In ambito videoludico capita, ogni tanto, di sentire il termine “swatting“. Ma cosa vuol dire? Essenzialmente, è ciò che avviene quando il cheater di turno che incontri su un qualunque gioco multiplayer online, esaurite tutte le idee e con numerosi ban alle spalle, scopre casualmente dove abiti e, se vivi negli Stati Uniti, ti manda la SWAT a casa raccontandogli la solita favoletta della cellula terroristica di cui tu sei a capo.
Per fortuna, in Hot Brass lo SWAT sarai tu, e il tuo compito non sarà disturbare un tranquillo gamer circondato da cheater, bensì occuparti di veri individui molesti con l’aiuto di tre amici in operazioni tattiche degne di una serie tv americana imbottita di piombo.
Questo titolo costituisce l’esordio sia del suo developer che del suo publisher: rispettivamente Walk with Kings e Treasure Hunters FanClub, ed è disponibile su Steam dal 26 febbraio scorso.
“Tutto ad un tratto la porta fa SLAM“
Hot Brass non dispone di una vera e propria narrazione: le missioni sembrano essere totalmente indipendenti l’una dall’altra, ognuna con il proprio cattivone di turno da ammanettare o da freddare in caso di eccessiva resistenza (ricordati che siamo nei U.S.A., dove il secondo emendamento vale per tutti).
Dopo una missione-tutorial in cui noi e i nostri compagni di squadra ripasseremo come fare un’incursione a regola d’arte, possibilmente evitando di sparare ad ogni cosa che si muove, comincerà il vero lavoro. Le mappe in cui ci troveremo ad agire diventeranno sempre più vaste ed intricate e gli obiettivi sempre più numerosi ed ostici.
La dicotomia Poliziotto buono/Poliziotto cattivo fa la differenza
Le modalità di gioco sono due: le normali operazioni e la modalità arcade, la cui unica variazione rispetto alla modalità standard è che affronteremo le operazioni senza sapere quanti sospetti dovremo arrestare o quante prove dovremo raccogliere (di solito costituite da armi droppate dai sospetti che abbiamo ammanettato o fatto secchi), quindi con una sfida maggiore.
La sfida è proprio il punto di forza maggiore di Hot Brass. Fallire un operazione è piuttosto semplice, infatti lo scopo del gioco è condurre un blitz il più pulito possibile, vale a dire privo di vittime (tra le sfide che compaiono più spesso ce n’è una che prevede di terminare la missione con non più di due vittime). Bisogna dunque stare bene attenti a non compiere violenze ingiustificate quali uccidere un sospetto che cerca di arrendersi gettando l’arma a terra o far saltare una porta con dietro un individuo disarmato. Non manca il fuoco amico e il permadeath dei compagni di squadra, ecco perché ti consiglio di tenere a bada il tuo grilletto facile giocando a Hot Brass.
Un altra componente del gioco ben congegnata è l’equipaggiamento. Avremo infatti a disposizione tutto l’armamentario che ci aspetteremmo di trovare addosso ad uno SWAT: dalle armi di ordinanza fino a strumenti tattici quali grimaldelli e cavi in fibra ottica, che ci consentiranno di pianificare al meglio i blitz con una buona varietà di approcci.
Va bene il 2D, ma impegnatevi!
La scelta della visuale dall’alto da parte degli sviluppatori, per quanto datata, si rivela vincente dal punto di vista della pianificazione e della coordinazione delle azioni. Resta il fatto che una maggiore raffinatezza a livello tecnico ed estetico non avrebbe fatto per niente male a Hot Brass.
Partiamo da qualche legnosità riscontrata a livello di movimento: capita spesso di bloccarsi tra compagni di squadra nelle zone più anguste delle mappe, rallentando eccessivamente l’azione. Il buon realismo dei combat dovuto all’ottima fisica dei proiettili, che possono anche colpire il bersaglio attraverso superfici sottili, è vanificato dall’inverosimiglianza di alcuni movimenti compiuti dai nostri personaggi (lo scavalcamento di alcuni grossi ostacoli dura più di un grind di Tony Hawk).
Un’altra nota negativa va all’aver ridotto i personaggi a dei bollini colorati: Dennaton Games è riuscita a infilare personaggi antropomorfi in Hotline Miami (sì, lo so che era fatto in 8-bit e quindi era più facile), non vedo perché non avrebbero dovuto farlo anche qui.
A livello estetico lo stile non è male: si parla di un tratto d’ispirazione chiaramente fumettistica. Quello che manca sembrerebbe essere un tool che si rispetti (ci sono alcuni dettagli delle mappe e dei disegni nelle schermate di caricamento che sembrano fatti con Paint). Un vero peccato se si confrontano con le mappe nel loro complesso, che a prima vista sembrano orchestrate da chi ha disegnato la plancia di gioco dell’edizione del 2000 di Cluedo curata da Hasbro.
La colonna sonora è corta ma intensa: tracce rigorosamente alternative rock che accolgono i giocatori e li accompagnano nella scelta dell’equipaggiamento, il quale è migliorabile man mano che si compiono missioni. Quello che poteva essere curato un po’ di più era il comparto audio: per quanto di ottima qualità, la musica e gli effetti sonori sembrano davvero male equalizzati, rendendo obbligatorio smanettare con le impostazioni audio per poter parlare con i compagni di squadra senza strillare.
“Ispirazione” non è sinonimo di “elaborazione”
Hot Brass, a conti fatti, risulta indegno del suo nome, il quale indica i “bossoli caldi” che, una volta che il proiettile al loro interno viene esploso, possono rimbalzare addosso a chi ha premuto il grilletto, causandogli antipatiche ustioni. Walk with Kings ha paradossalmente deciso di scansare questi sgradevoli rischi evitando di sparare troppi colpi, sfornando un titolo mediocre che se elaborato e raffinato un po’ di più avrebbe potuto ambire a vette maggiori. Chissà se un’eventuale prossima release sarà più azzardosa, evitando di sprecare quella che è un’ottima ispirazione, beninteso che Hot Brass costituisce comunque un gradevole debutto videoludico.