Se ami la saga di Borderlands, la quale, dopo oltre un decennio di titoli videoludici sta per raggiungere un altro medium, ovvero il grande schermo (puoi leggere le ultime novità a riguardo qui), il nome Gearbox Software certamente non ti è sconosciuto. Proprio questa importante casa videoludica, negli ultimi tempi, si è schierata fermamente dalla parte della comunità LGBTQ texana, la quale negli ultimi tempi è minacciata dallo stesso Stato americano del Texas, in particolare per quanto riguarda la componente transgender, la quale conta anche esponenti giovanissimi.
Quando una casa videoludica si fa garante dei diritti civili
Ciò che ha spinto Gearbox Software ad assumere la stessa posizione di altre importanti aziende mondiali quali Amazon, Paypal e persino Microsoft è stato il contenuto della Carta 29 del Senato del Texas, varata il 19 aprile scorso, la quale impone agli atleti delle scuole pubbliche texane di prendere parte a competizioni secondo il proprio sesso biologico.
Questo, secondo David Najjab, direttore delle partnership istituzionali presso Gearbox Software, sarebbe soltanto il preludio a tutta una serie di restrizioni che potrebbero limitare l’intera comunità LGBTQ texana anche su più fronti, addirittura dal punto di vista dell’accesso alla sanità e alla giustizia. Tutto ciò, al di là di una mossa retrograda da parte dell’attuale legislatura texana, costituirebbe una pessima pubblicità per le aziende insediate in Texas, compresa Gearbox stessa, la quale è stata fondata ed ha tutt’ora la propria sede centrale nella città di Frisco, ubicata nella zona settentrionale dello Stato americano.
In ragione di questo, Gearbox, nella persona di Najjab stesso, ha lanciato un ultimatum al governo texano, minacciando di trasferire la propria sede centrale altrove. Ciò avrebbe cospicue ripercussioni sulle entrate economiche sul territorio garantite dalla presenza in loco della casa videoludica. Le parole di Najjab sono state tanto chiare quanto decise: “Noi [di Gearbox] siamo competitivi a livello mondiale. Vendiamo più in Asia che negli Stati Uniti. Facciamo entrare in questo Stato un sacco di soldi e abbiamo la nostra sede centrale qui. Non costringeteci a trasferirci al di fuori del Texas e del Paese“.
Dato che il settore videoludico è stato uno dei pochi che in quest’ultimo anno di pandemia globale ha registrato crescite a livello economico emerge chiaramente quanto le parole di Najjab siano veritiere, per quanto, al di là dell’interesse economico, bisognerebbe tenere conto soprattutto di quello civile e soprattutto umano, troppo spesso messo da parte e minato nelle fondamenta persino negli Stati Uniti d’America, Paese che viene spesso e volentieri proposto come un modello di libertà e tolleranza. Situazioni del genere nella parte meridionale, tradizionalmente conservatrice, di questa “terrà di libertà” fanno tuttavia sorgere la domanda: “Sarà davvero così?”