Con qualche giorno di ritardo, dato che è uscito in tempo per Halloween, oggi ti parlerò di Clea. Si tratta di una piccola perla, sviluppata da InvertMouse, che arriva su Switch un anno dopo la sua uscita originaria su Steam e il cui sequel è in programma per il prossimo anno.
La premessa fatta dagli sviluppatori de titolo è quella di riuscire ad instillare paura nel giocatore senza ricorrere ai cari vecchi jump scares o ad altri trucchi del mestiere. Riesce nel suo intento? Lo scopriremo nel corso della recensione.
Al momento posso solo dirti che Clea è un horror unico per svariati motivi, prime tra tutte un’atmosfera terrificante e meccaniche di gioco innovative. Il tutto all’interno di un gioco brevissimo, che si può finire in un paio d’ore al massimo.
Un compleanno infelice
Il segmento iniziale, che dovrebbe essere quello più felice, è già ammantato di una tristezza senza pari. Infatti il gioco inizia con la festa di compleanno di Clea, una ragazzina che non definirei esattamente normale ma che vorrebbe vivere una vita normale.
Il suo compleanno è davvero un momento molto straziante: i suoi genitori sono assenti e davanti alla torta in una stanza semibuia ci sono solo la tata e il fratellino.
I festeggiamenti vengono interrotti dalla comparsa di creature umanoidi definite Servi del Caos; la tata promette di indagare sull’accaduto, ma dopo poco tempo anche Clea decide di indagare, portando con sé il fratello Ed (indifeso con il suo orsacchiotto sotto braccio) e mettendo in moto una serie di eventi scatenati da un problema che non si può più ignorare.
Considerato che parliamo di un titolo estremamente breve, Clea non ha una storia molto dettagliata alle spalle e gli sviluppatori hanno preferito un approccio minimalista.
La storia di Clea come personaggio, incentrata sulla sua battaglia interiore con un’entità demoniaca intrappolata nel suo corpo e vogliosa di fuggire, viene raccontata attraverso filmati che si attivano finendo le varie porzioni del gioco.
Alcuni dettagli sulla storia, invece, andranno intuiti dal giocatore nel corso della partita o scovati; sono presenti infatti i consueti documenti, lettere ed elementi più o meno segretida scoprire. Si tratta di una scelta abbastanza interessante, che ci spinge ad immedesimarci ancora di più negli eventi, per scoprire la vera storia di Clea e arrivare alla vera conclusione degli eventi.
Il gameplay di Clea
Lo scopo del gioco sarà semplicemente attraversare i vari livelli, evitando le varie creature mostruose, niente di più.
Ciò non vuol dire che Clea non proponga una ventata di freschezza nel panorama dei survival horror 2D: l’intero gioco è ambientato nella magione Whitlock, casa dei ragazzini, che dovremo esplorare per recuperare oggetti utili e fuggire, risolvendo occasionalmente alcuni puzzle.
Tuttavia lo svolgimento del gioco non sarà liscio come l’olio: Clea ha in serbo alcuni interessanti colpi di scena per il giocatore.
Tornando al gameplay, il gioco non è focalizzato sull’esplorazione libera. Il gioco ci consente di tornare a location già esplorate, ma tranne in un caso il backtracking non è incoraggiato, almeno non se vogliamo avanzare.
A ribadire questo concetto ci pensa la struttura del titolo stesso, che è divisa in livelli (una novità in questo tipo di giochi), ognuno dei quali include una parte della Magione Whitlock e che può avere anche obiettivi e sfide propri. Certo, lospeedrunning e il completamento di obiettivi non sono elementi nuovi negli horror, ma in Clea sono praticamente onnipresenti, aggiungendo una dimensione nuova al gioco.
Il secondo elemento di gameplay interessante è dato dalle meccaniche survival.
Anche in questo caso partiamo da elementi già visti, scappare dai mostri e nasconderci è forse la combinazione più presente nei titoli horror (come per esempio in The Coma, che abbiamo recensito da poco), tuttavia in Clea viene gestita in maniera un po’ differente.
La nostra eroina dai capelli rossi infatti, pur essendo fondamentalmente posseduta da un demone, è pur sempre una ragazzina e non è in grado di affrontare le creature che infestano i livelli, per cui se una di esse ci attacca il game over è certo.
L’unica soluzione sarà quindi non farsi vedere da nessuno oppure scappare immediatamente; ed è in qusto frangente che il gioco comincia a distinguersi dalla massa.
Ad inizio gioco, infatti, ci viene suggerito di usare delle cuffie: questo perchè in Clea il suono è molto importante, quasi fondamentale. Praticamente tutto e tutti fanno un rumore distinto, per cui sia noi che i nostri nemici saremo al corrente delle rispettive posizioni.
Ciò significa che se ci mettiamo a correre in un corridoio, se premiamo un pulsante o attiveremo uno sciacquone (un utile diversivo), chiunque sia sulle nostre tracce cercherà di raggiungere il più velocemente possibile la nostra posizione.
Fortunatamente le creature sono tanto tenaci quanto stupide, per cui nascondendoci nei classici armadi disseminati per i livelli, saremo al sicuro. Una meccanica semplice, ma che funziona bene.
Sarebbe stato bello avere a disposizione altre soluzioni, anche perché talvolta la collocazione degli armadietti rasenta l’assurdo, ma tutto sommato il sistema funziona.
Va detto che sfruttando una sorta di audio 3D, riusciremo a captare la posizione dei nemici ed evitarli senza troppi problemi. Proprio l’uso del sonoro è qualcosa che spesso viene sottovalutata nei videogiochi, e l’uso che ne fa Clea è davvero una piacevole sorpresa e ne migliora notevolmente il gameplay.
Con il sonoro, gli sviluppatori sono riusciti a creare la giusta tensione senza ricorrere ai jumpscare, proprio come promesso.
Cercare di immaginare in quale stanza siano le creature e quanto siano lontane da noi assicura la giusta tensione, snervando (in senso positivo) i giocatori per quasi tutta la partita.
Questo perchè i nemici possono essere dovunque, e non esistono zone franche.
Per sopravvivere dovremo stare attentissimi al minimo suono e intuire la posizione dei mostri, sfruttando tutta la nostra abilità.
Intrigante come un gioco così piccolo sia riuscito ad introdurre una meccanica così interessante.