Il termine crunch è una parola che sta sempre prendendo più piede in questi anni. Il termine viene utilizzato per descrivere lunghe sessioni di lavoro senza sosta che spesso i dipendenti delle software house più grandi sono costretti ad accettare. Bada bene però, non stiamo parlando di straordinari, ma veri e propri turni massacranti giornalieri che possono arrivare anche a totalizzare 100 ore settimanali.
Crunch: perché il fenomeno ha preso piede?
Avere dipendenti al lavoro 14 ore al giorno è senza dubbio un vantaggio per l’azienda. La produttività aumenta per ovvie ragioni. Progetti di mesi possono essere terminati per esempio in poche settimane. La domanda però rimane, perché ricorrere al crunch? Perché portare allo stremo i propri dipendenti, rischiando anche ripercussioni legali nei confronti dell’azienda?
I grandi publisher videoludici molto spesso si ritrovano intrappolati in una ragnatela di azionisti, il cui unico desiderio consiste nel riavere un ritorno economico derivante dal loro investimento. Produzioni di tripla A però, possono richiedere anni per essere completate per via dell’enorme mole di lavoro che necessitano.
Ed è proprio qui che l’ingranaggio della macchina si rompe. Da un lato vi è la necessità di sottostare a scadenze sempre più brevi, dall’altra non si può di certo rilasciare un videogioco non funzionante. Questa problematica, finisce sempre con il ripercuotersi sui dipendenti. Sul piano più basso della linea gerarchica aziendale, ma allo stesso tempo il cuore pulsante di un’azienda.
Ma non sei obbligato a farlo!
L’essere umano purtroppo, il più delle volte ha la brutta abitudine di guardare le cose in modo freddo e distaccato, senza riuscire ad empatizzare nelle situazioni. Se per esempio il tuo capo venisse da te dicendo:
“Purtroppo mi trovo costretto a chiedertelo, siamo molto in ritardo su un progetto. Rischiamo di perdere molti soldi, forse molti posti di lavoro, l’azienda ha bisogno di te. Saresti disposto a lavorare qualche ora in più al giorno?”
Magari aggiungendoci un po’ del classico terrore psicologico che non può mai mancare:
“Puoi rifiutare, ma i tuoi colleghi purtroppo dovrebbero coprire anche il tuo turno e se perdessimo questo contratto l’azienda dovrebbe tagliare molti stipendi”
Cosa faresti? Sarebbe davvero così facile per te dire di no?
Noi crediamo che molto spesso non sia così facile rifiutare come si potrebbe pensare e che quindi molto spesso si è costretti, anche se non direttamente, a fare grandi sacrifici del tutto evitabili.
Cyberpunk, l’ultimo esempio di crunch per eccellenza!
Se sei ancora convinto che il crunch in azienda sia una pratica molto rara e usata solo in casi estremi, sappi che non è così. Vogliamo ora parlarti del caso Cyberpunk 2077, l’esempio perfetto di crunch per eccellenza.
Cyberpunk 2077 è un titolo che ha fatto la sua prima comparsa nel gennaio 2013. Dopo svariati rimandi è infine uscito il 10 dicembre 2020. Parliamo di ben 7 anni di sviluppo! Probabilmente di più se teniamo conto che il titolo era in lavorazione ancora prima di essere annunciato. Eppure Cyberpunk 2077 è stato uno dei più grandi flop dell’industria videoludica moderna. Perché è brutto? no, perché è incompleto!
L’azienda ha sopravvalutato le promesse fatte al pubblico. Così si è lanciata in un progetto talmente ambizioso, da non avere lei stessa i mezzi per concretizzarlo appieno. Cyberpunk è l’esempio perfetto di come fare grandi promesse comporta anche grandi responsabilità per i publisher.
Possiamo utilizzare la storia di Cyberpunk 2077 per prendere più confidenza sul fenomeno del crunch aziendale. In passato avevamo trattato attraverso varie notizie come nell’ultimo anno di sviluppo del gioco, moltissimi dipendenti fossero stati vittime di turni massacranti.
Addirittura, tra le varie testimonianze su Reddit, era spuntato fuori un lungo post (ancora oggi non confermato come veritiero) a dir poco preoccupante, sulle condizioni di lavoro interne all’azienda. Il post, che ti consigliamo di leggere interamente, descrive un quadro aziendale distorto e quasi irreale, dove i dirigenti addossano ai dipendenti la colpa delle loro stesse scelte manageriali. La mancanza di comunicazione e i turni massacranti erano all’ordine del giorno.
Comment
byu/TheFearlessWarrior from discussion
inGames
Molti episodi di crunch si sono poi dimostrati veri, tantoché la stessa dirigenza si è scusata pubblicamente ammettendo di aver sbagliato. Alla luce di ciò appena detto, possiamo ricollegarci al discorso di prima!
Il caso Cyberpunk 2077 può essere riassunto così: anni di sviluppo hanno portato gli investitori a fare pressioni sulla dirigenza e di conseguenza, la dirigenza ha riversato molto più lavoro del dovuto sui dipendenti.
Anche se è vero che, se non fosse stato per quel lungo periodo di crunch, probabilmente il gioco sarebbe uscito in uno stato ancora più disastroso di quello in cui si trovava, questo non giustifica in nessun modo il comportamento dell’azienda. Non devono essere i dipendenti a pagare per gli errori della direzione!
Ma esattamente, quanto spesso si ricorre al crunch?
Il caso Cyberpunk 2077 è soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno sempre più diffuso. Rockstar per esempio è stata vittima di diverse accuse, anche Epic Games con Fortnite o ancora, Mortal Kombat di NetherRealm Studios e così via…
L’elenco di aziende che nel corso degli anni hanno ricevuto pesanti accuse che le vedevano praticare questo fenomeno è pressoché infinito. Molti osservatori, sono arrivati addirittura alla conclusione che il crunch sta sempre di più diventando un fenomeno inevitabile.
Dal grafico qui sopra, possiamo vedere come moltissime persone siano sottoposte a turni di lavoro superiori alle 60 ore settimanali! Veri e propri turni massacranti sicuramente destinati a peggiorare.
Infatti come fanno notare molti osservatori, più passano gli anni e più lo sviluppo di videogiochi richiederà cura e meticolosità e di conseguenza tempo. Le grandi aziende purtroppo, nonostante i comunicati di scuse, non intendono prendere posizioni nette contro quello che noi consideriamo vero e proprio sfruttamento.
Le conseguenze del crunch sui dipendenti
Il crunch non è un fenomeno senza ripercussioni come in molti pensano. A lungo andare, può provocare molti problemi. Uno dei più comuni è lo stress cronico. Lo stress cronico non è per nulla da sottovalutare:
Uno dei primi sintomi è dato dalla difficoltà di concentrazione. Con il tempo però, potrebbero fare la loro comparsa ansia, irritabilità, attacchi di panico e perdite di memoria. Per poi andare verso problematiche assai più gravi come problemi di cuore e problemi di fertilità. Altri sintomi possono essere vari dolori e infiammazioni muscolari.
Lavorare in modo eccessivo non è di certo la migliore delle idee, soprattutto se fatto sotto una sorta di obbligo velato. Ovviamente lo stress cronico non è una diretta conseguenza del crunch per ogni individuo. Moltissime persone infatti pur non presentando questa tipologia di problematiche entrano in depressione a causa di turni di lavoro sempre più duri che li portano ad alienarsi completamente dalla società che li circonda.
Immaginati per esempio di dover lavorare circa 15 ore al giorno. Quindi ipoteticamente dalle 8:00 di mattina alle 23:00 di sera.
Una volta uscito dal tuo ufficio, sicuramente il tuo unico desiderio sarebbe quello di stenderti a letto. Non avendo neanche un giorno libero, a lungo andare la tua vita finirebbe per essere dedicata unicamente al lavoro e molto probabilmente svilupperesti una forma di depressione più o meno grave.
Come combattere il crunch?
Questa è una domanda a cui è molto difficile rispondere. Sicuramente un primo modo di combattere il crunch sarebbe quello di denunciare tale fenomeno e non accettarlo per alcun motivo. Un importante traguardo, sarebbe quello d’istituire un vero e proprio sindacato, pronto a battersi per i diritti degli sviluppatori.
Infatti l’industria del gaming pecca molto di tutele e i dirigenti finiscono spesso per approfittare di questo. L’opinione pubblica però non è da sottovalutare. Le aziende sono molto soggette alle lamentele del proprio pubblico, essendo per l’appunto dipendenti in buona parte da esso.
Se gli utenti anche solo per protesta dovessero boicottare in massa un prodotto (come tra l’altro in passato è più volte successo) sarebbe un grande danno per questi publisher, che per quanto possibile cercherebbero di venire in contro all’utenza.
Anche se non vi è un unico modo giusto di combattere questo fenomeno. Ve ne è uno sicuramente sbagliato che prende il nome d’indifferenza. Chiudere gli occhi e girarsi dall’altra parte di fronte a certe testimonianze molto forti e oserei dire anche toccanti non è mai la scelta giusta. Se il singolo non viene ascoltato, il gruppo d’altro canto ha un grande potere:
Il pubblico dovrebbe alzare la voce nei confronti delle grandi aziende, perché ricordiamo che sono gli sviluppatori che ci permettono di tuffarci in questi fantastici mondi alternativi chiamati videogiochi. D’altronde, se il loro lavoro venisse meno, l’intera industria videoludica collasserebbe.
Tu cosa ne pensi? Sei pro o contro il crunch? Siamo molto curiosi di sentire la tua a riguardo!