Nel 1982, il regista John Carpenter regalava al pubblico “La Cosa” (“The Thing” in lingua originale), lungometraggio horror destinato a diventare un cult col tempo. Come ogni cult che si rispetti però, la pellicola inizialmente fu accolta con reazioni molto tiepide da parte del pubblico, salvo poi essere rivalutata col tempo e diventare una delle colonne portanti delle tematiche d’orrore nei mass media.
Inizialmente “La Cosa” mancò il bersaglio trovandosi a cavallo tra due mostri (è proprio il caso di dirlo) sacri e tra due generazioni e modi di concepire il genere horror. Infatti, si stava passando dall’era dei mostri classici della Universal (Frankenstein, la Mummia, l’Uomo Lupo, l’Uomo Invisibile…) ripresi dalla letteratura classica ad antagonisti destinati a diventare in tutto e per tutto icone pop, come Jason Voorhees di Venerdì 13 e Freddy Krueger di Nightmare.
Questi due assassini hanno fatto la loro prima comparsa su grande schermo rispettivamente nel 1980 e nel 1984, andando letteralmente a “schiacciare” il film di Carpenter che, per forza di cose, non ha mai dato vita a un effettivo franchise. A differenza dei suoi illustri colleghi, il pericolo presente nel lungometraggio non agiva secondo i canoni classici dello slasher impegnandosi in fantasiosi massacri, ma puntava sul senso di paranoia dei personaggi.
La Cosa in questione infatti era un essere alieno che, infettando un ricercatore in una base isolata dell’Antartide, tentava di uccidere i restanti abitanti di questo spazio chiuso e ristretto puntando sulla paranoia che iniziava a serpeggiare tra i vari personaggi, poiché il pericolo non aveva più ora un volto preciso: chiunque poteva essere La Cosa!
Come anticipato, la genialità di questa intuizione venne apprezzata molto tempo dopo, da un pubblico che aveva ormai affinato i propri gusti ed era in cerca di qualcosa di diverso. Questo topos narrativo è stato poi riciclato e omaggiato un’infinità di volta, da Martyn Mistère a Dylan Dog, fino ad arrivare all’oggetto della nostra recensione: Gnosia.
Anche cavalcando un po’ l’onda di Amoung Us (titolo salito alla ribalta negli ultimi mesi, ma distribuito a partire dal 2018, un anno prima dell’annuncio di Gnosia), saremo chiamati a sospettare di tutto e tutti, anche di noi stessi, in un titolo che ci getterà fin da subito in un loop dal quale sarà davvero difficile uscire!
C’è un assassino tra di noi…
La trama di Gnosia è sostanzialmente semplice, ma riesce a svilupparsi in maniera sorprendentemente complessa e articolata, risultando estremamente interessante anche e soprattutto grazie al ritmo incalzante col quale è narrata.
Ci risveglieremo privi di memoria all’interno di una nave spaziale con a bordo un equipaggio composto da un totale di cinque membri compresi noi. A destarci dal nostro strano sonno sarà Setsu, una giovane che ci metterà subito in guardia, avvisandoci che tra gli altri membri dell’equipaggio ci sarà anche un alieno.
Una volta fatta la conoscenza del resto dell’equipaggio verremo avvisati della misteriosa minaccia che ha colpito la base: Gnosia. Si tratta di una particolare entità aliena parassitica capace di impossessarsi di altri esseri e portarli a uccidere i propri simili; in particolare, il parassita nascosto nel nostro equipaggio sarà in grado di uccidere un altro membro ogni notte, momento in cui la nave spaziale effettuerà un cosiddetto “warp”.
Per prevenire la minaccia dovremo prendere parte a un dibattito nel quale decideremo quale membro dell’equipaggio mandare in ibernazione, sperando di riuscire a eliminare proprio l’ospite dello Gnosia. Fin qui tutto regolare, se non fosse che, alla fine del primo viaggio, e a prescindere dal risultato della nostra indagine, ci renderemo conto di essere prigionieri di un loop temporale, ed è qui che si complicano le cose…
Infatti, scopriremo di essere gli unici a essere consapevoli del loop, mentre gli altri membri dell’equipaggio penseranno di vivere il regolare scorrere del tempo, il risultato sarà alquanto bizzarro e spaesante in un primo momento poiché chi era morto nel loop precedente tornerà miracolosamente in vita e il Gnosia si sarà trasferito in un nuovo ospite, complicando ulteriormente la sua identificazione.
Come se non bastasse, dopo un certo numero di loop ci renderemo conto con sorpresa che i membri dell’equipaggio saranno cambiati! Talvolta se ne aggiungeranno di nuovi, altre volte vedremo tornare volti noti, altre ancora ci ritroveremo in una nave sovrappopolata e con più di uno Gnosia a bordo in una sequela di situazioni che ci butteranno costantemente fuori dalla nostra confort zone mettendoci costantemente a disagio e lasciandoci spaesati su come far andare avanti l’indagine.
Gnosia metterà a dura prova la psiche del giocatore, soprattutto le sue capacità deduttive, l’attenzione verso i comportamenti dei personaggi e anche la nostra affezione nei confronti degli stessi. Infatti, provare simpatia per un membro dell’equipaggio piuttosto che per un altro si rivelerà la scelta più sbagliata da fare, potendo condizionare il nostro ragionamento lucido. La morale? Dubita di tutti!
Per poter riuscire in questo, il titolo deve dipingere dei personaggi realistici e che in poche battute riescano a determinare una precisa psicologia. Per farlo, il titolo punta sul proporre classici stereotipi, anche dal punto di vista estetico, di personaggi che riuscire a identificare subito. Paradossalmente, questo non risulterà sgradevole, piuttosto, ci renderemo conto che si è puntato troppo poco su questo aspetto del gioco, risulterà infatti difficile intuire variazioni nei comportamenti dei personaggi, particolare che avrebbe potuto rendere brillante un titolo già di suo ben riuscito.
Perché hai sparato a Mr. Poopybutthole?
Per quanto riguarda il gameplay, esattamente come accade con la trama, saremo dinnanzi a un sistema di gioco semplice, ma che man mano si farà sempre più complesso e intrigante. Anzitutto, di base, ci troveremo davanti a una visual novel dal forte taglio investigativo, un po’ alla Ace Attorney per intenderci, ma senza le fasi della raccolta degli indizi, le nostre indagini infatti saranno condotte tutte grazie ai dialoghi coi vari personaggi.
Capiremo fin dalle prime battute di gioco però che Gnosia punta a discostarsi dal genere della graphic novel introducendo una minima componente GDR. Infatti, prima di iniziare il nostro primo loop saremo chiamati a spendere dei punti nelle caratteristiche del nostro personaggio così da dargli una personalità ben precisa rendendolo insospettabile o carismatico, in modo che i membri dell’equipaggio tendano a puntare meno il dito verso di noi durante le discussioni o a seguire i nostri sospetti e concordare con noi.
Sostanzialmente, il tipico loop si compone di una prima fase di conoscenza dell’equipaggio, l’ipotesi su quanti Gnosia siano presenti a bordo e una prima discussione in cui verranno a galla dei sospetti, dopodiché starà a noi decidere di ibernare subito qualcuno tentando di non avere vittime nemmeno durante il primo “warp”.
Loop dopo loop verremo a conoscenza di meccaniche di gioco sempre più articolate, tra membri dell’equipaggio che potranno fare da Ingegnere (guadagnando la capacità di identificare gli Gnosia) ai cosiddetti Angeli Custodi (che preverranno un delitto per ogni loop qualora fossero presenti). Man mano poi gli abitanti della nave spaziale saranno sempre meno disposti a seguire le nostre ipotesi, anzi, talvolta ci andranno forzatamente contro, evidenziando un’IA non calibrata nel migliore dei modi.
Insomma, il tutto si propone come una trasposizione videoludica del vecchio gioco di carte “Lupus in Fabula” in cui dovremo tentare di identificare il lupo mannaro prima che faccia strage di poveri cittadini. Il tutto però, come anticipato, viene mischiato a un pizzico di Among Us che, nel momento di maggior splendore del titolo, non guasta mai.
Qualora fallissimo nell’obiettivo di identificare gli Gnosia, e l’entità eliminasse più di metà equipaggio, non si andrà incontro a un vero e proprio Game Over, piuttosto si perderanno dei Punti Esperienza. Se inizialmente questi punti non saranno spendibili in alcun modo, dopo qualche loop guadagneremo la possibilità di gironzolare per la nave spaziale dopo l’incontro quotidiano, potremo approfittarne per interrogare qualche membro dell’equipaggio e spendere questi Punti per aumentare le nostre statistiche, così da poter fronteggiare discussioni sempre più complesse.
Un gameplay che si rivela essere davvero intrigante, ma alla sua base c’è la lettura di righe e righe di testo… non tradotte in italiano. Per quanto si tratti di un inglese alquanto semplice, per alcuni potrebbe essere ugualmente un problema, scoglio che personalmente consiglierei comunque di superare con un po’ di pazienza per godersi uno dei titoli più interessanti dell’attuale panorama videoludico indie.
Comparto tecnico di una bellezza… contagiosa…
Il gameplay ci metterà davanti per ore a schermate fisse con personaggi che dialogano tra loro, per rendere il tutto interessante quindi un ottimo comparto visivo è il requisito fondamentale, Gnosia fa centro anche da questo punto di vista!
Dal punto di vista della direzione artistica, per quanto i fondali siano spogli e insignificanti, i personaggi sopperiscono a questo difetto grazie alla propria bellezza che, a costo di essere blasfemo, ricorda il tratto delicato e unico di Yoshitaka Amano, lo storico character designer di Final Fantasy. Naturalmente, nessun membro dell’equipaggio di Gnosia avrà mai l’unicità e la ricercatezza dei personaggi delle fantasie finali, ma il fatto che il loro stile ricordi quello di un maestro la dice lunga sulla loro bellezza e gradevolezza alla vista.
La colonna sonora è un po’ meno “in stato di grazia” rispetto alla grafica, con tracce abbastanza anonime e mai situazionali come ci si aspetterebbe in un titolo del genere che riesce a raggiungere picchi di tensione non indifferenti. Fortunatamente, dialoghi e character design rubano talmente la scena che si può chiudere un occhio su musiche di sottofondo tutto sommato anonime.
In definitiva, Gnosia è un titolo sorprendente, che metterà il giocatore davanti a una trama solo inizialmente semplice, ma che si complicherà con una progressione talmente ben calibrata che ci si ritroverà impigliati in una spirale di dubbi e inganni senza nemmeno rendersene conto. L’estrema rigiocabilità data dalla quantità di variabili presenti in gioco e un comparto grafico estremamente piacevole lo rendono un titolo da provare assolutamente, a patto di chiudere un occhio sulla mancanza della lingua italiana.