Per parlare di questo gioco ho bisogno di spiegare un attimo il background del suo creatore, ovvero Allaith Hammed. Rifugiato Siriano che è riuscito a scappare dall’incubo del suo paese natale rifarsi una nuova vita in Olanda. Il suo sogno, da sempre, è quello di creare videogiochi e in qualche maniera riesce a farsi notare, ad una fiera, dal CEO di Headup.
Una volta che è a bordo di un’azienda pronta a dargli un’opportunità, Allaith può, finalmente, creare il titolo che ha sempre desiderato, ovvero Tinyshot, il quale è stato creato da una sola persona. Nonostante la mia solita rigidità nelle recensioni, questa volta sarò sì severo, ma cercherò di apprezzare il lavoro creato da un “One Man Band”.
Ma parlando di Tinyshot in sé, che cosa abbiamo di fronte? Tinyshot è uno shooter in 2D con elementi da roguelike, fatto con una grafica che ricorda fortemente The Binding of Isaac, ma soprattutto una caratterizzazione dei personaggi ispirata ad un film horror. Lo scopo del gioco (e qui esce l’anima roguelike di Tinyshot) è quello di: passare i vari livelli, uccidere, morire, diventare sempre più forte e buttare giù il boss di turno.
Tinyshot e la storia del diavolo
La storia di Tinyshot è davvero solo un pretesto per iniziare a sparare a destra e a manca. Saremo un essere di nome Tiny, il quale dovrà aiutare il diavolo per recuperare il suo corno scomparso. Se riusciremo a riportarglielo saremo ricoperti da fama e gloria.
Un accordo allettante, ma come al solito difficile da portare a termine, visto che avremo orde e orde di creature deformi da fare fuori. Come dicevo prima, la trama non è altro che un pretesto per poter scaricare abbondanti dosi di piombo ai nemici che ci si pareranno davanti, ma è dal lato gameplay che Tinyshot cerca di dare il massimo.
Tinyshot tra alti e bassi
In Tinyshot, come detto prima, il nostro obiettivo primario sarà quello di districarci tra i livelli di gioco e cercare di accumulare abbastanza esperienza per poter buttare giù il boss di turno (come accade in un qualsiasi roguelite, ovvero: parti, uccidi, muori, rinforzati).
Ci sono dei momenti in cui Tinyshot dà soddisfazione, ovvero quando riusciremo a capire il mix tra salti e sparatorie. Il salto è la mossa principale di tutto il titolo e riusciremo a fare dei balzi per i livelli del titolo, manco fossimo un novello Spiderman. Quando avrai preso una buona dimestichezza con i comandi di gioco potrai tranquillamente iniziare a sparare e saltare allo stesso tempo, questo ti darà molta soddisfazione.
Tuttavia i proiettili non sono infiniti e per raccogliere le munizioni, spesso e volentieri, dovremo andare dalla parte opposta dello stage. Peccato perché il semplice accorgimento di farle cadere dai nemici sconfitti avrebbe diminuito moltissimo il fattore frustrazione.
Frustrazione non tanto perché i nemici siano particolarmente difficili da buttare giù, anzi; ma perché l’azione di Tinyshot è particolarmente veloce e doverla fermare per dover tornare indietro, va a spezzare il ritmo di gioco e alla lunga stanca. Un semplice accorgimento, come quello di far rilasciare le munizioni ai nemici, avrebbe giovato non poco al tutto.
Parlando dei boss di fine livello di Tinyshot, questi sono particolarmente ostici e richiedono sicuramente un buon farming precedente da parte del giocatore. Se i nemici normali sono facili da far fuori, nelle boss fight avremo bisogno della santa trinità che ogni giocatore che si rispetti deve avere sempre appresso ovvero: un’ottima abilità con il pad o la tastiera in mano, riflessi fulminei e una buona dose di fortuna.
Graficamente Tinyshot poteva dare di più
Quello che salta subito all’occhio di Tinyshot è sicuramente la forte ispirazione che l’autore ha avuto verso altre opere come ad esempio The Binding of Issac o anche Super Meat Boy. Questi sono tutti lavori grafici di Edmund McMillen e c’è da ammettere che lo stile grafico è imitato molto bene.
La grafica 2D, pur non brillando per chissà quali effetti grafici, è resa in maniera buona anche grazie alla grande varietà di nemici proposti a schermo. Questi sono un mix di grottesco e comico (proprio come aveva fatto The Binding of Isaac).
Se i cattivi artisti copiano, i geni rubano (così diceva Pablo Picasso) è proprio in questo suo copiare da opere altrui che Tinyshot, forse, manca un po’ di freschezza, visto che alcuni artwork e buona parte dei nemici, sembrano presi davvero pari pari dal gioco citato prima, ovvero The Binding of Isaac.
Tinyshot quindi promosso?
Concludendo, Tinyshot ha delle ottime idee, è divertente, ma pecca su qualche punto probabilmente a causa dell’inesperienza dell’autore, ma per essere un titolo creato da una sola persona è davvero un lavoro da promuovere.
Tinyshot è consigliato a chi ha amato alla follia la grafica di The Binding of Isaac, visto che alcune cose sono davvero indistinguibili da questo titolo, specialmente per quanto riguarda i nemici, ma è consigliato anche se ti piacciono i giochi dove una buona sfida è all’ordine del giorno, con una forte componente derivata dai rogue like. Uccidi, muori, diventa più forte, riprova – se questa formula è il tuo pane, potresti davvero apprezzare Tinyshot.
Quindi, pur non essendo perfetto, viste alcune scelte discutibili come le ricariche delle munizioni, il primo lavoro di Allaith Hammed è sicuramente da premiare, visto che c’è del talento da parte dello sviluppatore.