The Longest Road on Earth è un videogioco a scorrimento laterale sviluppato da Braiwash Gang e TLR Games e pubblicato da Raw Fury. Un’avventura in pixel art in cui la colonna sonora di Beicoli fa da colonna portante scandendo i ritmi di gioco. Il gioco è disponibile dal 27 maggio su Steam, Android e iOS.
Vivi la loro vita, crea la loro storia
The Longest Road on Earth è un gioco basato su dinamiche molto semplici, si articola in quattro capitoli, in ognuno dei quali interpreteremo un personaggio differente. I nostri protagonisti non hanno un nome e gli spaccati di vita quotidiana che ci ritroveremo a vivere nei loro panni non hanno neanche una precisa collocazione spaziale, né temporale. Non essendoci dialoghi saremo noi a dover letteralmente interpretare la trama, traendo alla fine di ogni capitolo le nostre personali conclusioni.
In The Longest Road on Earth vestiremo i panni di sei animali antropomorfi ognuno alle prese con momenti ordinari della propria vita. Una cameriera che lavora in un bar, un anziano proprietario di un negozio di antiquariato, un mozzo su un mercantile, un accordatore di pianoforti, un impiegato del porto e un bambino vivace. Le meccaniche alla base del gioco sono ridotte all’essenziale: ci muoveremo tra le scene e avremo la possibilità di interagire solo con determinati oggetti. Questa scelta non è casuale e fa sì che il giocatore si concentri sul costruire la trama evitando distrazioni date dal gameplay.
The Longest Road on Earth ha un ritmo molto fluido, non richiede la risoluzione di enigmi, non ci pone davanti a scelte e non presenta ostacoli da superare. Eppure anche se la nostra avventura prosegue quasi come se fosse su binari, lo stesso non si può dire della trama. È proprio grazie a questo gameplay semplice e all’assenza di un contesto e di una trama precostituita che gli sviluppatori ci mettono a disposizione una tela bianca e gli strumenti per dipingere la storia dei nostri personaggi.
Un lungo viaggio chiamato Vita
In The Longest Road on Earth ci limiteremo a spostare il nostro personaggio in un mondo in bianco e nero. Saremo noi a dover cogliere le sfaccettature della realtà dei protagonisti. Una realtà fatta di piccoli momenti quotidiani, abitudini perpetuate all’infinito, ricordi struggenti che avviluppano le giornate. Le nostre interazioni con gli altri personaggi saranno estremamente velate. L’assenza dei dialoghi farà sì che il nostro rapportarci con gli altri sia dato solo dai gesti.
Un portiere che ci indica la direzione giusta per l’ascensore, un lungo bacio per dirsi arrivederci o addio, uno scambio di sguardi mentre serviamo una tazza di caffè fumante all’avventore di turno del bar, lo sguardo ammonitore di una madre che ci sorprende ad arrampicarci sul piano della cucina.
Tutta l’atmosfera di The Longest Road on Earth è permeata da una profonda sensazione di dolce malinconia. Muoversi tra i ricordi e le esperienze dei personaggi è come lasciarsi dondolare su un’altalena dei nostri stessi ricordi. Volgere lo sguardo ad un ricordo felice, sapendo che quell’attimo è già passato. A tratti interrogarsi sulla vacuità dell’esistenza stessa, su una vita fatta di giorni grigi e tutti uguali l’uno all’altro come se fossero pagine di un diario, ingiallite dal tempo, su cui abbiamo dimenticato di riversare le nostre parole.
The Longest Road on Earth ci trasporta in un universo sospeso, senza tempo, in cui il presente è frammisto ai ricordi e profondamente allacciato ad essi, tanto che i confini stessi finiscono per divenire sfumati. Le stesse storie dei personaggi sembrano essere legate, portate avanti da un unico filo conduttore. Esistenze distinte che si toccano per una breve parentesi, accomunate però dalla stessa struggente atmosfera.
Non compiamo da soli il nostro viaggio che ci porta a ricostruire le vite dei nostri protagonisti. Se nelle avventure a cui siamo abituati a fare da collante è la narrazione, imbrigliata dalle regole dei dialoghi, dal narratore esterno o dalla lettura di indizi sparsi qua e là, in The Longest Road on Earth non troviamo nulla di ciò che ci è familiare.
Il ritmo della narrazione è dettato dalla colonna sonora, mai banale, mai uguale a se stessa. È la musica stessa, insieme alla scelta dell’ambientazione in bianco e nero a dare una direzione ai nostri sentimenti, finendo per risvegliare in ognuno di noi sensazioni differenti. Ed è così che anche la ricostruzione di una giornata ordinaria può arrivare a scuoterci nel profondo facendoci tornare bambini a quando ogni cosa che ci circondava poteva trasformarsi in un gioco e potevamo trascorrere ore ad accedere e spegnere la luce o a giocare con le sicure degli sportelli della macchina.
Una breve e intensa avventura
The Longest Road on Earth ci fornisce personaggi e scene, svincolandoli da un contesto e dai dialoghi. Siamo noi a dover riempire questi spazi vuoti fornendo la nostra libera interpretazione, guidati soltanto dalla colonna sonora che fa da metronomo alle scene. The Longest Road on Earth non cerca di forzare la nostra empatia, ma ci offre uno spunto per interpretare a modo nostro ogni scena in base al nostro stesso vissuto.
Puoi avere un assaggio del gioco e sperimentare questa particolare avventura giocando la demo su Steam.