La sensazione che si ha avvicinandosi a Kazakh ‘Jack è un po’ strana… si tratta di un progetto Kickstarter iniziato a gennaio e finito in sole 13 ore, probabilmente grazie ad amici e parenti del promotore della campagna.
Credo che l’idea sia nata così: mi sono immaginata questo cittadino dell’Ontario, all’anagrafe Nathan Glass aka Mister Iwa, andare in sugar rush da sciroppo d’acero e chiedersi “perché non fare un videogioco che parla di un taglialegna canadese che si trasferisce in quel che rimane del Kazakistan post bombardamento nucleare per tagliare legna?”.
E beh, onestamente una volta posta la domanda la risposta era inevitabile. E quindi ci troviamo con Kazakh ‘Jack, un gioco di cui potevamo probabilmente fare a meno. Se non ne hai mai sentito parlare non temere, sono qui appositamente per dare una decisiva svolta alla tua giornata!
Il trailer è oggettivamente sensazionale e sicuramente la mia passione per i video trash non ha niente a che fare con questo giudizio. Voglio dire, c’è tutto quello che serve: scritte in inglese con caratteri semi-cirillici, musica da inno comunista coi fiocchi e un video modificato per essere un meraviglioso insieme di pixel. Siamo onesti, poi, chi non ha mai sognato di giocare a baseball con un’accetta e dei ciocchi di legno? Tutti noi, prima o poi.
Ma perché perdere tempo in chiacchiere? Eccolo qui:
Ma, dopo queste spettacolari premesse, scopriamo insieme il gioco. Da giocare rigorosamente con Lascia entrare Ascanio in sottofondo. Sì, anche se l’8 gennaio è passato da un bel po’.
La storia
Kazakh ‘Jack ha una storia, una trama e anche dei personaggi che sguazzano nel mare degli stereotipi che tanto (non) ci piacciono. Per citare il creatore del gioco stesso:
“Kazakh ‘Jack è un gioco d’azione satirico, ricco di trama e con un’ambientazione ispirata da alcune delle mie esperienze personali con aziende gestite in modo terribile e dai concetti di shock e ignoranza culturali.”
Il protagonista aveva il destino segnato fin da piccolo, chiamandosi Forrest Woods: un taglialegna professionista che, dicevamo, si ritrova catapultato in una situazione inverosimile dopo aver firmato, un po’ troppo di fretta, un nuovo contratto di lavoro all’estero. L’obiettivo del tutto è conquistare le terre selvagge e radioattive di questo Kazakistan futuristico.
Ebbene sì, nel mondo di Kazakh ‘Jack siamo nel 2025 e solo nel 2022 la Russia è stata ufficialmente assorbita dal Kazakistan, a seguito della Grande Guerra Nucleare. Le sanzioni per i paesi esteri sono altissime, praticamente non si possono lasciare i confini e la valuta nazionale è inutile all’estero.
Il nostro Forrest Woods si trova a lavorare per la Kazakh Lumber Kompany, fondata dal Commissario Kylyshbek Gorbachev. A causa della radioattività dell’ambiente i lavoratori devono correre e muoversi rapidamente e, nel nostro caso, è necessario “tagliare gli alberi più velocemente e in modo più accurato possibile, sfidando gli elementi, combattendo l’orrenda vita vegetale locale e osservando con attenzione prima di fare ogni passo”.
Non sembra anche a te che più ne parlo, più il gioco diventa interessante?
È meglio col controller, dicevano
Prima di iniziare a giocare a Kazakh ‘Jack mi viene suggerito di utilizzare un controller ma, mi dico, è un gioco per PC, perché dovrei? Fondamentalmente perché non dovendo utilizzare il mouse ma solamente la tastiera in effetti mi sento un po’ limitata…
Provo allora il controller e scopro che anche in questo caso il setting è stato pensato per essere limitante: per saltare devo premere LT, ma già per spostarmi devo utilizzare la mano sinistra e, dato che la destra serve solo per attaccare, mentre salto diventa tutto ancora più complicato. Non è nemmeno possibile cambiare il setting… Non è affatto meglio col controller. Torno alla tastiera.
I comandi sono terribilmente basici, sia che usi il controller sia con la tastiera, ma puntano molto sul click ossessivo, soprattutto quando si tratta di abbattere alberi altissimi e davvero, davvero aggressivi, come quelli che puoi vedere nell’immagine qui sotto.
Salta, lancia l’ascia, colpisci con l’ascia davanti, dietro, sotto e sopra… D’altronde non serve sapere altro. Dopo essere sopravvissuta al primo livello pensavo che il peggio fosse passato, se non che dopo due sezioni di oltre trenta minuti di purgatorio nel peggior platform mai donato al mondo mi trovo finalmente faccia a faccia con tre temibili cespugli saltellanti.
Saltellanti e immortali.
Sì, dopo oltre un’ora di frustranti saltelli e morti continue finalmente arrivo alla fine del livello, per scoprire che il gioco non funziona. Non auguro a nessuno una sofferenza simile, perché sebbene non abbia più i riflessi scattanti di quanto avevo 15 anni, questo gioco è impossibile.
Ogni volta che inizi o rientri da un livello devi passare davanti a 18 ritratti di alcune delle anime perdute (addirittura 41!) che hanno deciso di donare alla Kausa, ossia gli Outstanding Employees della Kazakh Lumber Kompany. Grazie…?
Se il primo livello poteva venir sconfitto sfruttando misteriose riserve di calma interiore e amplificando il più possibile la visione periferica, il secondo diventa una sfida che, dopo 12 mesi di pandemia, nessuno dovrebbe trovarsi ad affrontare. Nessuno.
Brutto, talmente brutto che… rimane brutto
Diciamocelo, con i fondi raccolti da parenti e amici non era facile fare di meglio – credo. La grafica è quella dei giochi degli anni ‘80-’90, le animazioni sono davvero super basiche anzi, possiamo dire che praticamente non ci sono, se non quando saltando verso morte certa il nostro bel taglialegna apre leggermente le gambe per provare a soffrire meno, presumo.
La musica è una specie di pot-pourri con musiche tradizionali russe e kazake che danno al tutto quel tocco di comunismo di cui si sentiva la mancanza. È ripetitiva ma… stranamente affascinante… Il problema è quando senti il povero Forrest Woods lamentarsi e lamentarsi e lamentarsi per le morti a raffica a causa di lame rotanti messe ovunque. Confesso, dopo 10 minuti di estenuanti tentativi ho tolto l’audio e tanta pace alla Madre Russia.
Stando alla informazioni raccolte sembra pure che in realtà lo sviluppatore di Kazakh ‘Jack abbia implementato anche diverse caratteristiche sfiziose come la raccolta di informazioni per migliorare l’ascia, ricette da usare nella baita dove vivere il bel canadese e tutta una serie di ambientazioni diverse… ma fino al prossimo aggiornamento non lo sapremo mai.
Il problema reale del gioco è che le vite sono inutili: ogni colpo le toglie tutte, o quasi, rendendo impossibile sopravvivere ad una seconda trappola presa di striscio dopo averne appena sfiorata una seconda. Frustrante.
Ricordo il meraviglioso istante
Pur sapendo che si trattava di un gioco che difficilmente avrebbe avuto qualcosa da offrire, mi sono voluta approcciare a Kazakh ‘Jack con il giusto grado di ottimismo. A dire il vero fino a quando non ho iniziato a giocare non mi è nemmeno dispiaciuto: già il fatto di iniziare con una scena di dialogo tra un taglialegna canadese, uno scozzese in kilt e un controllore della sicurezza creava quell’atmosfera da pessima barzelletta che lasciava ben sperare.
Prima del tutorial c’è una lunga, lunghissima parte di dialoghi tutti ben doppiati (con accenti stereotipati come poche volte) e, pur essendo completamente in inglese, di facile comprensione. Nella fase di introduzione alle meccaniche del gioco Forrest Woods è seguito da un maestro giapponese – ovviamente – e tutto ha il giusto e gradevole quantitativo di humor.
Ecco. Il gioco doveva fermarsi lì, doveva rimanere un’idea, un trailer simpatico e qualche battuta di dubbio gusto, satira e taglialegna villosi (avete visto che braccia?). Purtroppo però si è voluto andare oltre.
Forse non è il più brutto dei giochi usciti di recente, ma di certo se ne faceva volentieri a meno. Citando il famoso poeta russo Puškin mi sento di concludere questa recensione con alcuni versi di poesia:
“Ricordo il meraviglioso istante:
davanti a me apparisti tu,
come una visione fugace,
come il gesto della pura bellezza.”
Di cosa parlo? Del desktop, quando ho chiuso il gioco.