Pagan Min, villain di Far Cry 4, è il protagonista di questa sera per Player One, la rubrica di iCrewPlay che parla dei personaggi più iconici ed indimenticabili della storia dei videogiochi.
Qualche tempo fa abbiamo parlato di Vaas Montenegro, villain di Far Cry 3 profondamente diverso dal personaggio di stasera. Ebbene, sarà anche interessante fare qualche confronto tra i due perché, quando si crea un personaggio iconico come Vaas, il rischio di cercare di replicare il successo con una formula simile ma insipida è alto. Ubisoft, con il villain di Far Cry 4, riuscì invece ad offrire al pubblico un personaggio nuovo e con un carisma tutto suo, che nulla aveva da invidiare al folle pirata interpretato da Michael Mando.
Ma bando alle ciance, andiamo ad analizzare Pagan Min, re del Kyrat.
Troy Baker
Parlando di Vaas, ci siamo soffermati parecchio sulla performance attoriale che si celava dietro il personaggio. Ebbene, anche Pagan Min ha avuto come base una voce di tutto rispetto: Troy Baker, uno dei doppiatori più importanti dell’industria videoludica. Elencare tutte le sue performance sarebbe impossibile, per cui ricordiamo una manciata fra i suoi ruoli più famosi come Joel di The Last of Us, Drake di Uncharted o Joker di Batman: Arkham Origins.
Sebbene Pagan Min non sia stato modellato e creato appositamente per il suo interprete, come fu per Vaas, Troy Baker ha potuto comunque influenzare il personaggio, decidendo di ispirarsi al temibile colonnello Hans Landa, personaggio di Bastardi Senza Gloria interpretato dal grande Christoph Waltz. Quel sadismo metodico allineato ad una calma impeccabile e ad una verbosissima nonchalance sono stati, quindi, gli elementi utilizzati dal doppiatore per dare carattere al villain. E bisogna proprio dirlo, la cosa riuscì perfettamente.
Storia
Pagan Min si presenta come un dittatore spietato e brutale persino con i suoi uomini. A pochi minuti dall’inizio del gioco, vediamo il re del Kyrat massacrare uno dei suoi soldati per aver scatenato una sparatoria non necessaria (il che a pensarci bene ha abbastanza senso), per poi dimostrarsi estremamente gentile e cordiale con il protagonista, Ajay.
Il folle leader sembra conoscere il giovane, venuto in Kyrat, un minuscolo stato fittizio a nord dell’India, per spargere le ceneri della defunta madre in un misterioso luogo chiamato Lakshmana. Dopo aver preso Ajay e la sua guida in custodia, Pagan offre ai presenti un delizioso pranzetto a base di cibo cinese. Dopodiché, infila una forchetta nella spalla della guida, rea di aver inviato ai partigiani del “Golden Path” una richiesta di soccorso. Prima di allontanarsi dalla tavola, il gentilissimo chiede ad Ajay di godersi i ravioli di granchio e attendere il suo ritorno.
Should I stay or should I go?
Quando, in barba alle raccomandazioni del buon Pagan, ci allontaneremo, verremo in contatto con un gruppo di rivoluzionari che pianificano di rovesciare la crudele dittatura e instaurare un governo democratico. Qui inizierà, com’è consuetudine della serie Far Cry, il nostro cammino di sangue in cui, da comunissima persona, ci trasformeremo in provetti Rambo e inizieremo a sterminare soldati e far esplodere cose.
La cosa che salta subito all’attenzione è che, nonostante tutto i danni che procureremo alla forza politico-militare del re, quest’ultimo non cercherà mai, direttamente, di ucciderci. Infatti, in Far Cry 4 non ci sono confronti fisici con il villain principale. Laddove con Vaas c’era una lunga e logorante battaglia, con tanto di psichedelico scontro finale aperto a mille interpretazioni, Pagan Min cercherà al massimo di riacciuffarci.
Noi, d’altro canto, faremo saltare in aria innumerevoli infrastrutture e ammazzeremo tutti i suoi scagnozzi e luogotenenti, tutto per conto dei rivoluzionari del Golden Path. Addirittura, uno degli ultimi sottoposti di Pagan Min ci verrà fornito su un piatto d’argento da lui stesso, durante un comunicato televisivo in cui il re fornirà a “chiunque voglia attentare alla mia persona” (riferendosi palesemente ad Ajay) la posizione del suo braccio destro, Yuma. Le intenzioni del villain sono, dunque, sempre meno chiare. Fino al momento in cui lo incontreremo nel suo palazzo, dopo aver ucciso centinaia di guardie.
Un villain stiloso
Pagan Min veste un completo rosa scuro, con un taglio di capelli molto riconoscibile e particolare. Il suo stile e portamento impeccabili lo accompagnano in ogni sua apparizione. I dialoghi quasi tarantiniani e la sua indecifrabilità catturano l’attenzione e l’ammirazione del giocatore, spingendolo a desiderare la possibilità di unirsi al terribile dittatore, piuttosto che alla rivoluzione.
Beh, in effetti, non è tutto oro quel che luccica. Badiamo bene, Pagan Min si dimostra sempre spietato e insensibile, un re dalla condanna a morte molto facile. Eppure, la benevolenza, seppure a tratti ironica, con cui tratta il protagonista fanno intuire la presenza di trame nascoste. Ad un certo punto, Pagan riuscirà effettivamente a catturare Ajay. Ma anche qui, pregherà la torturatrice Yuma di non esagerare con il ragazzo, invitando poi quest’ultimo a considerare la sua prigionia come “tough love”, amore severo insomma, una punizione per essere stato una “naughty little shit”.
Il finale
Verso la fine della storia, i due leader del Golden Path ci faranno una democraticissima e moderata richiesta: ognuno dei due ci ordinerà di eliminare l’altro, accusandolo di essere un fondamentalista inconciliabile. Dovremo quindi scegliere se uccidere Amita, propensa al traffico di droga e alla schiavitù pur di risollevare le casse statali, o Sabal, leader tradizionalista e profondamente legato alla religione del Kyrat. Molti decidono di uccidere (o anche esiliare, non cambierà nulla) Sabal, apparentemente il più reazionario dei due.
In ogni caso, già questa decisione imposta ci lascerà intuire quanto il Golden Path non sia poi così Golden rispetto a Pagan Min. Durante il confronto finale con quest’ultimo, verremo informati che l’enorme odissea che abbiamo affrontato è stata futile e ingenua, poiché Pagan era intenzionato fin da subito ad accogliere Ajay ed indicargli la posizione della fantomatica Lakshmana, luogo in cui avrebbe dovuto lasciare le ceneri della madre.
Se decideremo di non sparare a Pagan Min (scelta che altrimenti condurrebbe ad un insipidissimo “The King is dead”, con tanto di titoli di coda, senza altri filmati), egli ci farà delle rivelazioni interessanti. I genitori di Ajay erano i leader del Golden Path ma, quando il padre del protagonista mandò sua moglie a spiare Pagan Min (all’epoca ben diverso dal sanguinario dittatore che si vede nel gioco), ella si innamorò di lui e decise di restare a palazzo. Da questa unione nacque una bambina, Lakshmana, sorellastra di Ajay, all’epoca troppo piccolo per capire.
Per vendicarsi, il padre del ragazzo uccise la piccola Lakshmana, causando la follia di Pagan e l’abbandono definitivo della donna, decisa a partire per gli Stati Uniti con il figlio per lasciarsi il Kyrat alle spalle. Ecco dunque spiegata la volontà della madre di Ajay: le ceneri devono essere poste accanto a quelle della piccola Lakshmana, su di un piccolo altare. Così, Pagan Min abbandona il Kyrat e lascia Ajay a decidere sul da farsi, suggerendogli di “completare l’opera”. Infatti, il Golden Path instaura fin da subito un regime di terrore non tanto diverso da quello di Pagan. Insomma, villain o anti-eroe?
Finale segreto
Per molti, il vero finale di Far Cry 4 è quello sbloccabile all’inizio del gioco. “Ti prego, resta qui, goditi i wanton. Non ti muovere, io torno subito”. Effettivamente, se faremo esattamente ciò che Pagan Min chiede, attendendolo per quasi un quarto d’ora di tempo reale, accadrà qualcosa.
La guardia reale riuscirà a respingere l’attacco dei terroristi/rivoluzionari del Golden Path e il re ci porterà dritti all’altare di Lakshmana, raccontandoci quello che aveva sempre avuto intenzione di raccontarci. Dopo aver detto addio all’urna di sua madre, Ajay vedrà un Pagan Min sorridente e felice perchè “Lakshmana non sarà più sola”. Dopodiché, il re ci inviterà a “sparare qualche colpo”, presumibilmente sulle chiappe dei partigiani, non così eroici come avremmo creduto all’inizio.
Se ti sei perso questa grande avventura che spazia fra guerra e ambiguità dell’animo umano, ti consigliamo di recuperarla al più presto: Far Cry 4 è disponibile su Steam.