Mentre mi appresto a scrivere questa recensione, Ponpu deve ancora fare il suo debutto, ma per analizzare al meglio il titolo di oggi occorre fare un salto nel Giappone e tornare a quasi 40 anni fa, nella fiorente città di Sapporo.
Era infatti il 1983 quando Shinichi Nakamoto, dopo aver abbandonato l’università a favore di una promettente carriera in ambito videoludico, seppe dare vita (in appena 72 ore) al primo videogioco dedicato a Bomberman; un franchise che negli anni successivi avrebbe riscosso enorme successo.
Inutile dire che all’epoca, il cosiddetto genere dei Puzzle Maze, chiamati così per la loro tipica ambientazione a struttura labirintica, vantava già esponenti di spessore come ad esempio il celebre Pac-Man; fu però il citato bombarolo nato sotto il segno di Hudson Soft a ispirare la nascita del nostro Ponpu, di cui ti parlerò nei prossimi paragrafi.
Dopo quasi due anni di sviluppo e la vittoria di alcuni premi indipendenti, il gioco di Purple Tree si presenta a noi senza nascondere quindi le proprie radici che, stando alle parole degli sviluppatori, non si limitano all’opera di Nakamoto ma affondano anche in altri due classici: Super Smash Bros. e The Legend of Zelda.
Ora che la genesi di Ponpu non è più un mistero, direi di non perdere altro tempo e fiondarci nel vivo di questa recensione, partendo come sempre dal “comparto narrativo” e da un titolo che ti assicuro non mira alla blasfemia.
https://youtu.be/RWBWjk3f7ZI
Al cospetto del Dio Papero
Ogni 10’000 anni, una maestosa divinità beccuta si desta dal suo letargo e distrugge l’intero universo per poi ricrearlo da zero. È all’interno di questo continuo ciclo che la storia di Ponpu prende forma, mettendoci nei panni di un servitore sottratto a forza dal proprio destino.
Il Papero del Mistero decide infatti di interferire con quella che fino a un attimo prima sembrava essere la normalità, e dopo aver dirottato una delle tante uova inviate a distruggere l’universo, sceglie di improvvisarsi nostro maestro per farci combattere il Creatore pennuto.
La modalità Storia, il cui intreccio di trama è tutto qui e non rappresenta altro che un espediente, offre un totale di 5 mappe suddivise in un certo numero di stage. Ognuna di queste culmina sempre con una specifica battaglia contro un boss e i pochi dialoghi a incorniciarle, purtroppo, non fanno altro che sottolineare quanto l’esperienza offra poco.
In Ponpu, tutto ciò che non è gameplay risulta ridotto all’essenziale e la stessa modalità a giocatore singolo, tutto sommato, appare come un enorme tutorial utile ad apprendere le meccaniche di gioco. Dopo aver scelto l’estetica del nostro pulcino tra 4 diverse opzioni, unita al tipo di arma da affiancare alle nostre “normali” uova esplosive, siamo pronti a tuffarci nel vivo di questa produzione.
Un tenero, piccolo, pulcino bombardiere
Come già detto, alla classica struttura su griglia con visuale dall’alto, Ponpu abbina meccaniche moderne proprie del genere action. Le possibilità date in mano al giocatore non si limitano infatti al piazzare bombe o lanciarle nelle quattro direzioni, ma comprendono anche una manovra difensiva che i piú adusi all’action chiamerebbero parry, una rapida schivata utile in più di un’occasione e uno scudo fondamentale per difendersi dai nemici o, nel caso in cui questi dovessero trovarsi a portata di becco, stordirli per breve tempo.
L’intento di rinnovare qualcosa di classico svecchiandolo attraverso le aggiunte al gameplay, non è certo da buttare. Ponpu però, tolta una curva della difficoltà studiata a menadito, inciampa su aspetti che in un titolo del genere rivestono un ruolo altrettanto fondamentale: la varietà di situazioni a cui il giocatore è sottoposto e l’intelligibilità nelle hitbox degli elementi a schermo.
A salvare la baracca ci provano i simpatici boss che, tra citazioni velate e pattern sufficientemente vari, si ergono a punto di forza dell’intera produzione insieme allo stile grafico di cui ti parlerò tra poco. Tuttavia, anche il loro fascino viene meno a causa di un sistematico riciclo forzato, che non fa che appiattire definitivamente la modalità per giocatore singolo.
Al netto di tutto questo, mi sento di dire che Ponpu dà il meglio di sé una volta avviato il multiplayer, che ne mette in risalto il potenziale innato da party game. La grande pecca in questo caso è che si tratta di modalità fini a sé stesse, che faticano quindi a mantenere vivo l’interesse dei giocatori per piú di qualche prova. Questo, l’elenco delle attività disponibili sia online che in locale:
- Deathmatch: serve davvero che io ti spieghi come funziona un Deathmatch? Falli. Esplodere. Tutti.
- Battaglia di Vernice: lo scopo è quello di concludere la partita avendo colorato con le proprie uova la piú alta percentuale di arena possibile.
- Furto di Monete: In questa modalità ci toccherà abbattere i nostri avversari e raccogliere quante piú monete possibili, cosí da poter essere il Ponpu piú ricco una volta che il tempo sarà scaduto.
Il comparto Tecnico
Eccoci arrivati all’ultimo paragrafo di questa mia recensione dedicata a Ponpu, che sarà incentrato come sempre sul comparto tecnico del gioco in questione. La prima cosa da sottolineare è senza dubbio lo stile visivo di questo gioco, che già a partire dal menu iniziale si differenzia come pochi altri.
A riposizionare per un’ultima volta l’ago della bilancia, non permettendo così a Ponpu di superare la sufficienza, sono i pesanti cali di frame rate al raccoglimento di ogni singola piuma e una colonna sonora azzeccata, ma che purtroppo stanca in fretta.