Tra poche ore prenderanno il via i The Game Awards 2020, rassegna che come da tradizione chiude di fatto l’anno videoludico, un anno certamente difficile anche per questo settore, ma che ha saputo regalarci delle grandi perle dal punto di vista dei titoli usciti oltre che, ovviamente, le nuove console rilasciate nel mese di novembre.
Le categorie sono diverse, ma quella più attesa riguarda il miglior gioco dell’anno, che ricordiamo prende in considerazione i titoli usciti fino a novembre dell’anno in corso, motivo per cui non vedrete Cyberpunk 2077.
Le nomination per il best game di quest’anno sono:
- Animal Crossing: New Horizons
- DOOM Eternal
- Final Fantasy 7 Remake
- Ghost of Tsushima
- Hades
- The Last of Us Part II
In questo articolo vogliamo fare una selezione di quelli che, secondo noi, rappresentano i pro e i contro dei vari candidati, quantomeno dal punto di vista delle loro chance di aggiudicarsi l’ambito titolo, e alla fine ti sveleremo anche quale sarà stata la scelta della redazione di iCrewPlay.com.
Animal Crossing: New Horizons
Feci la conoscenza del brand nel lontano 2002, su quella perla dalla forma curiosa ma dalle straordinarie performance che portava il nome di GameCube: lo approcciai più per divertita curiosità che per la voglia di provarlo, e all’inizio mi colse un certo disappunto, tra animaletti antropomorfi che arredano la casa e piantano verdure e lo stile che sembrava più alla portata dei bambini.
Ma quella sensazione durò poco, perché nel giro di pochi giorni Animal Crossing mi aveva catturato con il suo essere incredibilmente nintendoso e con l’approccio semplice ma dannatamente efficace, che sapeva tenerti incollato allo schermo per ore anche solo vagando per il villaggio o intrattenendo conversazioni con gli altri abitanti.
Nel corso di quest’anno ha visto la luce Animal Crossing: New Horizons ed il successo è stato strepitoso, complice probabilmente anche il lockdown mondiale che ha spinto il titolo oltre quelle che erano le legittime attese.
PRO
Il gioco va ad integrare ed innovare la formula collaudata nel corso degli anni, implementando tante piccole/grandi novità che rendono Animal Crossing: New Horizons estremamente godibile anche per i più navigati. Per la tipologia di gioco, inoltre, risulta essere uno di quei titoli praticamente eterni e questo potrebbe giocare a suo favore nella scelta finale.
CONTRO
Al netto dello straordinario successo ottenuto sul mercato, si parla pur sempre di un titolo esclusiva Nintendo Switch, e quindi anche solo per questo si vede tagliata fuori quella che è la maggior parte dell’utenza che possiede Xbox One e soprattutto PlayStation 4, elemento che non può non pesare nella valutazione di gioco dell’anno.
Doom Eternal
Sono un fan di Doom della prima ora; magari non primissima, non essendo un giocatore Pc, però ho iniziato ad amarlo nella sua incarnazione per la prima PlayStation a metà anni ’90. Un gioco frenetico, divertente e che badava all’essenziale: crivellare nemici senza soluzione di continuità.
Ho amato il terzo capitolo, che giocai su Xbox, per via di quell’azzeccato mix tra gameplay adrenalinico senza essere eccessivo, una trama che per Doom era una novità e un’atmosfera che, giocato di notte e con le cuffie, sapeva farti tenere il cuore in gola, anche grazie all’idea azzeccatissima (per quanto magari poco credibile) di dover alternare l’arma con la torcia per illuminare gli ambienti completamente avvolti nel buio.
Dopo Doom 3 c’è stato il silenzio per oltre un decennio, quindi puoi immaginare la gioia di riveder il franchise comparire sulle nuove console, con un ottimo reboot uscito nel 2016 che sapeva coniugare alla perfezione vecchio e nuovo.
Doom Eternal, uscito quest’anno, per quanto rappresenti un more of the same è senza dubbio la sua migliore incarnazione: più frenetico, più armi, più varietà, più lungo.
PRO
Si tratta di un vero inno al gameplay, un gioco in grado di entusiasmare gli appassionati di lunga data come chi si è avvicinato al brand solo di recente. Il comparto tecnico è di assoluto livello e anche sulle console di “passata generazione” rimane molto bello da vedere e senza nemmeno un impuntamento. Tutte le carte in regola, insomma, per essere il gioco dell’anno.
CONTRO
Doom Eternal è bello, divertente, frenetico, godibile e tutto quello che vogliamo ma……….. Ma, nel bene e nel male, è pur sempre Doom. Per essere considerato come “gioco dell’anno” un titolo deve in qualche modo segnare un solco tra il passato e il presente; Doom è un grandissimo esponente del mondo videoludico, ma non ha onestamente nulla che non abbiamo già in qualche modo visto in precedenza.
Final Fantasy 7 Remake
Final Fantasy appartiene a quel genere di saghe che accompagnano il settore dei videogiochi praticamente da quando hanno iniziato a diventare un fenomeno di massa, ovvero intorno alla metà degli anni ’80.
Il capostipite è infatti datato 1987 ed ebbe i natali sul Nes e sul Game Boy; da lì prese il via una saga epica che, tra tutti i capitoli, ha visto la luce su praticamente ogni piattaforma di gioco nel corso degli anni.
A detta di tanti, il settimo capitolo, uscito su PlayStation nel 1997, ha rappresentato l’apice della serie, tanto che si iniziò a parlare con sempre maggiore insistenza di un remake; il gioco è uscito proprio quest’anno, come esclusiva temporale PlayStation 4. Pur con una struttura e un gameplay completamente rinnovato, lo spirito dell’originale è rimasto intatto anche se, come era logico attendersi, alcune scelte hanno certamente fatto discutere i fan più accaniti del capitolo originale.
PRO
L’esperimento si può certamente dire riuscito: il lavoro messo in campo da Square Enix ha soddisfatto appassionati e addetti ai lavori. Final Fantasy VII Remake è un gioco moderno ma che mantiene il fascino dell’originale, pur con tutta una serie di scelte che certamente fanno storcere il naso ai puristi. Gameplay e narrazione rappresentano di sicuro il piatto forte del gioco.
CONTRO
Come fu per Resident Evil 2 Remake lo scorso anno, il fatto di non essere un gioco “originale” certamente lo penalizza nella scelta del Game of the Year 2020. Per quanto si tratti di un titolo validissimo non spicca quel tanto che basta da lasciare indietro i suoi competitor in questa particolarissima gara.
Ghost of Tsushima
Anche l’ultima esclusiva per PlayStation 4, come tanti suoi colleghi ultimamente, è stata vittima di pesanti rinvii che ne hanno tardato di molto l’uscita sul mercato. Ma che tipo di gioco ci siamo ritrovati di fronte?
Un open world ambientato nel Giappone feudale, sicuramente curato, di grande fascino e con ottimi elementi (tra cui l’uso del vento al posto della classica mappa) ma che forse è uscito in un momento in cui il mercato è saturo di prodotti di questo tipo, e quello che magari qualche anno fa sarebbe stato un gioco eccezionale, nel 2020 si deve “accontentare” di giudizi sicuramente lusinghieri ma che non lo elevano allo status di capolavoro.
PRO
Come detto, le idee interessanti messe in campo da Sucker Punch in Ghost of Tsushima non mancano di certo, come anche assolutamente degna di nota la rappresentazione del periodo storico che, per gli appassionati del settore, rappresenta un must che può tranquillamente elevare quello che è la valutazione media.
CONTRO
Il problema sta proprio nel non riuscire ad eccellere veramente in un aspetto particolare, a parte il contesto; il gameplay è certamente interessante, ma lontano dalla perfezione; la narrativa non è particolarmente coinvolgente, l’intelligenza artificiale è buona ma non certo prodigiosa. Insomma, per essere definito “il gioco dell’anno” rischia di essere un po’ pochino.
Hades
Rimasto in early access per mesi, periodo nel quale aveva fatto intravedere il potenziale di cui era capace, quando si è potuto metterci le mani sopra la sensazione di aver a che fare con un piccolo capolavoro è stata lampante.
Uscito per Pc e Nintendo Switch questo “rouglite” è ambientato nel contesto della mitologia greca: impersoneremo Zagreus, il figlio di Ade, signore degli inferi, che si trova prigioniero nel regno del padre da quando era bambino. Dopo aver scoperto che la sua vera madre non è Nyx, come ha sempre creduto, sceglie di tentare la fuga per cercare Persefone nel mondo dei mortali.
Il gioco si dipana attraverso una serie di mappe procedurali per raggiungere la superficie, passando attraverso tutta una serie di nemici e pericoli per superare i quali dovremo padroneggiare tutte le armi e le abilità messe a disposizione al giocatore.
PRO
Hades ha tutte la carte in regola per essere considerato un piccolo capolavoro: un’efficace direzione artistica e caratterizzazione dei personaggi, la tipologia di armi e abilità utilizzabili, la mole di contenuti da sbloccare che faranno la gioia dei giocatori più hardcore che non si accontentano “semplicemente” di arrivare alla fine.
CONTRO
Il vero punto debole del gioco, se così si può dire, è probabilmente nell’essere molto poco mainstream, anche solo per il fatto di essere uscito su Pc e Nintendo Switch e non anche nelle altre piattaforme. Come già capitato poi anche negli altri titoli esaminati fino ad ora, anche Hades manca di quel qualcosa in più che lo faccia emergere con forza rispetto alla concorrenza.
The Last of Us Part II
Il primo The Last of Us fu il meraviglioso canto del cigno di PlayStation 3: da quel momento ogni videogioco di quella tipologia dovette fare i conti con un nuovo paradigma nel campo della narrativa.
Quando nel 2016 fu annunciato che The Last of Us Part II era in lavorazione la notizia fu accolta con un tripudio clamoroso, anche se si trattava solo di un breve trailer in cui una Ellie più adulta e visibilmente segnata dalle conseguenze delle battaglie suonava una triste melodia accompagnata dalla chitarra.
Il titolo Naughty Dog ha affrontato un percorso che definire tortuoso sarebbe riduttivo: polemiche, rinvii, leak, nuovi rinvii… Insomma il percorso di avvicinamento dei giocatori a The Last of Us Part II non è stato certo semplice. Anche dopo la sua uscita il gioco è stato travolto dallo shitstorm degli utenti su Metacritic, che lo hanno utilizzato come valvola di sfogo della loro idiozia.
Una volta provato, però, tute le polemiche, i problemi, le discussioni, i fastidi sui rinvii sono svaniti nel tempo di un soffio: avevamo davanti un’altra lezione di narrativa applicata al videogioco, questa volta supportata da un gameplay estremamente approfondito e che in più di un’occasione annullava il divario tra la parte visiva e quella giocata.
Insomma, Neil Druckmann e il suo team ci hanno regalato un’altra pietra miliare con cui i giochi a seguire dovranno per forza confrontarsi.
PRO
Narrativa, comparto tecnico, comparto audio, gameplay: questi sono tutti elementi straordinari che rendono il gioco un capolavoro, ma non è grazie a questi aspetti che potrebbe aggiudicarsi il titolo di gioco dell’anno, perché quello su cui The Last of Us Part II spicca non solo sugli altri pretendenti, ma sulla gran parte di quello che fino ad ora abbiamo visto in un videogioco è il modo straordinario che ha di mettere in connessione la parte visiva con quella interattiva, con la parte emotiva a fungere da ponte.
Si tratta di un elemento che se non hai provato il gioco diventa impossibile fartelo capire, pertanto a questo punto gli scenari sono due: o ci hai giocato e hai capito perfettamente quello di cui sto parlando, oppure non l’hai ancora fatto e, dopo una metaforica tirata di orecchie, non sarò certo io a rovinarti la sorpresa scendendo nel dettaglio di questo aspetto.
CONTRO
Beh, in tutta onestà, mi risulta davvero difficile evidenziare un lato per il quale The Last of Us Part II non meriterebbe il titolo di miglior gioco del 2020, ma essendo un addetto ai lavori voglio comunque provarci: in generale, si potrebbe far presente un’interazione con lo scenario che forse sarebbe potuta essere meno limitata, ma sarebbe come voler dire che la Gioconda di Leonardo non è un capolavoro perché la cornice è brutta. Insomma, ci siamo capiti.
Siamo arrivati alla conclusione ed è venuto il momento di decretare il nostro particolare vincitore e benché in redazione Ghost of Tsushima abbia ricevuto più voti, per chi scrive il titolo di Game of the Year 2020 va SENZA DUBBIO ALCUNO a The Last of Us Part II.
La scelta di premiare il titolo di Sucker Punch va nella direzione di voler dare un minimo di risalto ad un gioco certamente di buon livello ma che molto difficilmente si potrebbe contendere il titolo vero.
Per quanto mi riguarda, quello di Naughty Dog è un Capolavoro assoluto, e rappresenta quello che è stato Sgt. Pepper dei Beatles per la musica, Via col Vento per il Cinema o l’Amleto per la letteratura, quelle opere insomma che sono prese come punto di riferimento per il relativo settore, e che sono destinate a rimanere incastonate nella Storia.