Replica è un puzzle game sviluppato da SOMI e pubblicato da Playism che ci mette di fronte a dilemmi quali quello della privacy e dell’obbiedienza a un’autorità degradata e dittatoriale. Il titolo, già uscito nel 2016 su PC via Steam, PlayStation 4 e smartphone iOS e Android, è disponibile da qualche settimana anche su Nintendo Switch, piattaforma sulla quale lo abbiamo provato.
Nel complesso, Replica ci regala un’esperienza interessante, che riesce a coinvolgere e disturbare il giocatore, ma fallisce nell’intento di coinvolgerlo a lungo nonostante una rigiocabilità teoricamente elevata. In particolare, il confronto con altri titoli che trattano le stesse tematiche (in particolare Papers, Please) porta a un risultato impietoso, per lo più a causa della longevità davvero minima, che fa sembrare troppi persino i 4,99€ richiesti per l’acquisto.
Trama – Nelle mani della Sicurezza Nazionale
Replica inizia gettando il giocatore di fronte a un cellulare bloccato, di cui deve riuscire a comprendere la password e hackerarlo. Una volta portato a termine questo compito (non è niente di che), verremo contattati da un agente della Sicurezza Nazionale che ci informerà che siamo Tom Ripley, un liceale imprigionato con il sospetto di terrorismo che deve fornire informazioni al governo sui contenuti del telefonino del suo compagno di scuola Dickie Greenleaf per salvare la propria vita e quella della sua famiglia.
Man mano che procediamo con il gioco, scopriremo la vita e le passioni di Dickie parallelamente al destino della nazione in cui viviamo, controllata da una dittatura neo-fascista che ha realizzato uno Stato totalitario che ricorda da vicino quello descritto da George Orwell nei suoi romanzi più noti. In questa nazione, ovviamente, i social sono sottoposti a una spietata censura, la memoria di eventi come il Maccartismo e il concetto stesso di rivoluzione sono totalmente banditi e persino l’uso di password è visto come un atto sovversivo.
Il nostro compito è quello di decidere se stare al gioco dei dittatori per avere salva la vita o cercare una via di fuga che ci permetta di conservare gli ideali democratici. Si tratta di una trama capace di coinvolgere e inquietare come un gioco horror, se non anche di più, a causa della sua maggiore plausibilità. D’altro canto, sarebbe inutile negare che, a quasi ottant’anni dall’uscita di testi come 1984, queste situazioni narrative sono diventate un cliché spesso abusato e Replica deve lottare ogni istante per cercare di stupire il giocatore ormai avvezzo al genere distopico, compito nel quale il titolo di SOMI spesso non riesce ad avere successo.
Gameplay – Pochi puzzle coinvolgenti
La parte ludica di Replica è molto semplice: tutto il gioco presenta l’interfaccia dello smartphone di Dickie Greenleaf e il nostro compito è quello di navigarlo come faremmo con un cellulare reale per carpire quante più informazioni possibili per raggiungere il nostro scopo, qualunque esso sia. Attraverso un’applicazione che il nostro contatto della Sicurezza Nazionale ci farà scaricare appena trovata la password di sblocco dello schermo ci verranno inviate man mano le varie missioni, accompagnate da commenti della spia che ci illustrano l’ideologia totalitaria messa in campo dallo Stato.
Si dovrà, ad esempio, cercare di identificare i membri della famiglia di Dickie o scovare le informazioni che il governo sfrutterà prontamente come “prove” della sua colpevolezza e del suo intento di organizzare un attentato terroristico. Un’altra parte consistente di Replica verrà impiegata sui social, dove sarà nostro compito analizzare ogni post sulla base delle leggi liberticide forniteci dal nostro contatto governativo e segnalare ogni infrazione connettendola alla pena adeguata con un semplice clic.
Il problema è che i puzzle non vanno tanto oltre rispetto a quelli che ho rapidamente menzionato in queste righe e la rigiocabilità che dovrebbe essere garantita dalla presenza di 12 finali viene totalmente annullata dalla noia di dover ripetere sempre gli stessi enigmi, che peraltro non dovrebbero richiederci troppo impegno neppure ai primi tentativi. Ne risulta che Replica è un titolo in cui l’aspetto trainante è senza dubbio la trama, scelta che si rivela sempre rischiosa, in quanto credo che il gameplay dovrebbe costituire l’ossatura fondamentale di ogni titolo ed essere casomai sorretto da una narrazione coinvolgente, e mai sostituito da essa.
Controlli – Le problematiche di Nintendo Switch
Un’altra cosa che andrebbe migliorata in Replica è il suo adattamento allo schermo di Nintendo Switch, che è poi lo stesso messo in campo da titoli che sfruttano la stessa interfaccia come Bury Me, My Love. Replicare uno smartphone, che si estende principalmente in altezza, sullo schermo della console ibrida costringe a comprimere il tutto nella parte centrale, avvolta da ampie bande laterali che rappresentano in questo caso le mani di Tom Ripley e la prigione in cui è chiuso.
I tasti del telefono con cui dobbiamo scorrere le applicazioni e inserire le varie password, di conseguenza, sono molto piccoli e diventano difficili da toccare soprattutto con i controlli touch. Ho avuto, inoltre, dei guai anche con i JoyCon, che in Replica mostravano del drifting della levetta analogica sinistra, che rimane invece del tutto assente al di fuori del gioco. È vero che potrebbe essere dovuto a un principio di malfunzionamento del mio controller, ma c’è anche la possibilità che si tratti di una mancata ottimizzazione da parte degli sviluppatori.
In ogni caso, appare evidente che Nintendo Switch non sia la piattaforma più adatta a giocare Replica, titolo pronto a esprimere il meglio di sé su smartphone. Nel passaggio all’ibrida della casa di Kyoto si sarebbe potuto pensare quantomeno di prevedere un uso della console orientato sul lato corto che puntasse unicamente sui comandi touch, che garantirebbero anche un senso di immersione più completo.
Grafica – Il minimo indispensabile
Dal punto di vista visivo, Replica è, come avrai già intuito, assai semplice. Non solo l’interfaccia che imita uno smartphone non è affatto paragonabile alla complessità di titoli che prevedono animazioni e movimenti dei personaggi, ma viene realizzata con uno stile che pare un misto tra pixel art e una risoluzione bassissima. Finché si tratta delle app nella schermata principale, la cosa potrebbe addirittura passare inosservata, ma quando si passa a indagare nelle foto salvate da Dickie, questo fatto emerge in tutta la sua portata, al punto da rendere indistinguibili i volti dei personaggi, ridotti a un cumulo di pixel spesso volutamente sfocati.
Quanto alle bande laterali, il risultato è persino peggiore: il gioco mette a fuoco sul cellulare, dal momento che sarà lo strumento attraverso il quale approcceremo il gameplay e la trama di Replica. Di conseguenza, la risoluzione dello sfondo si abbassa ulteriormente, rendendo i pixel dei veri e propri quadrettoni che faranno probabilmente scuotere la testa persino ai giocatori di bocca più buona, tra i quali peraltro credo di potermi inserire io stesso.
Anche in questo caso, il paragone con Papers, Please non regge: quel titolo prevedeva dettagli molto più curati, come la fila di persone in attesa al posto di blocco, oppure i movimenti dei terroristi che anche in quel caso dovevamo fermare. Quella degli sviluppatori di Replica sembra, al contrario, una semplice pigrizia, dovuta probabilmente ancora una volta alla convinzione errata che la portata politica della trama e la sua importante connessione con il presente del mondo reale sarebbero bastate a innalzare la qualità del gioco e a conquistarsi un posto nel cuore degli appassionati.
Sonoro – Un’efficace musica rilassante
Un aspetto in cui, invece, Replica si comporta molto bene sono le musiche. La colonna sonora rilassante, composta spesso da un semplice pianoforte, entra in un contrasto molto efficace con i fatti inquietanti di cui si compone la narrativa del titolo, con il risultato di far accapponare ancora di più la pelle del giocatore. In questo senso, il gioco risulta persino migliore di alcuni horror che ci gettano davanti mostri improbabili con la tecnica un po’ squallida del jump scare: al contrario, l’inquietudine costruita pazientemente da giochi come quello di SOMI appare molto più duratura e, per questo, memorabile.
Anche il sistema di controllo della musica e di cambio delle tracce è stato implementato in modo intelligente, immaginando che Tom Ripley tenga le cuffie e ascolti i brani salvati sul telefonino tramite l’apposita applicazione mentre svolge i compiti assegnatigli dalla Sicurezza Nazionale, oppure cerca una via di fuga. Certo, la plausibilità di questa situazione è più o meno equivalente a quella di mettere un cellulare a completa disposizione di un imputato per terrorismo, ma quantomeno mantiene in Replica una certa coerenza interna, che non può mai fare male.
Insomma, al contrario di tutti gli aspetti precedenti, che parevano porsi in netto contrasto con la trama, il comparto audio si integra bene con essa ed è proprio da questo matrimonio fortunato che nasce l’appeal che Replica può suscitare sui giocatori. Sta, poi, a ciascuno di noi decidere se sia sufficiente o meno per giustificare l’acquisto del titolo.
Longevità – Un dramma totale
Ad affossare completamente l’esperienza di Replica, però, ci pensa la sua longevità, anche se lo stesso impiego di questo termine potrebbe risultare sarcastico a chiunque abbia effettivamente provato il titolo. Nel mio caso, ad esempio, sono riuscito a ottenere ben tre finali, di cui uno per due volte, in appena due ore di gioco. A essere onesti, va detto che non sono stato in grado di trovare la soluzione dell’enigma più eclatante del titolo, quello dei numeri che dovrebbero indicare lo scopo segreto dell’attentato, ma difficilmente questo potrà allungare di molto un’esperienza che ci permette di concludere la storia in circa mezz’ora.
Di fronte a questo risultato, neppure il prezzo di soli 4,99€ può apparire sufficiente, considerato che con pochi euro in più possiamo mettere le mani su altri giochi, forse meno impegnati di Replica, ma certamente più divertenti, uno su tutti Puddle Knights. Insomma, il titolo è consigliato solo a chi ama davvero la distopia e non ne ha mai abbastanza di storie che ci facciano riflettere sulle possibili derive del potere nel nostro mondo. Per tutti gli altri, meglio leggere attentamente Orwell e, nelle ore dedicate a videogiocare, spostarsi su altro.