Negli anni ’80, la Golden Age dei videogiochi, in mancanza di grafiche strabilianti si puntava a sbalordire il giocatore (e a tenerlo incollato allo schermo) con gameplay sempre più sfidanti e complessi.
Secoli videoludici prima dei Soulslike, per i giovani poco rispettosi delle divinità di tutto il mondo il titolo più difficile del mondo era (ed è tuttora) Ghosts ‘n Goblins; si tratta di un franchise che chiunque si accosti al mondo dei videogiochi incontra prima o poi, anche solo per sentito dire o per qualche video divertente su YouTube.
Il fascino della serie con protagonista il barbuto cavaliere avvezzo a finire in mutande ha mantenuto nel corso dei decenni il proprio fascino, sicuramente maggiore rispetto ai titoli di From Software (di cui, beninteso non sono un estimatore), consentendole così alcuni ritorni nel corso degli anni.
E’ così che mi trovo oggi a parlarti di Ghosts ‘n Goblins Resurrection che riporta su console il classico di Capcom e il suo gameplay estremamente sfidante, quasi arcaico, a 15 anni di distanza dall’ultimo capitolo della serie.
Rispetto al solito, con Resurrection qualcosa è cambiato: gli sviluppatori ci hanno messo a disposizione 4 diversi livelli di difficoltà, decrescenti al punto da rendere il titolo più accessibile anche i giocatori meno smaliziati e pazienti.
I cavalier, l’arme e gli amori
Come di consueto, inizieremo la nostra avventura visionando la lunghissima mappa di gioco e scegliendo quale percorso intraprendere; una volta selezionato il livello dovremo avanzare scorrendo le location lugubri e pericolose che incontreremo, eliminando torme di nemici a suon di lancia. Occorre prestare sempre la massima attenzione per non terminare la partita anzitempo, specialmente quando ci toccherà saltare per avanzare.
Di tanto in tanto, alcuni nemici lasceranno cadere nuove armi che, una volta raccolte, potrebbero cambiare anche drasticamente il nostro gameplay.
La lancia con cui iniziamo il gioco è veloce e letale, ma trovare nuovi strumenti di morte come un muro di fiamme o delle rocce da lanciare sugli avversari aggiunge un pizzico di varietà al gioco e lo rende sicuramente più appagante.
Le armi a disposizione non sono tantissime, ma è probabile che per sperimentarle tutte occorra più di una partita con Resurrection; anche questo fa parte delle caratteristiche della serie.
Una novità degna di menzione è l’introduzione dell’ Umbral Tree. Nel corso dei livelli incontreremo delle creature fatate di diversi colori, da raccogliere ed utilizzare nell’Umbral Tree per sbloccare nuove abilità come quella che ci vede scagliare fulmini che trasformano tutti i nemici su schermo in rospi.
Per attivare queste abilità dovremo applicare una pressione prolungata del pulsante dedicato; ci vorrà un po’ di tempo e ci esporrà ai colpi avversari, ma in termini di divertimento vale assolutamente la pena.
Inoltre il perfetto tempismo nell’uso di queste mosse può fare la differenza tra la vita e la morte.
Come già detto, per renderlo il più trasversale possibile, Ghosts ‘n Goblins Resurrection comprende ben 4 livelli di difficoltà: Leggenda (che poi sarebbe lo standard), Cavaliere, Scudiero e Paggio. I primi due sono consigliati per i giocatori esperti che hanno affrontato i capitoli precedenti e non temono di oltraggiare i pantheon religiosi di tutto il mondo quando dopo due soli colpi il barbuto Arthur verrà ridotto ad un mucchio di ossa.
Dopo l’inevitabile morte verremo rispediti all’inizio del livello o all’ultimo checkpoint attivato, a meno che non giocheremo a livello Paggio.
In questo caso assisteremo, per la prima volta in assoluto, ad un cambiamento netto nel gamplay dal momento che oltre a potere subire più colpi, Arthur verrà respawnato nello stesso posto in cui è morto.
Niente ricominciare i livelli da capo, ora il titolo è ideale per i casual gamer che però dovranno rinunciare a sbloccare alcuni contenuti extra alla fine del gioco.
Segnali di Stile
Oltre la difficoltà, durante la partita possono emergere alcuni problemi collegati alla presentazione visiva del gioco.
Se lo stile adottato è tutto sommato soddisfacente, talvolta diventa complicato capire cosa si trova sullo sfondo o meno: ci sono casi in cui il pericolo sembra lontano, salvo poi renderci conto troppo tardi che verremo colpiti. Inoltre i nemici riusciranno sempre ad attaccarci dalla distanza, rendendo talvolta frustranti alcuni passaggi più impegnativi che richiedono ad esempio dei salti precisi.
Infine, alcuni buoni minuti di gioco possono essere vanificati dall’attacco di una creatura presente fuori dallo schermo, da cui non avremo modo di difenderci.
Il comparto sonoro è molto fedele a quanto visto nei capitoli passati, con musiche sincopate a reggere il ritmo dell’azione spesso forsennata ed effetti sonori che contribuiscono a mantenere un’atmosfera orrorifica e spettrale.