Il mercato indie è sempre pronto a stupirci e anche stavolta siamo rimasti davvero estasiati. A colpirci in questo modo è stato Olija, un platform narrativo e al contempo minimale di cui ti avevamo già accennato in passato. Una storia esotica, dalla breve durata, vissuta in un luogo tanto magico quanto oscuro e alla ricerca del ritorno verso casa. L’epopea di Lord Faraday comincia con un naufragio, una tragedia che porterà il protagonista nell’arcipelago Terraphage, un luogo di sole isole perlopiù disabitato e in rovina.
Questo Terraphage nasconde chiaramente un mistero: le sue isole sono abitate da mostri composti da una nera sostanza viscosa e da uomini fuori di senno che attaccheranno a vista il povero Faraday, il quale si trova in cerca di una via di fuga e dei suoi compagni; in suo aiuto verrà un leggendario arpione, recuperato dal Lord all’interno di un esoterico tempio in rovina.
Non si tratta di un’arma qualsiasi, ma di un arma magica e leggendaria: Lord Faraday potrà lanciare quest’arma e teletrasportarsi da essa, oppure richiamarla a sé a comando. Per poter tornare a casa con (o anche senza) i suoi compagni, Faraday dovrà sconfiggere l’antico male che attanaglia le isole e salvare la regina Olija; può sembrare l’incipit di una trama piuttosto banale e lo è, ciò che sorprende è come lo sviluppatore sia riuscito a impreziosire tutta questa premessa.
Olija ha la capacità di narrare una storia banale in modo brillante
La parola che meglio descrive Olija è minimale. A partire dalla (un po’ troppo) risicata trama dalla durata di sole 5 ore, fino alla pixel art anche in questo caso piuttosto ridotta all’osso, tutto è volutamente essenziale per creare uno stile di gioco e un’atmosfera davvero unica.
La pixel art può sembrare grezza, in alcuni casi un cumulo informe di pixel colorati. La realtà invece è che nel suo essere così minimale, questa tecnica è stata impiegata magistralmente. Gli scenari sono pieni di dettagli, ma a colpire di più sono le animazioni, curate al millimetro e piuttosto impressionanti.
Le animazioni sono così espressive in Olija che riescono addirittura a sostituire la mancanza dei volti dei personaggi, si riesce a capire cosa questi provano anche soltanto osservando i movimenti del loro corpo. Proprio la grande mancanza di parlantina degli NPC di gioco e le atmosfere lugubri rendono Olija un titolo silenzioso, intimo e a tratti inquietante. La cura in questi personaggi, anche se non possiedono un volto, è incredibile ed è uno dei cardini dell’avanzamento di gioco.
All’inizio del gioco, Faraday viene ritrovato da un traghettatore – l’NPC che lo porta da un’isola all’altra – e condotto ad Oaktide, una diroccata palafitta abitata da tristi pescatori e altri marinai naufraghi. In questo luogo malmesso il protagonista stabilirà dei legami che andranno via via a evolversi nel tempo. Mentre Faraday sarà un protagonista piuttosto silenzioso, gli abitanti di Oaktide diventeranno sempre più socievoli e aperti, man mano che costruiremo o ripareremo gli edifici. Il fatto che si senta in modo così spiccato l’influenza del giocatore sul mondo di gioco e che si possa stabilire un legame umano con i personaggi dona a Olija una profondità davvero impressionante.
Anche se, come già detto, la trama non brilla in originalità, verrai sospinto nel continuare il tuo viaggio per via di queste “piccolezze” e per scoprire i misteri che si celano dietro Terraphage.
Arpionali, arpionali tutti!
Un altro buon motivo per giocare Olija risiede sicuramente nel suo gameplay, scattante, dinamico e preciso; anche in questo frangente le animazioni brillano. Se Faraday è il protagonista della trama, l’arpione è quello del gameplay vero e proprio. Potrai impiegarlo come semplice arma da mischia, ma questo magico artefatto può fare molto di più: è utile per spostarsi velocemente da un nemico all’altro o battere in ritirata, donando estremo dinamismo alle sezioni di combattimento, ed è un elemento fondamentale per la risoluzione degli enigmi, visto che ti potrà condurre in sezioni della mappa altrimenti inaccessibili.
Non avrai a disposizione soltanto l’arpione, ma troverai anche armi secondarie e cappelli che ti doneranno abilità speciali; il gioco oltre ad essere un platform ha quindi anche elementi da metroidvania.
Veniamo forse all’unica nota dolente del titolo, la sua difficoltà piuttosto aggirabile. A parte qualche boss (e neppure per quelli), non suderai mai più di tanto per una vittoria. I minion semplici hanno dei pattern d’attacco fin troppo prevedibili e dopo aver imparato a familiarizzare con l’arpione li demolirai senza alcuna difficoltà. Ovviamente un titolo non dev’essere per forza difficile perché sia godibile, ma nel corso di gioco ho sempre avuto la sensazione che le potenzialità offerte dal gameplay non venissero mai portate al loro massimo, il che come immaginerai mi ha lasciato un leggerissimo retrogusto di delusione.
Leggerissimo perché, anche con tutti i suoi puzzle, Olija scorre a un ritmo quasi perfetto, e non solo, riesce ad essere sempre molto stimolante; sperimenterai nuove meccaniche dall’inizio fino alla fine del gioco. Ne risulta che Olija ti terrà sempre incollato allo schermo, da inizio a fine, senza essere mai pesante o noioso. Anche se inizialmente sono rimasto un po’ colpito dall’estrema brevità del gioco, questo non è propriamente un difetto.
Il motivo è presto detto: Olija ha un ritmo ammaliante, un’incedere mai frustrante. Non ti verrà mai richiesto di ripetere una meccanica fino allo sfinimento e troverai sempre nuovi dettagli nel mondo di gioco. D’altronde, come si dice, nella botte piccola c’è il vino buono e te lo possiamo assicurare: Olija è un titolo d’ottima annata!