Continua la politica di pulizia degli sviluppatori di Activision nei confronti di player dannosi: Warzone ha visto arrivare una nuova ondata di ban.
Meno player tossici su Warzone
Dopo le recenti questioni su cheater e hacker, Activision tuona nuovamente con un nuovo giro di ban: questa volta si tratta di 350mila account appartenenti ad utenti tossici e razzisti.
Sono notizie confortanti, dato che i giocatori si sono sentiti spesso non ascoltati e lasciati soli dagli sviluppatori: ricercando tra le varie community di appassionati non è raro trovare utenti insoddisfatti del servizio di segnalazione del gioco. Non si tratta solo di player tag offensive, ma anche di messaggi privati e insulti a voce ascoltabili dopo un’uccisione.
Le lamentele riguardo questo tipo di giocatori erano partite in maniera insistente nelle fasi di lancio del titolo a febbraio 2020: giocare in quel periodo significava imbattersi molto spesso in nomi di pessimo gusto e player estremamente tossici, i quali non ricevevano alcun tipo di ban.
Le priorità e le mosse di Activision
È passato oltre un anno dal lancio di Call of Duty Warzone e, da allora, la situazione ban è radicalmente cambiata: i ragazzi di Activision hanno deciso di affrontare un problema per volta, dando priorità ai contenuti del titolo.
Il celebre Battle Royale, inizialmente, presentava solo la modalità di terzetti e una primitiva versione di malloppo: i primi mesi, di fatto, sono serviti per completare l’offerta contenutistica del titolo, con l’inserimento dei vari singolo e duo, l’arrivo di Rebirth Island e di tutte le varie modalità a tempo come Lotta di potere.
Questa scelta è stata inizialmente criticata dai giocatori, i quali si sono visti in balia, su tutti, di un grande quantitativo di cheater, situazione che sembra essere rientrata solo con la recente Stagione 3, pur senza l’inserimento di un vero e proprio sistema di anticheat, richiesto a grandissima voce.
La recente notizia dell’arrivo di 350mila nuovi ban per i player tossici completa una particolare scaletta virtuale, che ci restituisce un titolo ora più godibile che mai a livello di community.
Unico neo in un percorso che, seppur lento, sembra aver mosso i giusti passi, è la lentezza nella revisione dei reclami: non tutti gli utenti bannati sono effettivamente colpevoli di ciò di cui sono accusati.
Non sono affatto rare le testimonianze di utenti ingiustamente bloccati per presunto utilizzo di cheat o simili: fare reclamo e richiedere la “revisione del caso” ad Activision significa dover aspettare, in alcuni casi, addirittura mesi, obbligando un assiduo utente a trovare metodi alternativi per creare nuovi account.
L’unica cosa che possiamo fare, a oggi, è continuare a rimanere in attesa di novità da parte degli sviluppatori, soprattutto tramite i nostri articoli o i loro canali ufficiali.