buona anche la metà dell’ultimo scontro, ci saremmo trovati davanti a una storyline ben più che discreta. Anche qui, come nella prima espansione della trilogia, troviamo una buona manciata di secondarie davvero intriganti e divertenti!
Cosa porta di nuovo The Elder Scrolls Online: Markarth?
Se dal fronte del PvP quest’espansione non aggiunge nulla di nuovo, Zenimax ha deciso di concentrare le risorse di sviluppo in uno speciale contenuto PvE, adatto sia ai neofiti che ai veterani. Stiamo parlando dell’arena di Vateshran Hollows, una sfida composta da una serie di tre prove diverse, accessibile nella parte sud-orientale di Reach.
Vateshtan Hollow ricorda un po’ la Maelstrom Arena del DLC Orsinium; ogni prova richiederà al giocatore di affrontare un potente boss finale. Se le prime due prove sono piuttosto fattibili, la terza richiede molta esperienza ed un equipaggiamento tanto adeguato quanto ragionato. L’arena quindi è stata pensata anche per i giocatori più esperti, che non soddisfatti dalla mancata sfida che rappresenta la main quest, avranno pane per i loro denti.
Oltre a questo contenuto, con l’aggiornamento di Markarth è stato introdotto l’Item Set Collection, una vera e propria libreria che consente ai giocatori di distruggere con grande tranquillità qualsiasi set, senza che questo occupi inutilmente spazio nell’inventario o in casa. Questa scelta si rivela essere un ottimo modo per alleggerire il peso dei giocatori e al contempo offrirgli la possibilità di ricreare un set quando ne hanno davvero bisogno. Ovviamente la riforgiatura degli oggetti ha un prezzo, anche abbastanza esoso, ma vuoi mettere con il dover rifarmare per ore un intero set?
Oltre a ciò, Markarth aggiunge al gioco la solita schiera di contenuti a cui ormai ci ha abituato Zenimax. In Markarth sarà possibile trovare due nuovi boss globali, due nuovi dungeon, sei skyshards, nuove antichità, tre nuovi set ed un nuovo tipo di evento a tempo disponibile sulla mappa. Un contenuto totale abbastanza soddisfacente, che con le sue 10 ore circa di campagna si rivela un’ottima aggiunta se si possiede l’abbonamento Eso Plus.
Una piccola riflessione sul comparto tecnico
A nuova generazione iniziata, ritengo sia fondamentale aprire una parentesi sul comparto tecnico di The Elder Scrolls Online. Già alla sua uscita, il comparto tecnico non era dei migliori e andava a sfruttare lo stesso motore grafico utilizzato per The Elder Scrolls Skyrim. Arrivati al penultimo DLC di quest’anno, con l’ultimo che aggiungerà dei semplici contenuti Endgame siamo arrivati al limite massimo a cui poteva arrivare questo engine, già portato al suo estremo. Anche su PC con tutte le impostazioni grafiche tirate al massimo, il colpo d’occhio generale comincia a risultare fin troppo sorpassato. Non è un caso che tantissimi giocatori debbano ricorrere a mod esterne per cercare di avere una resa grafica è più piacevole.
Sia Greymoor che Markarth riescono almeno in parte a compensare un comparto tecnico sorpassato con una direzione artistica sbalorditiva e un comparto audio che, anche in quest’ultima espansione, regala un doppiaggio di tutto rispetto e delle musiche davvero epiche. Nonostante ciò con l’arrivo e la fossilizzazione degli standard grafici introdotti dalla nuova generazione, continuare a giocare ad Elder Scrolls online potrebbe cominciare a diventare faticoso. È decisamente arrivato il momento per Zenimax di mandare in pensione questo motore e valutare seriamente un upgrade grafico di tutto rispetto.