The Land Beneath Us è un titolo che, per una volta, cerca di portare sugli scaffali un’esperienza simile a quella di un roguelike tradizionale, proponendo combattimento a turni, generazione procedurale e una metaprogressione non troppo invasiva.
Non siamo però davanti a un roguelike del tutto simile a quelli tradizionali, ma a una variante incentrata molto di più sul combattimento a turni, dove quindi l’esplorazione dei dungeon viene ridotta all’osso. Vediamo se vale la pena giocarlo nella nostra recensione.
The Land Beneath Us ha una storia semplice ed efficace: una scienziata ha rivoluzionato la storia dell’umanità, scoprendo una nuova fonte di energia, creando robot e risolvendo sostanzialmente tutti i problemi del mondo. Un mondo che comunque è andato a farsi benedire.
La donna, infatti, è stata rapita e sembra che un suo segnale d’aiuto arrivi dal fondo di una futuristica città. Una sua IA risveglia quindi il protagonista: un avanzatissimo robot che dovrà recuperare la scienziata. La storia, a differenza di roguelite come Hades (e Hades 2!) resta qui semplicemente secondaria e si mantiene un semplice pretesto.
Esploriamo The Land Beneath Us
Il gameplay di The Land Beneath Us ricalca il tipico loop dei roguelike: si inizia da un HUB centrale dove potenziare a che il personaggio, si esplora un dungeon generato proceduralmente e si arriva alla fine (del dungeon, o propria) ricominciando da zero in entrambi i casi con livelli nuovi di pacca.
Come sappiamo, il loop funziona bene, ed quindi nelle meccaniche che i singoli giochi devono differenziarsi per emergere. In particolare, The Land Beneath Us ricalca la struttura di un vero roguelike, abbandonandosi solo in parte alle concessioni ormai comunissime dei roguelite (leggi la differenza nel nostro articolo dedicato).
Il gioco si divide quindi in stanze singole, quasi come accade in Hades, al termine delle quali si sceglie quale strada seguire in base alle ricompense della stanza successiva (armi, reliquie, mercanti, ecc…). La maggior parte delle stanze ospitano combattimenti, mentre alcune permettono di potenziare armi, reliquie o di acquistare oggetti.
Gli scontri si svolgono a turni, su un’arena divisa a griglia. Ogni movimento e ogni attacco corrisponde a un movimento o attacco nemico e di conseguenza bisogna scegliere come muoversi in modo accorto. Per attaccare basta muoversi verso un nemico, che verrà quindi colpito con la nostra arma.
E sono proprio le armi il punto centrale delle meccaniche di gioco. Ogni direzione (sopra, sotto, sinistra, destra) corrisponde a un’arma equipaggiabile, con proprietà diverse, che vanno dall’attacco, alla distanza di caselle, fino ad abilità di spostamento. A ognuna delle quattro direzioni è equipaggiabile un’arma diversa che, quando ci spostiamo verso un nemico, viene utilizzata, facendo il danno corrispondente o attivando le sue proprietà particolari.
Per esempio è possibile equipaggiare una lancia in alto, che permette di arrecare danno a due caselle di distanza, e un’ascia in basso, per colpire più caselle insieme. Magari aggiungiamoci due pistole ai lati che colpiscono a tre caselle di distanza.
I nemici, dal canto loro, attaccano dopo aver mostrato gli attacchi sulla griglia. Quando un mostro sta per colpire le caselle dove arriverà l’attacco diventano gialle e, il turno dopo (il nostro movimento o attacco) subiremo danno negli spazi indicati. Alcuni nemici colpiscono a distanza, altri intorno a loro, altri ancora solo da vicino.
Questo intersecarsi di meccaniche funziona molto bene, peccato solo che sia fin troppo facile diventare eccessivamente performanti, anche per via di oggetti sbilanciati. Essendo The Land Beneath Us un puzzle roguelike, dove cioè le meccaniche da GDR lasciano ampio spazio alle scelte tattiche del giocatore (come in quella perla dimenticata di Hoplite), questo piccolo difetto si fa sentire molto.
L’utilizzo delle reliquie, infatti, si dimostra da un lato decisamente interessante, permettendo di creare vere e proprie build, ma dall’altro lato fin troppo sbilanciato in caso di roll particolarmente fortunati nell’ottenimento delle reliquie stesse.
Nella prima fase di gioco, poi, le stanze sono eccessivamente semplici da risolvere, con attacchi nemici che difficilmente si incrociano in caselle diverse, rendendo difficili gli spostamenti. A questo si aggiungono le già citate reliquie troppo potenti, che consentono di avere facilmente scudi e altri buff. Proseguendo nel dungeon la sensazione si affievolisce, ma iniziare nuove partite la riporta sempre a galla.
Nuove partite, peraltro, dove si fa sentire una certa similitudine tra le varie stanze e situazioni. In questo caso, una maggiore varietà nella generazione procedurale dei livelli sarebbe sicuramente importante, dato che aumenterebbe a dismisura la longevità.
The Land Beneath Us parte quindi da un’ottima idea, eseguita anche molto bene, che però zoppica per via di alcune scelte di bilanciamento che rendono le prime fasi di ogni partita davvero troppo semplici. Peraltro, essendo incentrato del tutto sui combattimenti, il loop di gameplay rischia di diventare presto ripetitivo, dato che rispetto titoli come Crown Trick, Pixel Dungeon o Tangledeep pecca di profondità.
Tecnicamente piacevole
Il comparto tecnico di The Land Beneath Us è molto bello nel complesso, grazie a una pixel art in grado di regalare ambienti discretamente dettagliati e sprite sempre interessanti e ben animati. L’estetica cyberpunk condita di umorismo, poi, funziona molto bene e l’unico scivolone solo gli artwork di alcuni personaggi, che sembrano semplicemente poco coerenti con lo stile generale.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, con musiche ed effetti sempre soddisfacenti.