Versus Evil, a pochi giorni dall’arrivo sui nostri schermi della sua ultima pubblicazione Almighty: Kill Your Gods, convince ancora una volta dando prova di estrema poliedricità pubblicando un titolo totalmente agli antipodi. Stiamo parlando di The Hand of Merlin, opera del giovane team croato Room-C Games in collaborazione con Croteam, la celebre software house sua connazionale che nel 2001 diede vita alla serie di arena shooter Serious Sam e che stupì critica e pubblico con il titolo rompicapo The Talos Principle (2014).
Questo titolo ha poco o nulla in comune con il suo poc’anzi citato cugino maggiore, ma che allo stesso tempo è stato oggetto della medesima cura e attenzione, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti narrativi ed estetici, maggiormente se si considera anche il lato tecnico.
Andiamo ad osservare più da vicino i vizi e le virtù di The Hand of Merlin.
Una sola mente non può salvare mille mondi da sola
La sceneggiatura e la lore di The Hand of Merlin vestono le leggende arturiane di fantascienza, e lo fanno in maniera alquanto efficace: dal “principe degli incantatori” per antonomasia (si ringrazia J. K. Rowling per l’appellativo), Merlino diviene un essere infradimensionale capace di spostarsi attraverso i vari mondi esistenti, i quali sono ognuno lo specchio degli altri. Principale scopo della sua esistenza è quello di arginare ciò che viene da lui chiamato il ‘Cataclisma‘, vale a dire un’invasione di mostruose creature aliene provenienti da mondi corrotti.
Dopo la morte di Re Artù, che si presenta qui come una sorta di superuomo creato in provetta da Merlino stesso, i suoi cavalieri si ritrovano completamente allo sbaraglio nel fronteggiare il pericoloso nemico. Consapevole della tragicità della situazione e impossibilitato ad agire in quanto indebolito a causa del tradimento della solita Morgana (poteva forse mancare?), Merlino appare in sogno ad un manipolo di eroi, i quali dovranno compiere un’impresa che li porterà a percorrere una strada lunga ed insidiosa.
Il loro lungo viaggio li porterà da Camelot a Gerusalemme, ove dovranno portare il Santo Graal di turno, il quale gli sarà anche d’aiuto nell’arduo percorso.
Durante il tragitto i tre protagonisti incontreranno altre figure leggendarie, ma anche storiche e pseudostoriche, in una cornice ricca di fascino che cita tanto i classici della letteratura epica e cavalleresca europea (ad un certo punto del gioco fa capolino un certo Orlando, il quale non dovrebbe aver bisogno di presentazioni) così come le varie declinazioni dell’horror fantascientifico di quest’ultimo secolo (le mostruosi creature del Cataclisma hanno un che di lovecraftiano tanto nel loro background narrativo quanto nell’estetica).
“Se non conosci né il nemico né te stesso, ogni battaglia significherà per te sconfitta certa”
Così recita il celeberrimo trattato di filosofia e di scienza bellica cinese Bingfa, scritto dallo stratega cinese Sunzi oltre duemila anni fa. Questa massima riassume abbastanza esaurientemente il modo giusto di approcciarsi alle schermaglie proposte in The Hand of Merlin, durante le quali (e anche prima) bisogna avere la massima consapevolezza delle proprie risorse ed essere in grado di prevedere le mosse degli avversari umani ed alieni, i quali, per inciso, presentano un’ottima varietà, con Versus Evil che ancora una volta non lesina sul livello di sfida tanto dei mob quanto delle loro controparti più ‘grosse‘.
Tutto ciò fa di The Hand of Merlin, come del resto si addice al genere in cui va inquadrato, un titolo da affrontare nella famigerata ottica del trial and error. Studiare ogni tipo di nemico e sapere come sconfiggerlo valutando le proprie risorse è cruciale onde non andare incontro all’inesorabile fine del proprio party (la quale, a meno che tu non sia un fenomeno di tattica, arriverà tante volte, fidati di me!)
Andando ad analizzare meglio il party. Esso conta un massimo di tre personaggi che di base ripropongono la popolare formula del terzetto guerriero-mago-ladro (qui semplicemente ricodificata come guerriero-ranger-mistico). Prima dell’inizio di ogni run si potrà scegliere tra un totale di nove eroi (tre per classe), di cui tre subito disponibile e sei da sbloccare tramite determinate azioni in-game. Ogni eroe sconfitto durante la run è ovviamente perduto, tuttavia il gioco offre la possibilità di riempire la perdita reclutando altri eroi da incontrare casualmente durante il viaggio (compresi quelli ancora non sbloccati).
Le schermaglie, vale a dire i momenti combat del gioco, sono gestite nel modo tipico degli RPG isometrici a turni, con PG e nemici ad alternarsi negli attacchi, sia corpo a corpo che a distanza, gestendo nella maniera più ottimale possibile i propri punti azione. I combattimenti costituiscono l’unico strumento di livellamento dei personaggi, che potranno ottenere fino ad un totale di cinque abilità speciali classificate in tre tipologie: offensive, difensive e ausiliarie. Scegliere la giusta combinazione di abilità in modo da rendere il team sinergico può facilitare di molto le schermaglie.
Il tutto si svolge su vere e proprie scacchiere virtuali l’una diversa dall’altra dove si rivela fin da subito fondamentale saper sfruttare l’ambiente a proprio vantaggio, tra coperture e strettoie varie indispensabili tanto per sfuggire al nemico (in tanti casi la chiave della vittoria è farsi colpire il meno possibile) quanto per intrappolarlo e massimizzare l’effetto delle proprie abilità. Qualche avversario eccessivamente OP è presente, soprattutto nelle fasi finali dell’early game e specie in corrispondenza delle pietre miliari (ossia le ‘caselle‘ sulle varie mappe del gioco) corrotte.
Altri utili strumenti da utilizzare con la massima parsimonia sono le reliquie e le essenze. Le prime cambiano di run in run e sono ottenibili sia esplorando le varie pietre miliari che acquistandole presso le città che troveremo lungo il cammino. Le seconde vengono sbloccate al completamento di un’intera parte del viaggio (e.g. lo sblocco della prima avviene in automatico in caso di vittoria nella schermaglia di Corbenic, che sarebbe l’ultima pietra miliare della prima mappa).
Entrambi gli item citati in quest’ultimo capoverso forniscono abilità che garantiscono bonus in termini sia curativi che offensivi. Dato l’uso limitato che si può fare delle reliquie con abilità ‘attivate’ e la difficile recuperabilità dei punti magia necessari per utilizzare le essenze, non c’è bisogno di dire che vanno sfruttate solo in caso di estrema necessità. Le essenze sembrano essere state concepite come bonus volti a fornire un potenziamento permanente in maniera tale da rendere le run più spedite per i giocatori che completano le varie mappe (il che, ribadisco, non è per nulla semplice, neanche per quanto riguarda la prima).
Tra le risorse è fondamentale tenere ben d’occhio il denaro e le scorte, che tendono ad esaurirsi molto presto e che possono essere barattate l’una per l’altra e viceversa. Il denaro è l’unico mezzo disponibile per potenziare l’equipaggiamento dei nostri eroi, il quale va acquistato nelle città, mentre le scorte servono letteralmente a non far morire di fame il party (in caso di esaurimento, il party perderà permanentemente un punto salute ogni volta che avanzerà da una pietra miliare all’altra).
The Hand of Merlin: un oceano di ispirazione ben infiocchettato
Come già anticipato nel primissimo paragrafo di questa recensione, The Hand of Merlin è un titolo ispirato e profondo sotto praticamente tutti i punti di vista. L’estetica, sebbene non sgargiante e per nulla sostenuta da una grafica rivoluzionaria di sorta (tanto i personaggi quanto gli ambienti sono abbastanza fine anni duemila per quanto riguarda il design) risulta comunque gradevole e assolutamente non lesiva all’esperienza di gioco nel suo complesso.
A livello tecnico non ci sarebbe nulla da segnalare (bug come freeze e crash sembrano totalmente inesistenti) se non fosse per un fatto curioso: The Hand of Merlin è l’unico gioco che io abbia mai provato dove il framerate cala quando l’azione è più lenta. Infatti, laddove le schermaglie scorrono senza sbavature, la mappa scorre a singhiozzo (potremmo chiamarlo ‘il paradosso di Merlino‘). La navigazione nell’interfaccia e nei menù è abbastanza agevole, al netto di qualche meccanica poco chiara, specie per quanto riguarda la gestione dei punti azione e il triggerarsi o meno di alcune abilità, che rischia di mandare in confusione chi gioca.
Per quanto riguarda il sonoro siamo veramente ad alti livelli: le musiche sono rispettose dell’ambientazione, risentendo delle contaminazioni tra fantasy e fantascienza che essa propone, con sonorità strumentali ed elettroniche che si amalgamano le une con le altre con un risultato finale che ricorda molto le composizioni più eteree del progetto Ayreon del musicista olandese Arjen Anthony Lucassen. Gli effetti sono perfettamente in sincrono con quanto avviene in-game mentre la recitazione è ancora una volta sostenuta da una sola voce, quella di Merlino, che riesce egregiamente nell’intento.
“Un nome, una garanzia”
Se già a suo tempo convinse tanti gamer co-pubblicando Pillars of Eternity II: Deadfire (2018) di Obsidian Entertainment, Versus Evil si sta sempre più avvicinando a diventare un sinonimo di ‘qualità‘ soprattutto grazie alle pubblicazioni più recenti, tutte concentrate in questa prima metà del 2021, tra i quali è compreso per l’appunto The Hand of Merlin, titolo fruibile sia da chi ama i roguelite che da chi vuole esplorare il genere per la prima volta. Difficile? Certo! Ma assolutamente mai frustrante.