Se sei un appassionato di avventure grafiche e di storia del videogioco, il nome Leisure Suit Larry non ti suonerà di certo nuovo.
Si tratta infatti di una delle saghe più longeve del genere e dell’intera storia del medium; il primo capitolo, Leisure Suit Larry in the Land of the Lounge Lizards risale addirittura al 1987, ben 3 anni prima della prima apparizione di Monkey Island e precedendo di 6 anni l’altrettanto seminale Sam & Max Hit the Road.
Che poi sarebbe anche l’età del sottoscritto, ma in ambito videoludico sono passate ere geologiche, in cui il nostro hobby si è evoluto in maniera all’epoca impensabile.
Tornando in tema, le avventure del sedicente playboy Larry Laffer, simpatico quarantenne con la pancetta sempre arrapato e tendenzialmente sfigato con le donne essendo l’esatto opposto di un adone, hanno riscosso da sempre un buon successo grazie al loro mix di umorismo, doppi sensi a sfondo erotico e situazioni comiche al limite dell’inverosimile, tanto da dar vita ad una serie di 7 episodi (che poi sarebbero 6 dato che il quarto capitolo non è mai realmente uscito) tutti sviluppati dal creatore del personaggio, il geniale Al Lowe.
In un’epoca in cui internet non era diffuso come oggi, lo stesso dicasi per il materiale erotico, Leisure Suit Larry colpì molto l’immaginario dei giocatori dell’epoca con le sue situazioni piccanti e le continue allusioni coronate da un costante vedo non vedo di corpi femminili e amplessi bollenti, tranne nel settimo e ultimo capitolo, il più esplicito di tutti pur rimanendo sempre entro certi limiti.
Purtroppo nella vita nulla è per sempre, a maggior ragione in un settore in costante evoluzione come quello videoludico, e con il calo di popolarità del genere punta e clicca e l’avvento delle console dopo il settimo capitolo, Leisure Suit Larry Love for Sail la serie conobbe un relativo periodo di oblio.
Relativo perchè, con tutti i capitoli disponibili per il download sui siti di Abandonware, numerosi giocatori si sono potuti avvicinare alla serie nel corso degli ultimi anni. Proprio questo costante successo spinse, agli inizi degli anni 2000 e più precisamente nel 2004, Vivendi prima e Codemasters dopo a pubblicare altri due capitoli della serie ovvero Magna cum Laude e Box Office Bust accomunati dall’assenza tanto di Al Lowe quanto dello stesso Larry, sostituito dal nipote Larry Lovage.
In entrambi i casi, il tentativo di rivitalizzare la formula fallì abbastanza miseramente complici due capitoli che non riuscirono a recuperare il feeling degli episodi “classici”, portando la serie ad un nuovo stop durato fino al 2018, salvo un breve excursus con il remake del primo capitolo sotto nome di Leisure Suit Larry: Reloaded.
A questo punto, con Larry ormai a riposo dagli anni ’90 e l’interesse per le sue avventure quasi azzerato, a riportare in vita lo stralunato tombeur des femmes ci hanno pensato i tedeschi di CrazyBunch nel già citato 2018 con Leisure Suit Larry: Wet Dreams Don’t Die, di cui questo Wet Dreams Dry Twice, come suggerito dal nome, è un seguito diretto.
Il primo tentativo di CrazyBunch riportò al successo Larry Laffer per cui a distanza di 2 anni, nel 2020, uscì Leisure Suit Larry: Wet Dreams Dry Twice che si proponeva di completare il dittico delle nuove avventure di Larry. E’ proprio questo sequel che arriva oggi su console e che esamineremo.
Larry in the Land of German Developers
Pur essendo un prosieguo delle avventure narrate nel capitolo precedente, Wet Dream Dry Twice può essere giocato anche senza avere affrontato l’altro gioco; proprio in avvio di partita, infatti, potremo richiedere che ci venga narrato brevemente quanto successo finora.
In breve, Larry si ritrova catapultato dagli anni ’80 ai giorni nostri e una volta recatosi da Lefty per la classica bevuta scopre che tanto il barista è invecchiato, quanto i tempi sono cambiati e lui stesso non è più come prima: in questi 30 anni di assenza è diventato più alto e magro, solo la sua voglia di donne non è diminuita di una virgola.
Segue quindi un inevitabile periodo di adattamento ai tempi moderni, molto più sensibili ai temi della sessualità e della parità di genere, tutti elementi a cui Larry non riuscirà mai ad abituarsi del tutto ma poco importa.
Quel che importa è che troverà un PiPhone che dovrà essere riportato al magnate dell’informatica Bill Jobs, per gli amici BJ (sigla curiosa…) e che guiderà Larry attraverso il XXI secolo tra app per il dating come Timber e altre di uso più quotidiano come Instacrap, chiaro richiamo a Instagram.
Numerose peripezie lo metteranno sulle tracce di Faith, la bellissima assistente di BJ, che il nostro ritroverà nella splendida isola di Cancum (anche qui, nome non proprio casuale) e che, combinando i soliti disastri, farà saltare in aria con tutta la villa in cui si trova.
E’ proprio da qui che inizia l’avventura, con il nostro protagonista disperato per la scomparsa di Faith elevata nel frattempo al rango di vero amore ad un passo dalle nozze con la figlia, mai vista peraltro, del capo dell’isola e che sospetta essere… un’asina!
Per sua fortuna, dopo qualche minuto di gioco, Larry scopre che molto probabilmente Faith Prune è viva e assemblata una zattera di fortuna fa naufragio nell’isola dove dovrebbe trovarsi la ragazza.
Come sempre si infilerà in un intricato susseguirsi di situazioni demenziali ed esilaranti, tra governatrici ninfomani, tribù di lesbiche cannibali e il nuovo proprietario della Prune che, inquietantemente simile a Psy, gli sguinzaglia dietro una pericolosa spia.
Il tutto nella speranza di ricongiungersi con la bella Faith e far passare a noi qualche ora di gioco spensierato.
Gameplay
Come era ovviamente prevedibile, la formula di gioco è rimasta immutata rispetto al capitolo precedente e ai capisaldi del genere: oltre a muovere Larry nell’area di gioco, con l’analogico destro da usare come il cursore del mouse potremo esaminare minuziosamente l’ambiente e trovare oggetti da raccogliere, personaggi con cui interagire e tutto quello che ci può occorrere per andare avanti.
Si tratta di un gameplay assolutamente collaudato e tipico del genere, che però potrebbe risultare particolarmente ostico per i neofiti. Non abbiamo delle reali indicazioni su come proseguire, ma solo gli obiettivi da raggiungere e per avanzare dobbiamo parlare con tutti i personaggi che incontriamo, raccogliere tutto quello che possiamo e capire come combinare le due situazioni.
Per chi non è avvezzo al genere rischia di essere un bel problema, in grado di rallentare eccessivamente l’esperienza di un titolo abbastanza leggero e scorrevole. Va detto che comunque non ci sono dei veri e propri rompicapo, basterà riflettere sugli elementi a nostra disposizione per capire quale sarà la strada da percorrere, alle brutte facendo qualche tentativo all’interno del nostro inventario.
Inventario che viene riproposto sotto forma di PiPhone e delle sue app: a parte l’onnipresente Instacrap da utilizzare per rivedere i filmati sbloccati, ci sarà un app con il To Do e quindi gli obiettivi da raggiungere, una fotocamera utilizzata da Larry per fotografare tutto quello che non può portarsi dietro, un pratico tutorial e l’inventario vero e proprio.
Il tutto avviene in mezzo al consueto florilegio di simboli fallici e vagine stilizzate, tra ammiccamenti e dialoghi vagamente allusivi. Va detto che a differenza dei capitoli firmati da Al Lowe, comunque caratterizzati da doppi sensi e battute da scuola media ma mai volgari, in questo ritorno di Larry si cerca di rimanere il più possibile vicini ad un politically correct che poco appartiene alla serie ma che è un chiaro segno dei tempi che viviamo. Personalmente capisco la scelta ma non l’apprezzo particolarmente, ritenendo che il mondo occidentale sta rincretinendo dietro a tante ipocrisie che nascondono pruderie ben più ramificate.
Segnali di Stile
Dal punto di vista squisitamente grafico, tutto gira a meraviglia in Wet Dreams Dry Twice. La grafica bidimensionale e ben rifinita e utilizza un palette multicolor che rispecchia i classici della serie; le ambientazioni con i “sottili” riferimenti sessuali sono un piacere per gli occhi e divertono il giocatore. Il nuovo design tanto di Larry quanto degli altri personaggi funziona a dovere, eliminando dopo pochi minuti di gioco la sensazione di straniamento da parte di chi si ritrova a giocare dopo i capitoli degli anni ’90.
Ottimo anche il sonoro, con un buon doppiaggio che riesce a restituire alla perfezione la voce del Larry degli anni ’90, con il suo tipico accento che talvolta strappa una risata solo al sentirlo.