Negli ultimi mesi il mondo delle arti marziali orientali è tornato a fare capolino in quello videoludico con titoli piuttosto interessanti. Qui su iCrewPlay ne abbiamo segnalati in particolare due, entrambi ancora in via di sviluppo. Uno è Sifu, che arriva direttamente dai creatori di Absolver e riguardo al quale puoi trovare qui le ultime novità. L’altro è NARAKA: BLADEPOINT, l’interessante battle royale all’arma bianca del quale abbiamo provato la closed beta.
Oggi ti presentiamo Kung Fu Jesus, un terzo esemplare di questa categoria di titoli, il quale si è rivelato piuttosto sorprendente e coraggioso dal punto di vista narrativo ma estremamente deludente per praticamente ogni altro aspetto, dal gameplay al versante tecnico. Neanche dal punto di vista estetico ed artistico questo confusionario beat ’em up riesce a salvarsi (o meglio, potrebbe, ma gli servirebbe il Jesus storico).
Un viaggio poco piacevole nell’incubo della dipendenza
Kung Fu Jesus, il cui nome completo è Kung Fu Jesus and the Search for the Celestial Gold (nome probabilmente autocelebrativo dato che la software house che lo ha sviluppato si chiama Celestial Gold Studios) racconta le tormentate vicende di Jesus, un praticante di arti marziali che vive da solo nella cittadina di Violet Gardens.
C’è veramente poco da giocare prima di portare a galla molto del passato del sedicente combattente. Il nostro protagonista ha infatti solo l’aspetto dell’onorevole guerriero orientale: in realtà non è che un tossicodipendente che lavora come scagnozzo di un narcotrafficante noto semplicemente con il titolo di The Boss.
La sua professione e le sue dipendenze gli sono costate sia la propria famiglia (la moglie Tee Tee lo ha abbandonato portando con sé il loro figlioletto Ra Ra) che la sanità mentale. È infatti preda di psichedeliche allucinazioni che lo trasportano in una dimensione onirica nota come The Void, popolata da oscuri esseri, gli uomini ombra inorganici, ai quali si alternano personaggi misteriosi (e.g. Padre Sole, Vento Bianco e il Dio Verde). Tutte queste entità sembrano essere allegorie delle persone che Jesus conosce nella vita reale.
Tale poderoso background narrativo regge bene e renderebbe il gioco addirittura interessante, se non fosse che, come anticipato, è l’unico aspetto ben orchestrato del titolo.
Kung Fu Jesus, dove i glitch picchiano
Il gameplay di Kung Fu Jesus è quello di un comune beat ’em up con visuale 3D a scorrimento laterale. Per giocare è espressamente richiesto un controller. La maggior parte del gioco è essenzialmente combat nudo e crudo. Un combat la cui esperienza è compromessa da tutto ciò che non ci si aspetta in un titolo del genere: gli input lag e i glitch.
Il titolo è letteralmente dominato da queste problematiche. Si può affermare con sicurezza che non c’è un movimento che non parta con almeno un secondo di ritardo rispetto all’input, dai colpi fino ai salti, i quali salvano la vita (un personaggio dice testualmente a Jesus: “Quando salti sei invincibile“). Ogni singolo combattimento risulta dunque vincibile solo e soltanto se si calcolano ottimamente tali input lag e i numerosi glitch che ne derivano. Per fare un esempio, ci sono calci che arrivano a segno senza toccare l’avversario.
Altro aspetto del gioco compromesso a causa di questi problemi sono le boss fight, le quali non possono neanche dirsi tali dato che consistono più che altro in fughe in linea retta ostacolate solo dalla presenza di qualche mob.
I ‘numerosi minigiochi‘, consistenti ad esempio in corse ad ostacoli verso quella che simboleggia l’uscita da The Void, risultano anonimi e quasi inseriti per caso, oltre a contribuire ai mal di testa che arrivano sistematicamente dopo una decina di minuti di gioco.
Un disclaimer non basta
All’apertura del gioco, la quale è essa stessa un crogiolo di colori, campeggia un’avvertenza che informa il giocatore sensibile alla luce della possibilità di incorrere in attacchi epilettici date le psichedelie che pervadono Kung Fu Jesus. Ebbene, si dà il caso che Celestial Gold Studios abbia commesso un grosso errore: avrebbe dovuto aggiungere un secondo disclaimer rivolto a tutti i giocatori ammonendoli sui poc’anzi citati cerchi alla testa, che rovinano ulteriormente l’esperienza di gioco già largamente compromessa dalle problematiche di cui sopra.
A favorire l’insorgere di questi inconvenienti ci sono anche le numerose sgranature a livello di grafica che lasciano interdetti riguardo al motivo per cui il gioco richieda una GTX 1050 per funzionare quando esistono recenti produzioni tripla A molto curati e fotorealistici che si fermano alla GTX 900 come requisito minimo, mentre Kung Fu Jesus sembra venuto direttamente dalla settima generazione videoludica (ho visto titoli più gradevoli e fotorealistici nel 2008). Si salva soltanto il frame rate, il quale risulta piuttosto stabile e privo di cali. Inoltre non si riscontrano crash di sorta.
Altrettanto disastroso è il sonoro, vittima di eccessivo zelo nelle scelte stilistiche: va bene riciclare effetti presi probabilmente da vecchi film di arti marziali, non va bene non curarli a livello di mastering. Il doppiaggio si limita a sincronizzare campionamenti in backmasking di alcune frasi (sempre le stesse) con i dialoghi, i quali sono scritti nel complesso abbastanza bene, ergo non si potrebbe e non si dovrebbe neanche considerarlo tale.
La colonna sonora merita un discorso a parte, in quanto risulta inaspettatamente piacevole e poliedrica, sebbene, come il resto del comparto sonoro, non goda di troppa cura dal punto di vista tecnico.
La ricerca dell’Oro celesitale
Questo è la traduzione della seconda parte del nome di Kung Fu Jesus che anche chi mastica un minimo d’inglese proporrebbe. Da linguista sono abituato alle insidiose polisemie che i diversi idiomi esistenti celano dentro di sé. Ciò mi porta ad interpretare il significato del titolo in maniera leggermente più criptica: non ‘Kung Fu Jesus e la ricerca dell’Oro celestiale‘ ma ‘Kung Fu Jesus e la ricerca di Celestial Gold‘, traduzione che lascerebbe speranza a questa casa videoludica per il futuro, relegando questo titolo al ruolo di esperimento o, dato il risultato finale, di capriccio artisticamente inteso.
Un vero peccato che un personaggio carismatico e psicologicamente complesso come Jesus, con i suoi tormenti ed i suoi dubbi, abbia ricevuto un trattamento del genere, finendo relegato in un titolo che spreca quelle che sono ottime idee di fondo.