Diciamocela tutta, ogni volta che in un GDR bisogna scegliere la classe di appartenenza del proprio PG, quella dell’Healer è sempre relegata in fondo alla fila. Anzi, talvolta non è nemmeno presente.
Ed è proprio qui che scende in campo Healer’s Quest, titolo indie sviluppato da Rablo Games per PC e Nintendo Switch.
Capovolgendo gli stilemi tipici del genere, in questo Gioco di Ruolo atipico verremo chiamati ad impersonare, chi lo avrebbe mai detto, proprio l’healer di un gruppo di eroi. Niente armi bianche o qualsivoglia magia offensiva per noi; tutto ciò che dovremmo fare sarà mantenere in vita il nostro party.
Noioso? Poco gratificante? ANCHE NO! Continua a leggere per scoprire le vere qualità di Healer’s Quest.
Dove sta il divertimento se devo solo curare gli altri?
Per quanto nella storia del gioco di ruolo, nessuno abbia mai voluto impersonare il ruolo dell’Healer, ma più in generale un qualsiasi ruolo di supporto, questi ultimi risultano fondamentali all’interne delle meccaniche di gioco.
Healer’s Quest sceglie di invertire questa tendenza, mettendoci nei panni del curatore del gruppo e facendoci sentire appieno il peso di tale responsabilità.
Contrariamente a quanto si possa credere, essere gli unici in grado di castare magie curative, ci costringerà a valutare continuamente quali azioni sarà meglio intraprendere per il bene del party: dovremmo far recuperare HP al nostro tank, oppure castare uno scudo protettivo intono al nostro ranger? Meglio utilizzare molti MP per una singola magia di recupero, oppure lanciare più di un singolo incantesimo con potenza ridotta?
Queste sono solo alcune delle scelte che dovrai intraprendere in Healer’s Quest, dal momento che, come support del gruppo, fungerai anche da buffer; preferirai adottare uno stile di gioco difensivo, basato sul mantenere alti i punti vita dei tuoi compagni, oppure sceglierai la via del potenziamento, aumentando le caratteristiche fisiche dei tuoi guerrieri?
Il sistema di progressione del gioco risulta più profondo di quanto si possa pensare, mettendo il giocatore di fronte ad una vera e proprio scelta di build per il proprio PG: non potrai imparare a fare tutto e farlo bene, ma dovrai decidere in quali abilità investire l’esperienza accumulata.
Inoltre, una minima parte di personalizzazione è riservata anche ai tuoi compagni: farai in modo che l’equipaggiamento del Tank gli fornisca una difesa impenetrabile oppure lo voterai all’attacco più spietato? Potenzierai gli incantesimi del tuo mago prediligendo quelli a bersaglio singolo oppure ad area? Quanti pochi HP avrà il Berserker? Quanto velocemente scoccherà le frecce l’arciere? E con quale precisione?
In Healer’s Quest dovrai fare ben più che mettere i cerotti sulla bua dei membri del party; dovrai guidarli per tutta l’avventura, dal momento che l’esito di quest’ultima dipenderà dalle tue scelte.
E parliamone, di quest’avventura
Se fino ad ora ho parlato del Gameplay di Healer’s Quest in maniera seria, è perché quelle meccaniche di gioco sono effettivamente state prese sul serio dagli sviluppatori.
Discorso completamente opposto bisogna invece fare per la Trama e la Narrazione.
Caratteristica fondamentale di Healer’s Quest è quella di non prendersi mai sul serio: i ragazzi di Rablo Games hanno voluto sviluppare un titolo quanto più irriverente ed auto-ironico possibile.
Si parte dal presupposto che i protagonisti sfondano continuamente la quarta parete. Tanky, Grumpy, Murky e Beauty, sono perfettamente consapevoli di trovarsi all’interno di un videogioco GDR.
Tutti i membri del party sono a conoscenza dell’esistenza dei punti esperienza e del loot (e di come ottenerli, ovvero sconfiggendo nemici e completando dungeon), sanno di avere determinate caratteristiche (Tanky, il cavaliere, fa più volte notare al giocatore quanto siano alti i suoi punti difesa), ed accettano tutto ciò che gli capita intorno proprio perché “è cosi che funzionano le cose nei GDR”.
La stessa Trama di Healer’s Quest viene quasi lasciata al caso: l’incipit dell’avventura è una banalissima missione in cui dovremmo completare un dungeon per recuperarne il loot. In maniera sicuramente scontata, ma altrettanto veritiera, sarà il viaggio il vero fulcro del gioco.
Ma quindi Healer’s Quest non ha punti deboli?
Certo che si, Healer’s Quest è ben lontano dall’essere un gioco perfetto, tuttavia è bene far notare come il 90% dei difetti del gioco è l’ovvia conseguenza del poco budget a disposizione per lo sviluppo.
Messa da parte una colonna sonora più che sufficiente, ma non memorabile, bisogna fare i conti con un comparto grafico eccessivamente spartano.
In realtà lo stile grafico pastello è gradevole alla vista, peccato che oltre ai personaggi principali, il resto, dagli NPC all’ambientazione, sembrino disegnate con lo stampino. In breve, il mondo di gioco di Healer’s Quest ha ben poca personalità. Scelta voluta per far risaltare i protagonisti? Non ci è dato saperlo.
Bisogna inoltre far presente una certa fallacità del combat system: non avere il controllo totale del party, può generare, in alcune fasi di gioco, sia dei momenti morti che delle situazioni troppo confusionarie, in cui sarà impossibile capire con esattezza cosa stia accadendo a schermo.
Più in generale, è il caso di ammettere, senza mezzi termini, che se non fosse per l’ottima cura nella narrazione dell’avventura, Healer’s Quest avrebbe ben poco da offrire in termini puramente videoludici.
L’opera dei Rablo Games rimane, tuttavia, un’esperienza da provare, anche solo per farsi quattro risate mentre si porta a termine “l’ennesima avventura GDR”.