Visto che nella puntata precedente di Player One abbiamo parlato di Ethan Mars, stavolta ho voluto mandare le lancette del gaming un po’ più indietro e ho scelto una delle figure storiche del gaming, Dirk the Daring, protagonista della saga di Dragon’s Lair. Il buon Dirk, infatti, lega indissolubilmente il proprio nome a quello del franchise che, oltre ai videogiochi, conta degli adattamenti televisivi e delle uscite a fumetti.
Dirk the Daring, il classico dei classici che dura negli anni
Chi è Dirk? Beh, è uno dei cavalieri più forti del regno, anzi, il più forte. Molti suoi rivali sono morti, certo, ma ciò non toglie che Sir Dirk sia un famoso cacciatore di draghi. Proprio per questo, nell’ora del bisogno, è stato chiamato per liberare la principessa Daphne dalle grinfie di un lucertolone sputa-fuoco.
Cavalieri, draghi, principesse… in effetti Dirk rappresenta il classico dei classici. Eppure la saga di Dragon’s Lair e Dirk the Daring, classe 1983, hanno catturato un pubblico vastissimo, e possiedono un valore intrinseco dimostrato sia dalla riproposizione dei giochi su innumerevoli piattaforme che dagli adattamenti televisivi e a fumetti. Infatti, oltre a un’ambientazione fantasy ben realizzata – che comunque presenta qualche trovata originale – sono l’ironia e l’auto-ironia dei personaggi, con Dirk in testa, ad aggiungere quel qualcosa in più che rende il mix inconfondibile.
Dirk, saluta papà Don… e zio Rick
Il game design del primo Dragon’s Lair è attribuito a Rick Dyer, al tempo presidente della Advanced Microcomputer Systems (più tardi diventata RDI Video Systems) e Don Bluth un regista e animatore cinematografico che, dopo essere stato in forze alla Disney, aveva fondato con alcuni colleghi uno studio ritenendo che la major avesse perso l’attitudine a rischiare dopo la scomparsa del suo fondatore.
Bisogna però sottolineare che, per quanto riguarda Dirk, tra le idee che avevano ispirato Rick nell’ideazione del concept di gioco, spiccava proprio un lungometraggio di Bluth, Brisby e il segreto di NIMH, e che una volta partita la collaborazione per realizzare il gioco, fu quest’ultimo a fornire le animazioni e a definire i personaggi. Infatti, la paternità di Dirk viene pacificamente attribuita a Don Bluth, anche se Rick Dyer può venire considerato uno “zio molto presente”.
Dragon’s Lair e gli anni ’80
Dirk arrivò all’attenzione del pubblico nel 1983, negli USA. Il paese e il periodo storico sono stati fattori fondamentali per il suo successo. Dragon’s Lair – per usare una metafora americana – intercettò l’onda perfetta e la surfò al meglio. Quali erano le forze positive che avevano creato quell’onda? Provo a rispondere sapendo che una spiegazione esaustiva sarebbe difficile anche per un sociologo. Diciamo che qualche qualche componente possiamo ritrovarla.
In quella decade si viveva una golden age del videogioco, e le sale-giochi piene di arcade erano punto d’incontro dei giovani appartenenti almeno a due generazioni differenti. Aver proposto un gioco dalla grafica così accattivante e così innovativa per l’epoca (basato sulla tecnologia laser disc), significò aprirsi a un pubblico vasto e in una certa maniera variegato. Un pubblico educato all’intrattenimento videoludico e al genere avventura.
Il terreno era stato reso fertile già una decina di anni prima, ci avevano pensato l’uscita di Dungeon & Dragons nel lontano 1974 e il suo successo, a formare ragazzi più o meno giovani al valore di un certo tipo di giochi e, in diversi casi, a iniziarli al genere fantasy e alle storie d’avventura. Questi ragazzi sarebbero diventati i ventenni che popolavano le sale-giochi, spesso condizionando anche i gusti dei più giovani – hey, guarda a cosa gioca Tom, lui ha già la ragazza… – e, alcuni di loro, sarebbero entrati in forze nell’industria cinematografica, la mecca della cultura pop americana.
Quel decennio è infatti considerato il più prolifico per il cinema d’avventura americano, da I Predatori dell’Arca Perduta del 1981, proseguendo con altri titoli indimenticabili come E.T. del 1982, Il Ritorno dello Jedi del 1983, Ghostbusters e Gremlins del 1984, i Goonies del 1985… ma sto divagando. Il punto è che anche la forma d’intrattenimento più popolare del tempo spingeva verso storie d’avventura con elementi fantastici e/o mistery. E Dirk the Daring, in piedi sulla sua tavola di nuova concezione, una Dragon’s Lair in lamina di laser disc, cavalcò quell’onda alla grande.
Dragon’s Lair e Dirk: l’avventura è una cosa seria, ridiamoci sù
Uno degli elementi più spiccati di Dragon’s Lair e quindi del suo protagonista, Dirk the Daring, è l’ironia. Infatti il tono è sempre scanzonato, sia nelle soluzioni grafiche e nelle animazioni, che essendo opera di Don Bluth conservano lo spirito dei cartoni animati, sia nella scrittura vera e propria, dato che la costruzione delle scene la loro risoluzione passano inevitabilmente da situazioni che volgono al comico, stessa cosa per i tempi che le scandiscono.
Osservando bene Dirk si ha la netta sensazione che sia un personaggio perfetto per avventure fantastiche, certo, ma anche per sketch comici. Al tempo del primo episodio della saga, questioni legate al budget spinsero a limitare i “vocalizzi” di Dirk a un paio di esclamazioni (tra l’altro sfruttando la voce di un membro dello studio), anche questo spinse l’approccio comico verso elementi puramente visuali, che in alcune situazioni si rifanno allo slapstick: non a caso Dirk vive di espressioni facciali, movenze a volte agili altre impacciate, quasi ci trovassimo a una “comica” dei primi anni del ‘900.
Un solo Dirk, tante avventure
Il nostro beniamino ha partecipato a ogni installazione del franchise, che vanno appunto dai videogiochi ai fumetti fino alla serie TV. Ma i tre titoli che potremmo definire “canon” sono Dragon’s Lair, Dragon’s Lair II: Time Warp e Dragon’s Lair 3D: Return to the Lair.
- Dragon’s Lair: il nostro campione, si avventura nel castello di un mago oscuro, una magione disseminata di trappole e infestata pericolose creature. Il giocatore controlla Dirk, il cui compito è quello di salvare la principessa Daphne, rapita dal drago Singe. Il gameplay si basa su schemi da superare col meccanismo quick time. Dopo le insidie celate nelle varie stanze del palazzo, Dirk giungerà nel dungeon sottostante. Lì lo attende la sfida più pericolosa, Singe il drago! Ora, io sono membro dell’associazione anti-spoiler, MA, se conosci il personaggio, saprai già com’è andata, mentre in caso contrario, avendoti detto che è presente anche nei titoli successivi della serie, immagino che hai capito come va a finire: e vissero tutti felici e contenti… drago escluso.
- Dragon’s Lair II: Time Warp: la storia segue direttamente gli eventi del gioco precedente, Dirk e Daphne si amano, hanno anche avuto dei figli e il reame è sereno. Come dici, troppo bello? Esatto. La cara Daphne viene di nuovo rapita e sarà l’impavido cavaliere a correre in soccorso. Il titolo si basa ancora sul meccanismo quick time che però, in questo secondo capitolo, risulta più intuitivo. Tornando al nostro eroe, dopo essere sfuggito alle minacce della suocera, scoprirà che la sua bella è stata rapita dal mago malvagio Modroc (propietario del castello visto nel precedente titolo e padrone anche di Singe il drago) e sarà costretto ad attraversare ere ed ambientazioni differenti per ritrovarla. L’epilogo? Dai, sul serio? E vissero velici e contenti… mago escluso.
- Dragon’s Lair 3D: Return to the Lair: in questo capitolo della serie gli ambienti di gioco e di conseguenza il gameplay vengono rivoluzionati, si passa infatti a un’interazione che va oltre i semplici imput per quick time event. Riguardo la storia, invece, Dirk e Daphne continuano a fare il loro lavoro. Come? Lei viene rapita e lui deve salvarla. Ah, ovviamente anche i “cattivi” tengono fede alla loro parte, con Singe e Modroc redivivi e pronti a creare insidie per l’impavido cavaliere. Un’altra novità del titolo è la presenza di Daphne che, tramite un amuleto magico, informa il suo amato che Modroc è diventato più forte e che serve raccogliere l’essenza di drago per sconfiggerlo. L’amuleto permette inoltre a Dirk di comunicare con la bella principessa durante le mille peripezie per liberarla, aumentando la sua presenza rispetto agli altri due titoli. Sì, è proprio come pensi, dopo diversi schemi e alcuni scontri epici si arriva alla resa dei conti con Modroc. Ah, dimenticavo: e vissero felici e contenti… mago e drago esclusi.
Per quanto riguarda il Dirk a fumetti possiamo tranquillamente dire che la situazione rimane tutto sommato quella delineata dai giochi, tranne per alcuni dettagli: Singe afferma di essere spinto dal desiderio di vendetta nei confronti di Dirk l’ammazzadraghi, il quale avrebbe ucciso i suoi figli; al cast di aggiunge Mordread, la sorella di Modroc, la quale ovviamente cercherà di vendicarsi su Dirk nell’unico modo che i cattivi di questa ambientazione riescono a concepire: rapire Daphne.
Il Dirk a cartoni animati offre forse alcune variazioni più significative rispetto all’impianto dei videogames. Il protagonista è sempre il cavaliere più valoroso del regno, spietato contro i draghi, ma compare un comprimario, il suo scudiero e migliore amico Timothy. Oltre a questo il nostro eroe è stato clamorosamente friendzonato, infatti lui e Daphne sono grandi amici. Che sceneggiatori privi di cuore! Aggiungo una piccola nota, in ogni episodio, prima della pausa per il break pubblicitario, si apre una scena a bivio i cui differenti risultati si vedono alla ripresa della puntata, richiamando il classico meccanismo quick time dei giochi.
Segnalo un’altra cosa, che dimostra quanto il franchise sia ancora vivo e vegeto! Infatti, secondo quanto scritto sul The Hollywood Reporter, Netflix si sarebbe accordata per un adattamento in live action di Dragon’s Lair, con Ryan Reynolds che dovrebbe assumere il ruolo proprio dell’impavido Dirk.
Concludo dicendo che, Dirk the Daring ha segnato un’epoca, partendo dai laser disc e approdando su tantissime piattaforme, valicando la barriera tra i media, insomma un vero avventuriero. Quindi, semmai ti servisse un aiuto con qualche drago, sai a chi chiamare!