Anodyne 2: Return to Dust è stato pubblicato da pochi giorni su console, per la gioia di tutti i fan del primo capitolo e delle creazioni di Melos Han-Tani e Marina Kittaka, duo che costituisce l’intero team Analgesic Productions.
Le intenzioni del titolo sono chiare: consacrare la formula del capitolo precedente arricchendola di nuovi dungeon, puzzle ambientali e meccaniche inedite.
Le potenzialità di Anodyne hanno riscosso dei buoni feedback dai cultori dei videogiochi indie, aumentando l’attesa per i titoli successivamente rilasciati da Analgesic Productions e le aspettative del team stesso: dopo aver sviluppato Anodyne 1 nel 2013 e con due titoli rilasciati di seguito sul groppone, il team ha maturato l’esperienza giusta per realizzare Anodyne 2: Return to Dust, pubblicato anche su console grazie alla distribuzione di Ratalaika Games.
Abbiamo già trattato il titolo in un’anteprima giocata tempo addietro, ma il gioco sarà riuscito ad essere impattante per l’industria indipendente esattamente come il suo predecessore? Scoprilo insieme a noi, con la recensione del nostro provato di Anodyne 2: Return to Dust su PlayStation 5!
Anodyne 2: Return to Dust è il successore spirituale del primo capitolo
Appena il giocatore avvierà la partita, riceverà una lettera da parte dei due talentuosi sviluppatori del gioco che ringrazieranno la community per il supporto e chiariranno la locazione di questo sequel nella trama completa dei due giochi: Anodyne 2 è un sequel ufficiale del primo titolo, ma narrativamente distaccato da quest’ultimo, cosi che il titolo possa risultare fruibile anche a chi non ha giocato al prequel.
Terminata questa breve scena d’intermezzo, faremo la conoscenza delle due entità Palisade e C Psalmist che discuteranno della nascita di una Nano Cleaner: subito dopo, scopriremo che la Nano Cleaner Nova non è altro che la nostra protagonista, la quale è ancora bloccata nel suo uovo, e lo sarà fin quando non troverà il Seme Glandilock.
Lo scopo principale della nostra Nano Cleaner è quello di ripulire il mondo dalla Nano Dust, una piaga di cumuli di polvere che infetta gli abitanti di New Theland, alterandone i ricordi e compromettendo la salute fisica degli infetti.
Nova, infatti, sarà in grado di rimpicciolirsi per entrare nell’organismo degli abitanti malati e rimuoverne gli accumuli di polvere: riuscirà Nova a salvare il mondo e a uscire dal suo uovo?
La trama di gioco riesce sicuramente a intrattenere il giocatore, che potrebbe empatizzare con gli strani individui che popolano il mondo di gioco e le vicende che questi vivranno sulla loro pelle: nascita, malattia, distanza, religione e i dubbi sulla società in cui si vive saranno argomenti ricorrenti per tutto il corso del gioco, e l’unione con i personaggi bizzarri (talvolta inquietanti) di New Theland rende il connubio decisamente caratteristico e impattante per il giocatore.
Clean Them – and change their fate!
Il gameplay di Anodyne 2: Return to Dust è molto stratificato: a differenza del prequel, in questo capitolo è possibile girare le mappe in 3D, peculiarità che permette di apprezzare l’universo di gioco da una prospettiva più dettagliata.
Nova disporrà anche di alcune trasformazioni che agevoleranno il free roaming, per esempio la possibilità di trasformarsi in un veicolo e procedere più velocemente tra uno scenario e l’altro. Proprio in queste fasi d’esplorazione in 3D potremo trovare oggetti utili al proseguimento della trama come le carte per alimentare il Centro (l’hub principale di gioco, da potenziare essenzialmente per progredire nella storia) o alcuni power up attui a migliorare Nova nelle sezioni 2D, ovvero in quelle porzioni di gameplay più concitate.
Ogni qualvolta Nova deciderà di rimpicciolirsi ed entrare nell’organismo di un infetto, ecco che la struttura di gioco cambia vorticosamente: questo avverrà in primis tramite un minigioco alquanto rivedibile, una sorta di rhythm game ripetitivo e poco coinvolgente in cui bisognerà muovere lo stick analogico nella direzione indicata per schivare i colpi dell’individuo ostile.
Fortunatamente, appena ci saremo avvicinati e rimpiccioliti abbastanza per insinuarci nella cavità orale del malato, il level design si trasforma in 2D, con dei dungeon bidimensionali da completare per poter aspirare la nano polvere e guarire l’NPC.
Proprio queste sezioni saranno la portata principale del gameplay, con una difficoltà progressiva e dungeon molto vari sia nelle ambientazioni che nei puzzle game.
Nova può assorbire i nemici e poi lanciarli per poter risolvere gli enigmi ambientali e proseguire nei dungeon: per quanto questo game design possa sembrare troppo semplice, Analgesic Productions è riuscita a bilanciare in ottimo modo queste sezioni, andando a progredire il livello di sfida nel corso della campagna ma senza che questo risulti troppo stressante o elitario.
Un perfetto bilanciamento che rende il gameplay tanto ingegnoso quanto semplice e divertente.
Comparto tecnico nostalgico
Anodyne 2: Return to Dust possiede un comparto grafico dal gusto retrò: il 16-bit dei livelli in 2D e la grafica da PlayStation One nelle sessioni tridimensionali sono un richiamo ai tempi più nostalgici, che potrebbe piacere ai giocatori navigati, o farebbe storcere il naso ai videogiocatori più recenti.
In effetti, alcuni limiti tecnici potrebbero smorzare l’atmosfera del titolo, come la quasi totale assenza di animazione dei personaggi: soltanto in rari casi ho trovato dei personaggi che si muovevano come tali, la maggior parte delle volte mi sono imbattuto in individui privi di moveset.
Tuttavia, dietro queste mura di pixel si cela un mondo ben congegnato e artisticamente ispirato, pieno di caratterizzazione ed emozioni, che rendono il level design peculiare.
Anche il comparto sonoro di Anodyne 2: Return to Dust è croce e delizia: se da una parte le musiche di gioco sono varie e numerose e riescono a fornire un ottimo sottofondo musicale alle nostre scorribande in giro per New Theland, è altrettanto da segnalare la mancanza di rumori nell’ambiente. Che Nova stia camminando in città, usando un veicolo o aspirando i nemici, le nostre azioni non provocheranno alcun suono: sotto questi aspetti, si poteva pretendere qualcosina in più.
Nel complesso, Anodyne 2: Return to Dust offre una buona atmosfera a tutti coloro che riusciranno a soprassedere alle sbavature tecniche dei comparti grafici e sonori.
In conclusione
Anodyne 2: Return to Dust è un’avventura davvero unica nel suo genere, capace di far breccia nel cuore dei videogiocatori grazie a una trama bizzarra ed enigmatica ma piena di significato, e al suo gameplay tanto semplice quanto stimolante.
I fan del primo capitolo apprezzeranno sicuramente Anodyne 2 in tutta la sua completezza, sia per quanto riguarda la sua natura free roaming in 3D che quella da dungeon crawler in 2D: l’immaginario di Marina Kittaka e Melos Han-Tani colpisce ancora una volta, seppur con alcune limitazioni tecniche che comprometterebbero l’introspezione dei giocatori più pretenziosi.
Personalmente, consiglio questo titolo a tutti gli amanti dei puzzle game e agli appassionati dei primi The Legend of Zelda: queste tipologie di videogiocatori ricaveranno del divertimento per una decina di ore di gioco a buon mercato, se consideriamo la natura low budget del progetto.